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L'APPROFONDIMENTO

di Giorgio Provinciali

L’arma dei sondaggi

2/9/2022

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Il report degli osservatori dell’OSCE parla molto chiaro. A compromettere la regolarità del risultato elettorale che ha portato alla riconferma Orbàn in Ungheria e Vučić in Serbia non sono stati i brogli denunciati da diverse Ong, inerenti lo spoglio delle schede provenienti dai cittadini residenti all’estero (con posizioni più morbide ed europeiste), ma la conduzione della campagna elettorale, nettamente falsata al punto di pregiudicarne l’esito.
La strumentalizzazione dei sondaggi al fine di condizionare fortemente l’opinione pubblica condotta da giornali e televisioni pubbliche e private, asservite e spesso legate ai due candidati sovranisti con posizioni euroscettiche, ha tenuto banco per settimane a livello nazionale.
​La campagna di disinformazione mossa a tappeto sui social network da centinaia di profili che condividevano incessantemente fake news filorusse ha fatto il resto. Campagne simili, in quei mesi, sono state condotte anche nel nostro Paese a discredito dell’Ucraina e per scoraggiare l’invio di armi a sostegno del Paese aggredito.
Fortemente significativo è stato proprio il caso dei “sondaggi”, diffusi ad ogni ora del giorno e della notte in ogni trasmissione televisiva, con particolare coinvolgimento di alcune emittenti private. Secondo tali analisi, da un certo momento in poi gli italiani sarebbero stati gradualmente sempre più contrari a supportare militarmente l’Ucraina e sempre più scettici riguardo l’efficacia delle sanzioni imposte dall’UE a Federazione Russa e Bielorussia.
Incuriosito da quei numeri e dando un certo peso agli esami di Statistica sostenuti durante il mio percorso accademico, ho voluto annotarne di volta in volta la provenienza, il tipo di quesiti posti, la misura del campione selezionato e il contesto in cui venivano proposti dai vari media. Ho quindi confrontato quanto registrato con i dati ufficiali periodicamente riportati dalla Commissione Europea nel cosiddetto “Eurobarometro”, sulla base di sondaggi condotti a copertura molto ampia (spesso anche qualche decina di migliaia di volte superiore rispetto a quelli propinati altrove) su ciascuno dei Paesi dell’Ue e non ho potuto fare a meno di notare come il quadro delineato fosse davvero molto differente, praticamente opposto e spesso con grandi discrepanze. Ne ho scritto un paio di mesi fa su queste pagine, riportando anche uno studio condotto dall’”Institute for Strategic Dialogue” circa il forte condizionamento dell’opinione pubblica ottenuto dagli “amici di Putin” con la diffusione sui social network d’informazione fortemente strumentalizzata. Qui sta il nodo: prendere un dato di per sé vero ma ottenuto su un campione ridotto e magari preselezionato in base a determinati criteri non significa diffondere disinformazione, ma strumentalizzare un’informazione vera, estrapolata da un sample piccolo, per condizionare sulla base di quel dato il resto della popolazione (inteso in termini statistici, come l’insieme di tutte le unità che compongono un oggetto di studio).
Condito da titoli roboanti che enfatizzino ciò su cui s’intende veicolare l’attenzione piuttosto che su altri (ad esempio, l’astensionismo, che oggi tocca percentuali davvero imbarazzanti), tutto ciò può fortemente influenzare le intenzioni del lettore medio, non in possesso degli strumenti che lo rendano in grado di decodificarne e contestualizzarne il significato.
Se stiamo davvero parlando di numeri e vogliamo inquadrarli in altri contesti in cui è stata adoperata e strumentalizzata la medesima tecnica, allora il messaggio appare chiaro.
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