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Estate 1941: l’esercito tedesco sembra ormai inarrestabile, la Germania nazista domina l’intera Europa e si appresta a vincere una guerra le cui sorti sembrano già sicure. Fu proprio in quei mesi più bui, che tre uomini confinati in un isolotto sperduto trovarono la forza di guardare più lontano e sognare un mondo nuovo.
Esattamente ottanta anni fa infatti veniva scritto da Altiero Spinelli, in collaborazione con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il Manifesto di Ventotene, un testo destinato a fare la storia, a influenzare il pensiero di milioni di Europei e a diventare, come sottolinea Sergio Pistone, “il documento fondatore della lotta dei movimenti per l’unificazione federale europea” (Introduzione al Manifesto di Ventotene).
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Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 le donne iniziarono a acquistare consapevolezza dei loro diritti, per la maggior parte negati, attraverso il lavoro extradomestico. Nonostante fossero comunque costrette a dure mansioni, a orari indecenti e a continuo sfruttamento, capirono che era il momento di cambiare: anche loro dovevano avere il diritto di votare, anche loro dovevano avere la possibilità di vivere la propria vita al di fuori delle mura domestiche. Secondo l’ala socialista la soluzione consisteva nel limitare lo sfruttamento forza-lavoro femminile e nel regolare gli orari lavorativi, per ovviare così anche ai problemi legati alla retribuzione.
Con l'inizio di questo settembre gli studenti sono finalmente tornati a popolare i banchi di scuola e le università. Seppur questo sia un primo passo verso il ritorno alla normalità è importante raccontare le difficoltà che gli studenti devono affrontare.
Le firme al referendum sulla cannabis hanno raggiunto, grazie anche alla possibilità rivoluzionaria di firmare online, risultati straordinari in pochi giorni, ovviamente raggiungendo il numero minimo per poter essere presentato.
Non è possibile fermarsi ora, le firme devono continuare. Se non per motivi algebrici, per attirare l’attenzione - ancor di più - dell’opinione pubblica. Soprattutto dopo i vergognosi veti antidemocratici di quelle stesse istituzioni - i comuni che non hanno fornito i certificati elettorali necessari a validare le firme - che la democrazia dovrebbero difenderla. Noi, nella speranza che la democrazia vinca davvero, abbiamo provato a darvi sei buoni motivi - con annessi dati - per firmarlo.
A pochi giorni dalla ripresa delle attività didattiche in presenza si ragiona su quali strade percorrere per il nuovo anno. Sarà possibile abbandonare la DAD? Quali norme dovranno essere ancora rispettate? Quali saranno gli interventi organizzati? Dopo un anno trascorso nel tepore delle case, lontano dai banchi, è arrivato il momento tanto atteso. Si potrà ripartire?
Noi giovani, ci siamo abituati a sentirci chiamare “futuro del Paese”. Se la Treccani dice che il futuro è “il tempo che verrà” come possiamo definire una ragazza volontaria che sale sulle autoambulanze contribuendo a salvare vite umane o un giovane infermiere che ha curato a domicilio i malati di Covid, chi è già amministratore della propria comunità o dirige la propria startup, “il nostro futuro”.
Eccomi qui da solo nel mio studio con la penna in mano ed un foglio bianco, è arrivato il momento di mettersi a scrivere. Quando mi è stato chiesto di comporre questo testo per presentarmi a voi lettori dell’Avanti, ho subito sentito il peso della responsabilità di una testata giornalistica importante come questa, così ho pensato quale fosse il modo migliore per iniziare questo percorso.
Eccoci qua, finalmente alla prima edizione di “Giovane Avanti!”, il nuovissimo supplemento cartaceo e online all’Avanti!. Come ho accennato alla conferenza Avantitalia dello scorso 7 luglio, esso nasce dalla collaborazione con Giovani Reporter, un portale di informazione online formato da circa ottanta ragazzi tra i 14 e i 24 anni. Della genesi del supplemento però ne abbiamo sufficientemente parlato. Ora è il momento di concentrarsi sugli obiettivi e sui temi da affrontare.
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