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Cutro: una strage di Stato

25/3/2023

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Giuseppe ciacco

Giovane Avanti! Cosenza


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​I morti probabilmente sono cento. I corpi di quindici bambini allineati sulla spiaggia. Una strage di dimensioni inaudite.  La certezza matematica che la strage poteva essere evitata,  se le autorità italiane avessero deciso di evitarla. Ma hanno deciso in modo diverso. È stata una strage di Stato. Il ministro dell’Interno ha rilasciato dichiarazioni contro le vittime, ha rimproverato le mamme, che hanno messo in mare i figli senza le condizioni di sicurezza. Ha detto che chi fugge,  da quei paesi,  dovrebbe invece restare lì e chiedersi cosa può fare per il suo paese. Lui – ha spiegato – è stato educato così. Loro, i naufraghi, avrebbero dovuto mettersi al servizio del governo afghano, di quello iraniano, di quello somalo.  Ha, poi,  citato  Kennedy, ma Kennedy viveva a Boston, non a Kabul.  E poi il ministro ha minacciato pubblicamente uno dei medici di soccorso,  il quale accusava le autorità di non avere fatto quello che potevano fare. Ha detto che lo avrebbe mandato a processo. In Parlamento non ha detto la verità. Ha sostenuto che non c’era stato nessun allarme fino a pochi minuti prima dello schianto. Una vergognosa bugia.
​Da tutte le carte risulta che Frontex aveva avvertito le autorità italiane, compreso il Centro di coordinamento italiano dei soccorsi marittimi, cioè il  Viminale, alle 22,26 della sera di sabato, circa sei ore prima del naufragio.  Ha sostenuto che non si ravvisavano situazioni di pericolo.  Un’altra vergognosa bugia. Certificata dalle stesse  motovedette della Finanza, che  erano uscite in mare e,  poi, sono  tornate in porto, proprio,  perché le condizioni del mare erano troppo pericolose. Ma se non ce la facevano le  imbarcazioni della Guardia di finanza, come ce la poteva fare una sgangherata barca di legno?
Piantedosi, con la compiacente copertura del Presidente del Consiglio,  non ha spiegato perché sono uscite solo le motovedette della Finanza, per una operazione di polizia, e non è stata inviata la guardia Costiera? Non ha spiegato perché le forze dell’ordine sono arrivate con 35 minuti di ritardo, e i primi soccorsi sono stati lasciati a due pescatori e a due carabinieri. In quei 35 minuti si potevano salvare decine di vite umane. A queste elementari domande, Piantedosi non ha risposto. E nemmeno la Meloni ha risposto.
Il Ministro non ha voluto spiegare perché nessuno,  quella maledetta notte,  è uscito in mare per andare a salvare un caicco di legno, carico di persone,  in balia di onde alte tra i 2 e i 3 metri. Perché i migranti non sono stati salvati?  Piantedosi resta in silenzio e non risponde.
Non sono questi,  appena elencati,  tutti elementi sufficienti – uno a uno – per giustificare un gesto dignitoso e serio di fronte al paese. E cioè le dimissioni? Un modo,  semplice, e inevitabile, per difendere l’onore del Paese e dello Stato.
C’è una intollerabile inversione logica e morale nella ricostruzione del Ministro. Quei viaggi della speranza, Signor Ministro,  esistono non perché ci sono gli scafisti. Viceversa, e al contrario, gli scafisti esistono perché, se mancano i corridoi umanitari, se mancano le alternative legali, le uniche vie di fuga dall’inferno di guerre, dittature, discriminazioni, torture, miseria, fame, sete, sono,  proprio,  quei viaggi della disperazione.
La colpa non  è di chi parte, la colpa non è di chi muore! Le sue frasi, signor Ministro, hanno macchiato di infamia l’istituzione che rappresenta e risuonano, con eco oltraggiosa,  alla coscienza degli italiani. Perché l’Italia, Ministro, non le somiglia. Non vi somiglia. L’Italia piange con dolore e con vergogna quei morti. L’Italia sono gli studenti e gli insegnanti con la fascia bianca in segno di lutto, sono i cittadini di Cutro, i calabresi che hanno fatto spazio, nelle tombe di famiglia,  ai morti in mare. L’Italia è Vincenzo Luciano, uno dei pescatori,  che non si dà pace per non aver potuto salvare uno dei bambini annegati.
Quelle vite si potevano salvare. Ve lo ha gridato in faccia  il comandante della Capitaneria di porto di Crotone.
Il nodo è tutto qui: la priorità assoluta alle operazioni di Polizia, su quelle di soccorso,  non è frutto di circostanze sciagurate, è una scelta politica, è l’intera politica delle destre al governo! 
Signor Ministro, Signor Presidente del Consiglio, è la criminalizzazione dei salvataggi il filo,  che lega le vostre norme, le vostre regole, le vostre circolari! 
I superstiti del naufragio sono ora indagati per immigrazione clandestina. È la prassi? No. È la vergogna della Bossi-Fini, la madre di tutti gli errori e gli orrori!
E vi chiediamo, Ministro, di salvaguardare, almeno,  la dignità di quelle persone, ora,  nel CARA di Crotone, dove la solidarietà popolare non può entrare e il rispetto della dignità è tutto in capo a voi. 
Occorre avere coscienza del ruolo e della funzione dell’Italia per chiedere davvero quello,  che oggi servirebbe: una Mare Nostrum europea, una missione istituzionale di salvataggio per fermare la strage di innocenti e,  soprattutto,  la riforma del sistema di Dublino, che avete sempre disertato e a cui vi siete sempre opposti!
Non ci sono e non ci possono  essere alibi: lo Stato, la notte tra il 25 e il 26 febbraio, a Steccato di Cutro, si  è voltato dall’altra parte, consumando  una clamorosa e volontaria omissione di soccorso,  che ha prodotto una ecatombe.  Vergogna!
Le destre sovraniste e liberticide, che oggi governano l’Italia, qualche giorno fa,  hanno messo in scena quella miserevole passarella a Cutro e poi, con sprezzante  e crudele tracotanza, sono andate a fare baldoria  a Uggiate Trevano. Vergogna! Cento volte vergogna!
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