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l'italia tra i primi d'europa per numero di neet: cause e possibili soluzioni

30/7/2024

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di Marco Cappa

​Dopo la pandemia di COVID-19, l'Italia registra una leggera diminuzione del numero di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), ma il nostro Paese continua a rimanere ai vertici della classifica europea con un tasso del 16,1%. Sebbene ci sia stata una riduzione rispetto agli anni precedenti, l'Italia si trova ancora in una posizione critica rispetto alla media europea. Nel 2023, la distanza tra la quota di Neet in Italia e quella dell'Unione Europea è scesa a 4,9 punti percentuali, un miglioramento significativo rispetto ai 10 punti di differenza registrati nel 2021. Questo dato mostra una progressiva convergenza verso la media europea, ma il cammino da percorrere è ancora lungo. In molti paesi dell'Unione, infatti, le politiche giovanili hanno ottenuto risultati più efficaci nel facilitare l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e dell'istruzione.
L'incidenza dei Neet varia notevolmente a seconda del percorso scolastico seguito. Nei licei, la quota si attesta al 14,5%, mentre negli istituti professionali sale al 24,3%. Questo dato evidenzia come il tipo di istruzione influenzi significativamente le prospettive future dei giovani italiani. Gli studenti dei licei, generalmente indirizzati verso percorsi universitari, mostrano una maggiore capacità di restare all'interno del sistema educativo o di accedere al mercato del lavoro rispetto ai loro coetanei degli istituti professionali. Accanto alla questione dei Neet c’è un altro dato preoccupante: l'incidenza della povertà assoluta tra i minori ha raggiunto il 14% nel 2023, il valore più alto dal 2014. Questo dato indica che un numero crescente di bambini e adolescenti vive in condizioni di grave deprivazione economica, con conseguenze potenzialmente devastanti per il loro sviluppo e il loro futuro. La povertà minorile non solo compromette la qualità della vita quotidiana, ma influisce negativamente anche sul rendimento scolastico e sulle opportunità di crescita personale e professionale. Inoltre, dobbiamo considerare che nel nostro paese l'età media in cui i giovani lasciano la casa dei genitori è di 30 anni, significativamente più alta rispetto alla media europea di 26,4 anni. Questo ritardo nell'autonomia dei giovani è spesso legato a difficoltà economiche, instabilità lavorativa e scarse opportunità di accesso al mercato immobiliare. L'alto costo degli affitti e la precarietà del lavoro rendono difficile per molti giovani italiani acquisire l'indipendenza economica necessaria per costruirsi una vita autonoma. Un'altra area di preoccupazione riguarda i risultati dei test Invalsi, che evidenziano una disparità geografica nella qualità dell'istruzione. Ben 14 dei 15 comuni con i peggiori risultati si trovano nel Sud Italia, sottolineando le differenze regionali nell'accesso a un'istruzione di qualità e le sfide specifiche che le aree meridionali devono affrontare. Questi risultati mettono in luce le disuguaglianze strutturali che affliggono il sistema educativo italiano, con conseguenze a lungo termine sulle opportunità di sviluppo socio-economico dei giovani del Sud.
Nonostante i segnali positivi di un calo dei Neet e una riduzione del divario con la media europea, l'Italia deve ancora affrontare sfide significative per migliorare le prospettive dei suoi giovani. La povertà minorile, le disparità educative e la difficoltà nel raggiungere l'indipendenza economica sono problemi urgenti che richiedono interventi mirati e politiche efficaci per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni. Per affrontare efficacemente queste problematiche, è necessario un approccio integrato che coinvolga diversi settori. Le politiche giovanili devono essere potenziate con interventi mirati all'istruzione e alla formazione professionale, migliorando l'accesso a percorsi di qualità e adeguati alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, è fondamentale investire in politiche di sostegno alle famiglie e ai minori, per contrastare la povertà e le disuguaglianze economiche. Il miglioramento dei dati sui Neet rappresenta un segnale incoraggiante, ma l'Italia non può permettersi di abbassare la guardia. La riduzione del tasso di Neet deve essere accompagnata da una serie di misure volte a garantire che i giovani abbiano le risorse e le opportunità necessarie per costruire un futuro solido e prospero. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione a lungo termine sarà possibile invertire la rotta e assicurare alle nuove generazioni un contesto socio-economico più equo e inclusivo.
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