Giovane Avanti!
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI
Picture
LEGGI ALTRI ARTICOLI SUL SITO GIOVANIREPORTER.ORG
GIOVANI REPORTER
LEGGI OUTLOOK GIOVANI SU TERZO MILLENNIO
OUTLOOK GIOVANI
LEGGI LA RUBRICA LAVORIAMOCI IN COLLABORAZIONE CON UIL E TERZO MILLENNIO
LAVORIAMOCI

Agonia della libertà: l’opera di Nenni bruciata dai nazisti e oggi ristampata come “Sei anni di guerra civile in Italia”

21/7/2023

0 Commenti

 

Pierluigi Pietricola

Direttore Editoriale Fondazione Nenni


Che sia stato fra i libri bruciati dai nazisti, insieme ad opere di Musil Freud e Einstein, non basta a sottolineare l’importanza di Agonia della libertà di Pietro Nenni, ristampato oggi per Arcadia Edizioni col titolo col quale fu ripubblicato nel 1945, Sei anni di guerra civile in Italia.

Questo agile ma intenso volume racconta di come il fascismo diventò, progressivamente, una dittatura totalitaria e violenta. Non si omette nulla. Tutto è raccontato in modo, si può dire, scientifico, oggettivo. Sembra di trovarsi di fronte alle pagine asciutte di Verga, con la differenza che qui non vi è spazio per nulla di poetico, ma solo per l’inevitabilità della storia e dei destini umani: sia di coloro che li determinano, sia di coloro che li subiscono.
Foto
Dicevamo dell’importanza di questo libro. È un caposaldo non solo del giornalismo, ma anche della storia contemporanea. Per quest’ultimo aspetto, la ragione è facile da intuire: perché a leggerlo si comprende che il fascismo non fu un’eccezione piovuta dal cielo, ma un fenomeno le cui radici e ragioni si possono trovare in quel periodo subito dopo la Prima Guerra Mondiale difficile da analizzare e comprendere con lucidità ancora oggi. Nenni ci ha provato e il coraggio lo ha premiato. Come ha fatto? Adottando la prospettiva del testimone, di colui che osserva e riporta senza nulla aggiungere o togliere.
Così facendo, la scrittura ha acquisito una potenza ulteriore: non solo in chiarezza, ma anche nel modo di raccordare gli eventi gli uni agli altri.
Una faccenda, questa, non da poco quando si fa storia. Perché le narrazioni di cui disponiamo, per quanto ben documentate, non ci restituiscono mai la nudità degli accadimenti così come avvenuti. Questi vengono quasi sempre ovattati da fiumi di interpretazioni, da chiavi di lettura ideologiche, da punti di vista che finiscono per distorcere ciò che analizzano.
Non che Nenni non avesse le sue idee. Le aveva, e ben precise. Ma la sua bravura, il tocco da maestro giornalistico – e, viene da dire, dell’uomo di pensiero anche – è consistito nel fatto che queste idee il Nostro non le ha usate come pregiudizi, ma le ha messe in gioco insieme agli eventi per comprendere fino in fondo ciò che stava accadendo. E, soprattutto, per farlo capire per bene a noi contemporanei, benché distanti da quegli anni.

Rileggere oggi Agonia della libertà – ovvero Sei anni di guerra civile in Italia – è essenziale per capire come un movimento si trasforma in totalitarismo passando per una fase dittatoriale, eliminando pian piano gli spazi di libertà individuale di cui si beneficiava all’epoca – che non erano poi molti, è bene ricordarlo.
Solo così si può comprendere ciò che accadde in tutta la sua significazione e in tutta la sua importanza. Solo così si può provare ad evitare di ripetere certe ingenuità, anche se non vi sarà mai la replica dell’identico quanto, semmai, la ripetizione di uno stesso avvenimento a un piano superiore dello spirito (per utilizzare una terminologia cara ad Hegel).

Chiuderei queste noterelle a margine di un libro che non ha bisogno di parole aggiuntive, ma solo di essere letto, con una citazione dallo stesso libro: “«Nella vita non c’è posto per alcun sentimentalismo… So che i morti pesano. Spesso penso al mio passato con profonda malinconia. Ma non ci sono soltanto le poche decine di morti della guerra civile. Ci sono le centinaia di migliaia di morti della guerra. Anche questi bisogna difenderli». «Il proletariato, contro il quale tu dirigi la tua offensiva, difende i morti lottando contro la guerra e contro il militarismo. Se sbaglia talvolta nei particolari, non sbaglia mai nella direttiva generale della sua lotta»… «Bisogna che i tuoi amici lo comprendano. Sono pronto alla guerra, come alla pace». «Hai perduto la possibilità di scegliere». «In questo caso, sarà la guerra»… L’uomo che se ne va (spalle larghe, volto volitivo) è Benito Mussolini, che sarà otto mesi più tardi il dittatore più onnipotente dell’Italia, più in dipendenza degli errori dei suoi avversari, che per i suoi meriti”.
Non occorre dire di più.

0 Commenti



Lascia una Risposta.

    Categorie

    Tutti
    2021
    2022
    2023
    2024

    Foto
    PRIMO NUMERO DI GIOVANE AVANTI!
Foto
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI