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Claudette Colvin: il diritto di un posto in autobus guadagnato, un posto nella Storia negato2/3/2023 Cosimo GaglianiGiovane Avanti! MIlano Sapevate che è esistita un’altra donna afroamericana che ha combattuto contro la segregazione razziale prima di Rosa Parks? Ebbene sì, e il suo nome è Claudette Colvin e nove mesi prima della Parks contribuì alla lotta contro le discriminazioni razziali che avvenivano nel sistema di apartheid dell’Alabama d’inizio anni ’50. Era il 2 marzo 1955 e la quindicenne Claudette, della città di Montgomery, tornava da scuola in autobus. La legge di segregazione razziale che ai tempi vigente in Alabama stabiliva che bianchi e neri avessero sull’autobus posti diversi a loro riservati ma, qualora i posti dell’autobus fossero tutti occupati e ci fossero bianchi in piedi, i neri avevano l’obbligo di cedere il proprio posto. Questa situazione si venne a creare proprio in occasione dell’episodio che vide protagonista la giovane Claudette. La ragazza decise categoricamente di non cedere il suo posto quando, sull’autobus, salì una giovane donna bianca. Per questo motivo fu arrestata. Fu rilasciata qualche giorno dopo a piede libero ma con la conferma di tutte le accuse di trasgressione delle leggi a lei imputate. Il suo gesto innescò, in tutti Stati Uniti, una serie di proteste che diedero inizio alla lotta per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani. Nove mesi dopo questo episodio anche Rosa Parks fu promotrice del medesimo gesto ma nonostante l’azione pionieristica di Claudette, Rosa godette di un’attenzione mediatica maggiore che le valse l’attribuzione della Medaglia d’oro del Congresso, il più prestigioso riconoscimento civile che un cittadino statunitense possa ricevere. Tutt’oggi Rosa Parks è la protagonista di tutti i racconti relativi della storiografia ufficiale della lotta antirazziale e nell’immaginario collettivo è considerata “la prima donna” ad aver avuto il coraggio di far valere i propri diritti.
La risonanza mediatica della Parks, a discapito del giusto riconoscimento per Claudette, non fu casuale ma fu il risultato di una scelta studiata a tavolino dalla NAACP (National Association for the Advancement of Coloured People). Secondo i vertici della NAACP, Claudette non rivestiva i panni della mascotte ideale che potesse incarnare la lotta per i diritti della comunità nera d’America poiché la sua figura sarebbe stata facilmente discutibile sotto molti aspetti. Claudette era nata nel 1939 e la sua vita si presentò subito non facile, non solo per il fatto di essere una ragazza nera in un Paese dove vigeva il razzismo di Stato ma anche per essere figlia di ragazza madre, cosa che hai tempi non era ben vista dall’opinione pubblica. Lei nacque con il cognome Austin ma il padre sparì prima ancora della nascita della sorella di Claudette e la madre, a corto di risorse economiche, affidò le due bambine a dei prozii che le adotteranno e diedero loro il cognome Colvin. Delphine morì di poliomielite qualche anno dopo e la piccola Claudette fu costretta dagli eventi della vita a crescere emotivamente in fretta e precocemente. Questo sviluppo forzato la portò, una volta adolescente, a sperimentare troppo presto la “vita dei grandi” e ciò fece sì che ancora quindicenne, proprio nel periodo dell’episodio dell’autobus, rimase incinta. Nella comunità si vociferava che il padre de nascituro fosse un uomo di molti anni più grande di Claudette e che addirittura fosse bianco e sposato. Tutti questi aspetti del personaggio di Claudette misero in discussione la sua integrità morale per guidare il movimento dei diritti civili. I capi dell’associazione decisero quindi di scegliere come simbolo della lotta Rosa Parks in qualità di donna lavoratrice adulta, sposata, moralmente “pulita” e con una preparazione accademica abbastanza buona, ritenendola più idonea della Colvin nel ruolo di leader. Subito dopo l’arresto Claudette si trasferì a New York per paura di rappresaglie da parte di membri del Ku Klux Klan. A New Tork, crescendo suo figlio, lavorerò come infermiera in una residenza per anziani per trentacinque anni. Fu costretta a interrompere gli studi e non è diventata avvocata come invece lei sognava di diventare. Non parlò quasi con nessuno dell’episodio che la vide protagonista da giovane perché il pregiudizio degli altri per essere stata “la ragazza dell’autobus” non le permetteva di trovare lavoro facilmente. Solo a seguito degli scioperi e degli scontri che scaturirono dai gesti della Colvin e della Parks, una sentenza della Corte Suprema del 1956 giudicò anticostituzionale la legge di segregazione razziale dell’Alabama, quindi caddero tutti i capi d’accusa di Claudette. Nonostante sia rimasta a lungo nell’ombra e la sua storia non abbia avuto l’eco che meritava, quella vittoria fu indubbiamente merito di quell’adolescente determinata e coraggiosa che era stata Claudette che riuscì a far fallire un sistema razzista come quello americano del 1955. Senza la Colvin la strada per i diritti degli afroamericani sarebbe stata sicuramente più difficile da percorrere anche per figure come la Parks, Luter King, Malcom X o l’ex presidente USA, Obama. Nel 2016, la richiesta di Colvin e dei familiari di menzionare il suo arresto all’interno del National Museum of African American History and Culture (NMAAHC) di Washington non è stata accolta. A Montgomery, però, le è stata finalmente dedicata una strada. Per essere stata simbolo di anticonformismo, di lotta per l’uguaglianza, di cambiamento, di trasgressione e rivoluzione, così come si guadagnò il diritto di sedere al suo posto nell’autobus, Claudette meriterebbe anche il giusto posto nella Storia.
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