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Sono passate diverse settimane da quando l’Italia si è svegliata con le immagini di centinaia di nostalgici che, con saluti romani e al grido di “Presente!”, affollavano il piazzale romano di Acca Larentia. Una notizia che ha provocato così tanto sdegno da finire al Parlamento Europeo e sulle maggiori testate internazionali. Il 30 gennaio però la politica ha deciso di reagire ed è proprio su quello stesso piazzale che nei prossimi mesi si rifletteranno quelli che il Presidente del Municipio VII (dove per l’appunto si trova Acca Larentia) Francesco Laddaga definisce “i valori antifascisti del Municipio, di Roma e dell’Italia”.
Con una risoluzione promossa dal Partito Democratico e votata favorevolmente da tutte le forze politiche, esclusa la destra, il comune si attiverà per cancellare l’enorme croce celtica che ormai da decenni occupa il piazzale proprietà dell’INPS. «Quella croce celtica che tantissimi si sono resi conto essere visibile anche da Google Maps, è un’offesa per chi si è battuto per il riconoscimento dello stato repubblicano [..] Noi lo denunciamo da tantissimi anni ma ora che siamo al governo della città c’è bisogno di un pizzico di coraggio in più», le parole della Presidente della Commissione Politiche Sociali Municipio VII e prima firmataria della risoluzione, Rosa Ferraro.
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Riccardo ImperiosiDirettore Giovane Avanti! Nell’immagine qua sopra vediamo una via centrale affollata, di quella che potrebbe essere una qualsiasi città europea. In primo piano un normale gruppo di persone che passeggia tranquillamente.
Ma proviamo a socchiudere gli occhi. Ci rendiamo immediatamente conto che non è un’immagine qualsiasi, ma che al suo interno contiene una scritta nascosta, la parola “sindacato”. Ultimamente di immagini così se ne vedono moltissime, un trend spinto soprattutto dai social che non accenna a fermarsi. Un trend che è sì simpatico, ma che nasconde un lato nascosto molto rischioso, quello dei messaggi subliminali Enrico Maria PedrelliAdesso! La parola futuro è potente, ma anche una grande trappola, e in politica si usa troppo spesso per rimandare. Quante volte ci sono caduti proprio i riformisti, che guardano al futuro per definizione, ma che poi nel presente rischiano di perdere la loro dimensione radicale e veramente rivoluzionaria: il cambiamento, anche quando graduale, deve essere deciso, altrimenti si rischia di annaspare nello status quo e affondare.
Essere giovani in Italia è difficile oggi, e molto più che nel resto d’Europa. E siccome del futuro al momento non ce ne facciamo niente, occorre fare qualcosa ora: molti cambiano paese, noi invece vogliamo cambiare le cose. Adesso! è un progetto di media activism che nasce da un’idea di Tomaso Greco e di altri compagni, che ho conosciuto proprio dopo le celebrazioni dei 120 anni della FGS, imbarcandomi subito nell’impresa. L’idea è semplice: usare i social, e bene, per parlare di problemi (lo fanno molti) e lanciare proposte (non lo fa nessuno), e su quelle unire tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Francesco LamoneaGiovane Avanti! Napoli BRICS è la sigla dell’alleanza tra Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, le cosiddette potenze emergenti che con tale unione reclamano maggiore peso politico ed economico in un mondo ormai demograficamente ed economicamente sempre più globalizzato e con nuovi equilibri da definire. Tra gli studiosi e gli addetti ai lavori c’è chi considera tale alleanza una minaccia per la pace mondiale e per la Nato, e chi invece vede queste economie emergenti come occasioni per migliorare la governance globale.
Come nasce la BRIC? Per quanto possa sembrare strano, l’idea dei BRIC e il nome stesso sono nati agli inizi del 2000 in occidente, e precisamente all’interno della Goldman Sachs, il cui capo economista John O’Neill scrisse un paper intitolato Building Better Global Economic BRICs in cui prevedeva che il Pil e le economie di Brasile, Russia, India e Cina sarebbero cresciuti a dismisura nei successivi dieci anni determinando notevoli mutamenti politici, economici e monetari a livello mondiale. Federazione Giovani SocialistiScrivi qualcosa su di te. Non c’è bisogno di essere fantasiosi, basta una panoramica. Metterei la mano sul fuoco su mio padre?
Su mio fratello? Sui miei amici? Sugli uomini della mia vita? No. Non sono stupita. Era una morte già annunciata e sono sicura che lo sapevamo tutte. Siamo tutte accomunate da questa sensazione, da questa paura, da questa consapevolezza. Sono stanca, terribilmente stanca perché è l’ennesima e non sarà l’ultima, sono stanca perché anche io, anche noi, potremmo essere troppo, troppo per gli uomini di cui ci fidiamo, a cui vogliamo bene e a cui ci dedichiamo. Sono stanca perché dobbiamo ancora combattere ogni giorno, con e contro i mulini a vento. All’inizio c’è la rabbia, tanta rabbia. Poi subentra un senso di vuoto, dolore, sconforto. Giulia Cavallari e Alessandro PicaroneGiovane Avanti! Ogni governo che si rispetti decide che si debba mettere mano alla Costituzione della Repubblica: così, anche il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di avviare una riforma costituzionale.
È risaputo che la destra (di governo) senta l’impellente bisogno di apporre il suo stendardo sul testo costituzionale, che i Padri Costituenti hanno dato ad un’Italia uscita martoriata dal sanguinoso secondo conflitto mondiale. Giorgia Meloni e i suoi non hanno mai nascosto il ‘desiderio’ di una elezione diretta del Presidente della Repubblica: già durante la campagna elettorale dello scorso anno ne avevano fatto un tema da agitare di fronte agli elettori. Però, nel giro di un anno, le condizioni istituzionali, politiche e geopolitiche sono cambiate, così come gli assetti interni alla maggioranza stessa, e quindi hanno dovuto optare per una elezione diretta del Presidente del Consiglio. |