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L'APPROFONDIMENTO

di Giorgio Provinciali

Sondo o son desto

20/9/2022

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A non prestar fede ai sondaggi, ci sarebbe da esser certi che alle prossime elezioni il Centrodestra si prenderà una scoppola indimenticabile. Gli ultimi tre anni hanno messo alla prova il buon senso di ognuno di noi. La Storia ci ha posti di fronte a scelte radicali, per cui è bianco o è nero. Scelte rivelatrici della nostra essenza, di come ci rivogliamo a noi stessi e al prossimo, della fiducia che riponiamo verso il genere umano. Ognuno di noi ha avuto occasione per mostrare quanto è rispettoso, solidale e presente verso persone che chiama amiche, oppure egoista e timoroso. Medesime opportunità hanno avuto i nostri politici. Chi dovrebbe rappresentarci, cioè. Guardando a Centrodestra, le hanno sbagliate tutte.
​In due anni di pandemia, Meloni e Salvini hanno strizzato l’occhiolino più di una volta ai no-vax. Si sono schierati contro il GreenPass, mantenendo posizioni ambigue in ambito scientifico, lasciando intendere fondamentalmente la loro natura populista e opportunista. Dal “tutto aperto” al “tutto chiuso”, è stato un attimo.
Ora, siamo di fronte a una possibile (e per come si stanno mettendo le cose, anche probabile) Terza Guerra Mondiale. Anche in quest’occasione s’è ben visto chi sta con chi. È un errore pesantissimo non solo per ciò che è sotto gli occhi di tutti oggi, ma perché chiarisce molto bene anche posizioni passate. Statisti, chiaramente, non ce ne sono.
Otto anni fa, Berlusconi, di ritorno dal soggiorno nella Crimea rubata diceva che l’annessione era legittima, democratica e liberale. Chi ha amici o parenti in Crimea, sa benissimo che sia andata tutt’altro che così. 
Salvini ha sostenuto Putin in ogni modo in cui una persona può prenderne le parti: dalle felpe alle dichiarazioni.
Avrebbe scambiato due volte il Presidente Mattarella per avere un dittatore Putin. 
Ha fatto selfie con chiunque, persino con Darya Dugina. Oggi dice che non vuole essere considerato filoputiniano. Mi chiedo, dopo tutto quello che ha fatto per avvicinarsi pubblicamente a quel sistema, come possa oggi offendersi se qualcuno gli ricorda semplicemente ciò che lui stesso ha detto. 
Più volte s’è detto contrario ad ulteriori invii di armi al Paese aggredito. È contro l’applicazione di sanzioni alla Federazione e Russa. Parla di diplomazia, ma proprio quando avrebbe dovuto dare il buon esempio non è neanche arrivato alla frontiera polacca che un sindaco, pure di destra, gli ha letto il Vangelo ricordandogli semplicemente ciò che ha fatto e detto in passato. Non ricordo una figura peggiore da parte di un politico italiano all’estero in tutta la nostra Storia repubblicana.
In passato alcuni leghisti sono riusciti ad elogiare persino la Corea del Nord. Un esempio di ordine e pulizia, dicevano. Hanno sostenuto Bolsonaro in Brasile, Trump negli Stati Uniti, Vucic in Serbia, Orbàn in Ungheria. 
Rendiamoci conto. 
Tutti i loro esempi si sono sgretolati alla prova della Storia e hanno miseramente fallito. Ancora oggi c’è chi, nonostante il gravissimo richiamo dell’Ue a quella che Orbàn orgogliosamente definisce “democrazia illiberale”, prende le parti di quest’ultimo, sostenendo che sia tutto avvenuto  “democraticamente”. Stesse parole usate appunto per l’annessione della Crimea. 
Le felpe di Putin sono già in cantina, un ricordo passato. Ora che stanno venendo a galla gli abusi di Trump, anche quelle sono lasciate alle tarme. In Brasile si sta profilando un colpo di Stato. Si glissa e anche di Bolsonaro non se ne parla più. 
Tutto ciò che è stato sostenuto o in qualche modo vezzeggiato dal Centrodestra italiano si è rivelato un fallimento totale.
Un tempo si era partiti con gli 80€ di Renzi, poi la promessa è salita ai 600€ del reddito di cittadinanza. Oggi il voto italiano vale i “1000€ minimi” promessi da Berlusconi. 
Ma chi li paga, se siamo in recessione demografica e si oppongono a chi intende creare forza lavoro e reddito per merito, premiando chi verrebbe qui per studiare, con lo ius scholae?
Oggi alcuni propongono uno scostamento di bilancio, dopo aver voltato le spalle all’italiano che in tutto il mondo ci invidia. 
Da chi sin dal principio è riuscito a criticare una persona di alto profilo della caratura di Mario Draghi, a chi gli ha voltato le spalle nel momento in cui quest’ultimo domandava se fossero loro pronti ad aiutare il nostro Paese, con lui.
In tema di diritti civili, un disastro: sono riusciti persino a mettere in dubbio conquiste sociali fondamentali come il diritto all’aborto. Spesso e volentieri, sono contro il diritto ad un fine-vita dignitoso, schierandosi contro l’eutanasia. Non parliamo delle unioni civili. 
Il buon Dante ci ricorda che “ogn’erba si conosce per lo seme”. Francamente, non vedo un seme che, germogliando, sboccerà in un fiore. Vedo solo il seme dell’odio e del populismo, misto al sovranismo. 
I social network hanno certamente contribuito ad esacerbare quello che è il male del nuovo millennio: uno vale uno, sui social. Sono la cosa più populista che esista. Un giardiniere può sfanculare un primario di oncologia e, nel farlo, fa molto più clamore ed ottiene molte più reaction rispetto a chi parla di ciò che ha studiato e vissuto per decenni, conseguendo riconoscimenti magari importanti. Non per niente, proprio i social sono stati il canale prediletto dai leader del Centrodestra per reclutare nuove orde populiste e sovraniste. L’odio sui social scorre come un fiume in piena, e trova nei troll e bot russi un vantaggio notevole. È un confronto impari. Berlusconi teme il pericolo cinese ma “sbarca” su TikTok, il social cinese numero uno in cui la propaganda anti occidentale è stata più volte oggetto di approfondimento da parte di molte autorevoli testate internazionali. 
Il terreno fertile dei social è perfetto per populisti e sovranisti. Il resto l’hanno fatto reti televisive improvvisamente votate al populismo: difficilmente viene intervistato il giovane fuori dalla Bocconi. Molto più facile che a parlare sia la “signora Maria”, mentre al mercato del pesce le pesano a sentimento le acciughe. «Signora ce la fa ad arrivare alla fine del mese? Signora, riesce a pagare le bollette? Signora scusi, ancora una domanda: è a favore o contro l’invio di armi in Ucraina? E del GreenPass?». Un grande classico dei talk di approfondimento nel panorama televisivo italiano. Siamo soggetti ad una sorta di condizionamento pavloviano: uno trascorre buona parte della giornata con il cellulare in mano, leggendo certe cose. Poi arriva a casa, accende la televisione e continua a sorbirsele pure lì.
Nel panorama ungherese, preso ad esempio da alcuni nel Centrodestra, il condizionamento inizia sui libri di scuola. 
Alla faccia del “pensiero unico”, che invece rinfacciano ai democratici di sinistra. Ci sarebbe da chiedersi se stiamo scherzando.
Qualcuno ha avuto persino la faccia tosta di dare del “comunista” a qualche democratico: penso che l’ultimo partito in Italia in cui si possa trovare oggi un comunistaccio vecchio stile è proprio il PD, che ha avuto un suo percorso di maturazione e lo vede ora molto vicino ai democratici americani. 
In ultima battuta, arrivano i sondaggi: 2.000 persone su 50.000.000 di aventi diritto al voto viene intervistata: la metà si dichiara astenuta, o si rifiuta di rispondere. La notizia dovrebbe essere quella, uno pensa: «Metà degli italiani è deluso e non voterà». No, la notizia è che, dell’altra metà, la metà è quasi certa di votare Centrodestra dopo un quesito “strutturato”. Cioè, dopo una serie di domande - non riportate - che nessuno ci dice possano essere persino dissimili a quelle dell’esempio della signora Maria. 
Stando ai sondaggi diffusi dalle televisioni, la maggior parte degli italiani sarebbe stata sfavorevole all’invio di armi in Ucraina. Peccato che l’Eurobarometro riportasse dati opposti, con sondaggi condotti per conto della Commissione Ue su campioni molto ma molto maggiori rispetto a quelli di cui spesso in tv non si fa neppure menzione. 
In Ungheria, a detta dell’Osce, non sono stati tanto i brogli a compromettere il risultato elettorale, quanto la conduzione di una campagna elettorale impari, che ha strumentalizzato persino l’uso dei sondaggi. Idem in Serbia. Francamente, se uno non guardasse i sondaggi non so come potrebbe pensare che la maggior parte degli italiani voterà uno schieramento i cui rappresentanti si sono sistematicamente posti dal lato sbagliato della Storia in questioni d’importanza vitale. 
Una pandemia, una guerra mondiale e 50 anni di lotte per diritti civili e sociali. 
Non so cosa avrebbero potuto sbagliare di più. Eppure, sono lì. A fare nuove promesse. Qualsiasi altro errore, rispetto a quelli giganti compiuti è una sfumatura. 
Quelle che hanno sostenuto e che si sono spesso rimangiati non sono “opinioni”, ma principi. Valori. Fondamenti. 
Di fronte a quegli errori, qualsiasi altro resta un punto di vista irrilevante rispetto a una questione vitale. 
Se chi parla di “coerenza” stringe la mano ai migliori amici di Putin, significa che è coerente anche in quello. 
L’unica cosa che dovevano fare tutti gli altri Partiti, tranne i populisti pentastellati, era unirsi in un fronte comune. Esattamente come nel ’48 l’italiano è chiamato a scegliere tra la salvezza in una repubblica democratica e qualcos’altro. 
Il “terzo polo”, esisteva già: erano i cinquestelle. Se a destra c’era quell’accozzaglia di errori mastodontici, restava il centro. Più volte Lega e M5S si sono trovati allineati: hanno persino governato insieme perché sono figli di uno stesso populismo. Tutti quanti gli altri dovevano confluire in un centro liberal-democratico per far fronte comune nel bene del Paese.
Invece no, primedonne e protagonismo a all’italiana hanno fatto sì che non sia stata così chiara e netta la posizione tra “noi e loro”. 
Le sfumature dovevano essere lasciate da parte e si doveva confluire tutti quanti in un fronte nazionale unico, contro populismi e sovranismi, che sono il male di questo inizio secolo.
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