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L'APPROFONDIMENTO

di Giorgio Provinciali

E fu così che cadde il quinto Governo europeo.

28/8/2022

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Sfiduciato dal Parlamento montenegrino, cade il Governo guidato per appena 100 giorni dal Primo Ministro Dritan Abazović. Ad aprire la crisi è stata la rottura dell’alleanza avviata ad aprile con il Partito Democratico dei Socialisti guidato da Milo Djukanović, a seguito di un contestato accordo con la Chiesa ortodossa serba (SOC).
Al Patriarca Porfiry sarebbero state date garanzie circa il mantenimento della proprietà di tutti gli immobili statali in concessione alla Chiesa, da sempre su posizioni filo-serbe.
​Djukanović sostiene che ciò non avrebbe affatto appianato la strada verso l’adesione all’Ue attesa per il 2025, ma, al contrario, avrebbe esacerbato le divergenze tra partiti europeisti e sostenitori filorussi. 
Nonostante il Montenegro sia indipendente dalla Serbia dal 2006, membro della Nato dal 2017, ed ufficialmente candidato all'adesione all’Ue, continuano a persistere dissapori tra indipendentisti e sostenitori di un ricongiungimento con Belgrado, le cui posizioni sono fortemente sponsorizzate dalla SOC. In un momento così delicato, acuito dalle forti tensioni internazionali, ad Abazović è stato contestato di aver frenato il percorso di adesione all’Ue, dedicando tempo e risorse a modelli già superati anziché all’attuazione delle riforme-chiave necessarie al proprio Paese, richieste da Bruxelles.
Dopo Mario Draghi in Italia, Boris Johnson nel Regno Unito, Kiril Petkov in Bulgaria e Kaya Kallas in Estonia, quello montenegrino è il quinto Governo europeo a cadere in questa torrida e incerta estate.
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