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PILLOLE D'AMBIENTE

l'italia e i rifiuti

7/4/2022

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​Sicuramente una parte fondamentale della transizione ecologica sarà quella inerente al corretto smaltimento dei rifiuti, urbani e non. Ma come siamo messi in Italia rispetto ai virtuosismi europei?

​Purtroppo non bene. Secondo lo studio “Da Nimby a Pimby: economia circolare come volano della transizione ecologica e sostenibile del Paese e dei suoi territori”, realizzato da "The European House – Ambrosetti", la capacità residua delle discariche in Italia si esaurirà nei prossimi tre anni, con differenze significative tra Nord, quattro anni e mezzo, e Sud, un anno e mezzo. Curiosa la denominazione dello studio: nimby e pimby indicano la preferenza dei cittadini a localizzare impianti legati al ciclo dei rifiuti in luoghi distanti (nimby) o vicini (pimby) dalla propria quotidianità.
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​Ogni anno in Italia vengono conferiti 17,5 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno tra urbani e speciali, che fanno sì che il paese sia ancora molto indietro rispetto all’obbiettivo europeo. La media italiana del 2019 si attestava ancora al 20,9%, lontanissima dal 10% fissato dal piano europeo sull’economia circolare. Inoltre si parla di un valore più di 30 volte superiore a paesi virtuosi come Svizzera, Svezia, Germania, Belgio e Danimarca, che ricorrono alle discariche in media per lo 0,7% del totale dei rifiuti.
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​Prendendo in considerazione solo la "frazione organica del rifiuto solido urbano", la cosiddetta Forsu, lo studio mostra come, per raggiungere l’obiettivo di riciclo effettivo del 65% al 2035 fissato dal "Circular Economy Package", sia necessario raccogliere e trattare tutta la quantità prodotta. Ne discende la necessità di poter gestire questa tipologia di rifiuti recuperando materia (compost) ed energia (biogas) per ulteriori 3,2 milioni di tonnellate di Forsu. Da qui la necessità di realizzare tra i 31 e i 38 nuovi impianti di trattamento, per un investimento complessivo compreso tra gli 1,1 e gli 1,3 miliardi di euro. "Alla luce dei gap attuali, l’80% delle opere dovrà, inoltre, essere localizzato al Centro-Sud del Paese" avverte nello studio.
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​La realizzazione di impianti per il trattamento della frazione organica determinerebbe, inoltre, un beneficio economico rilevante nelle Regioni con i minori tassi di raccolta differenziata, permettendo una riduzione della Tari, ossia la tassa sui rifiuti, per un valore complessivo superiore a 550 milioni.  
Dal punto di vista ambientale, lo studio arriva alla conclusione che colmare la lacuna impiantistica per il recupero energetico dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione permetterebbe un risparmio netto complessivo di 3,7 milioni di tonnellate di emissione di CO2 rispetto al conferimento in discarica degli stessi.
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    DI LUCA SACCHETTI

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