Su tematiche così spinose occorre subito fare chiarezza ed evitare eventuali interpretazioni arbitrarie: il revenge porn è un reato. Non si tratta di vendetta, non è la conseguenza di una relazione finita male, e non è nemmeno una goliardia fatta da ragazzi che volevano solo scherzare. Il revenge porn è un reato penalmente punibile e in nessun altro modo deve essere considerato.
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Per introdurre la questione, e soprattutto al fine di mostrare l’assurdità della situazione italiana, basterà documentarsi il minimo indispensabile e verificare quale sia l’iva applicata a vari prodotti. Beni di prima necessità come alcuni generi alimentari, gli occhiali da vista, la carta per libri e giornali ma anche i manifesti per le campagne elettorali sono tassati con aliquota minima al 4%. Tassati al 10%, e quindi soggetti ad un’aliquota ridotta, sono le opere d’arte e le opere da collezione, ristoranti, bar e persino il tartufo. Tutte le categorie che non rientrano in queste due fasce agevolate vengono tassate al 22%, inclusi assorbenti, tamponi e coppette mestruali, o almeno così era fino a poco tempo fa.
Quello dei medici obiettori di coscienza è un problema, un problema enorme per il semplice fatto che si traduce nella negazione di un diritto che dovrebbe essere garantito dalla legge italiana, nello specifico dalla legge 194 del 1978, la quale regola le norme sulla tutela della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Sono passati più di quarant'anni, ma in tutto questo tempo non si è potuto osservare un effettivo e rassicurante riscontro nell’applicazione della legge e nel garantire un diritto che troppo spesso viene negato a chi vorrebbe esercitarlo.
Il principale ostacolo sono, come accennato, gli obiettori di coscienza, ovvero tutti quei medici o membri dello staff sanitario che si rifiutano di ottemperare ad un dovere che sia contrario ai loro principi etici o religiosi. Per dare conto della situazione possiamo ricorrere ai dati ricavati dalla Relazione sull’attuazione della legge che il Ministero della salute è tenuto a presentare periodicamente. Il quadro che questi numeri tratteggiano è piuttosto chiaro: i dati aggiornati al 2018 mostrano come il 69 % dei ginecologi italiani sia obiettore di coscienza. In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza che si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza di genere, l’Istat ha pubblicato nuovi dati che fanno luce sulla gravità della questione.
Con l'espressione parità di genere si intende il raggiungimento di una condizione per cui tutte le persone, senza nessuna eccezione, ricevono trattamenti indistinti e hanno la possibilità di accedere con uguale facilità a risorse e opportunità; al contrario, con il termine gender gap si intende il divario che sussiste fra i generi.
La Commissione europea, all’interno della comunicazione relativa alla strategia per la parità di genere per il quinquennio 2020-2025, ha sottolineato come nessun Paese membro dell’UE abbia ancora raggiunto una situazione di parità fra i generi. I risultati relativi a questa indagine non saranno motivo di sorpresa per nessuno: possiamo verificare quotidianamente e in prima persona come le donne, in ogni ambito della loro vita, siano costantemente messe di fronte a delle condizioni di partenza svantaggiate rispetto agli uomini. Lo stesso report della Commissione evidenzia la lentezza dei progressi che sono stati fatti su questo fronte e osserva come il divario fra i generi sia importante e come tale divario sia preponderante nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, oltre che nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale. |