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L'APPROFONDIMENTO

di Giorgio Provinciali

Cappuccetto rosso

19/6/2022

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“Se uno mi offende la madre, io gli do un pugno”. Sono trascorsi sette anni da quando Papa Francesco pronunciò queste parole, in viaggio di pace verso Manila. Più volte, nella stessa circostanza, ribadì che non si uccide in nome di Dio. 

Pochi mesi prima, ancora freschi di vernice bianca per camuffarne il verde militare, i camion  dell’Armata russa entravano in Crimea e nel Donbass, avviando quell’occupazione che a qualcuno in  Occidente piace definire “guerra civile”. 

Oggi la vernice bianca viene utilizzata sui blindati soltanto per segnare quella “Z” benedetta dal Suo  omologo Kirill, Patriarca della Chiesa Ortodossa russa ed ex agente KGB. Tutto vero, la massima Autorità spirituale Cristiana Ortodossa consacra in nome di Dio le spaventose macchine di morte  dirette verso l’Ucraina e pone alla stessa stregua dei martiri quei militari russi autori dei più efferati 
crimini contro l’Umanità che sono caduti durante l’invasione di un Paese libero.
Qualcuno non sta solo offendendo la Madre Terra di un intero Popolo, la sta stuprando. Papa  Francesco però non è più della stessa idea: ora è ingiusto dare un pugno per difendere la madre.  L’icona del Bene su questa Terra si rifiuta d’indicare dov’è il bene e dov’è il male. E per farlo non  cita le Sacre Scritture, ma una favola: “Dobbiamo allontanarci dal solito modello di Cappuccetto  Rosso: Cappuccetto Rosso era buono e il lupo era cattivo. Non ci sono bene e male metafisici”. Il  Pastore della Chiesa Cristiana Cattolica dice di non sostenere Putin, ma ci invita a comprenderne  le ragioni domandando se forse non sia stato provocato. Di fronte allo stupro di un Paese, ci invita a  considerare le ragioni dello stupratore. Forse la gonna ucraina era troppo corta, forse l’Orso russo è  stato provocato. Ricorda molto, “la difesa è sempre legittima ma…” di salviniana memoria. L’invasione benedetta dal suo omologo Ortodosso era appena iniziata quando, durante l’Angelus, il  Papa chiedeva in nome di Dio di fermare il massacro di Mariupol, definendolo barbarico e sacrilego. Kirill e Francesco non sono mai riusciti a trovare un dialogo costruttivo, a dare un esempio dall’alto  di quella mediazione che viene chiesta ai politici. Si è cercato di coinvolgerli tutti, i politici. Persino gli oligarchi. Ma quando chiami qualcuno per parlare di pace e lui risponde avvelenando i suoi 

interlocutori, come nel caso di Abramovich, e non fermando quello che già molti stanno  definendo genocidio, è difficile costruire ponti. L’Occidente, nei suoi poteri politico, temporale e spirituale, sta creando un alibi all’aggressore nella pia illusione che sia quella via d’uscita che gli  consenta di salvarsi la faccia, questo è il problema. Ma quando le Guide spirituali di miliardi di  persone non riescono a trovare un punto di contatto intorno al quale costruire la Pace, non è un  problema, è un dramma. 
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