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A FIANCO DEGLI STUDENTI DEL LICEO CLASSICO “B. TELESIO”

18/2/2022

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giuseppe ciacco

Giovane Avanti! Cosenza

Davanti al composto e austero grido di allarme, lanciato dagli studenti del Liceo Classico “B. Telesio” di Cosenza non si può e non si deve restare indifferenti. Anzi, occorre declinare una catartica autocritica: gli studenti del Liceo Classico di Cosenza sono stati, per troppo tempo e colposamente, ignorati e lasciati in perfetta solitudine. Il che ha rappresentato un errore grave e storico per la classe politica. E, allora, non è più il tempo della vigile attesa; semmai è il tempo del linguaggio della verità e della chiarezza. Il liceo Classico “B. Telesio” di Cosenza, per oltre 60 anni, è stato una delle istituzioni più gloriose del firmamento scolastico italiano, egregiamente diretta da presidi di gigantesca statura etica, umana e culturale.
​Penso ai presidi Pizzarello, Giallombardo, Spadafora, Ciacco, quest’ultimo mio nonno, i quali hanno diretto quel Liceo, ripudiando ogni logica padronale e feudataria. La scuola è l’agenzia educativa per antonomasia, dentro la quale fertilizzare i nobili valori della democrazia, come fondamenta insostituibili del sapere critico e delle coscienze consapevoli della gioventù studiosa. Per 60 anni il Liceo Classico di Cosenza ha mirabilmente interpretato questa alta funzione. Per 60 anni il Liceo Classico di Cosenza non è stato un illusorio gigante dai piedi di argilla, nè una bambola di barbie, infiocchettata con nastri e lustrini, senza un’anima e senza una sostanza. Anzi, per 60 anni, quel Liceo, è stato fiero artefice di un’anima e di una sostanza, entrambe, di incommensurabile valore. Per 60 anni, quel Liceo, ha rappresentato una spazialità, corredata da una nitida identificazione collettiva, modellata su una scala assiologica, antagonista della perversa logica classista, che è nefasta incubatrice di maledette stratificazioni sociali. Quei 60 anni hanno consegnato un monumentale e icastico testamento: una scuola non può essere governata sull’altare dell’edonismo esibizionista; una scuola non può essere sagomata come un emblema fosforescente, apparentemente bello di fuori, ma fatuo di dentro; una sorta di bigiotteria fuori misura, una ostentazione di splendori senza valore, pensata per stupire, tanto aggressiva quanto innocua. Il che, se si realizza, certifica il drammatico divorzio tra scuola e cultura; un divorzio, che esporta una vera e propria emergenza sociale. Una scuola è gradevolmente affascinante se ha l’ambizione di essere una “costituente” della cultura e non una “costituente” del burocratismo aziendale. La scuola, proprio perché, eminente istituzione formativa, non può essere trasfigurata in una circense tenda aziendale. Per la contraddizion che nol consente: a nessuna latitudine, nessun dirigente scolastico può atteggiarsi, pomposamente, a capitano d’industria. L’intima essenza di una scuola non può essere, irreparabilmente, saccheggiata e riconsegnata a disegni mastodontici. Disegni mastodontici, alimentatori di progetti totalitari, che possono diventare, essi stessi, esercizio smisurato di potere sulle strutture sociali, culturali e biologiche della comunità scolastica. Nessuna scuola può essere governata, adoperando il dizionario dell’esasperato fondamentalismo; auto convincendosi, cioè, che quello che serve e piace alla supponente vanità del “capo” è, esattamente, quello di cui ha bisogno tutta la scuola. Se si abroga il codice della solidale condivisione pubblica è un autentico disastro. Per finire, mi domando: una scuola pubblica può istituzionalizzare ingenti esborsi economici, addirittura, nella fascia dell’obbligo; può sfrattare il suo tessuto identitario dalla sede storica; può dismettere i laboratori; può privarsi, in alcuni plessi, della palestra; può offrire servizi igienici, pericolosamente, promiscui; può articolarsi su defatiganti turnazioni pomeridiane; può dotarsi di aule inadeguate agli standards di sicurezza pandemica; può affidarsi a fantomatici piani di evacuazione; può fondarsi sulla costruzione di una filiera scolastica, forse, anche, non compatibile con il tessuto normativo di riferimento? E, allora, davanti all’accorato grido di allarme degli studenti del Liceo Classico, nessuno può più permettersi il lusso di far finta di non vedere e di non sentire. Il governo municipale della Città di Cosenza deve porre al centro della sua agenda la questione del Liceo “Telesio”, perché il Liceo “Telesio” è molecola viva e vitale della storia della Città. Io, da giovane consigliere comunale, assumo, pubblicamente, l’impegno di far sentire forte e vibrata la mia voce. 
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