Giovane Avanti!
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI
Picture
LEGGI ALTRI ARTICOLI SUL SITO GIOVANIREPORTER.ORG
GIOVANI REPORTER
LEGGI OUTLOOK GIOVANI SU TERZO MILLENNIO
OUTLOOK GIOVANI
LEGGI LA RUBRICA LAVORIAMOCI IN COLLABORAZIONE CON UIL E TERZO MILLENNIO
LAVORIAMOCI

Donne e dimissioni: il coraggio di lasciare per onestà e per amore verso se stesse

19/2/2023

0 Commenti

 

Cosimo Gagliani

Giovane Avanti! Milano

Picture
​Gli ultimi dati del Ministero del Lavoro sulle dimissioni in Italia, dicono che 1,6 milioni di persone nel 2022 hanno lasciato il posto di lavoro, circa il 22% in più rispetto al 2021, raccontandoci di un fenomeno in linea con il trend mondiale.

Tra le motivazioni a sostegno di questo fenomeno, la maggiore è quella che chi lascia il proprio posto di lavoro sicuro è spinto a farlo dalla ricerca di condizioni esistenziali più favorevoli; la ricerca di un work-life balance tra lavoro e vita privata che permetta al lavoratore di non rendere più predominante un aspetto della propria vita a discapito dell’altro ma, anzi, ritagliare il giusto tempo per entrambe in modo da godersi al meglio le esperienze.

Ma se quando questo fenomeno riguarda persone comuni, alla notizia segue ormai un sentimento di comune assuefazione che, invece, non avviene quando a dimettersi sono persone degne di nota. 

Nel breve volgere di quattro settimane, abbiamo assistito a due dimissioni nel mondo della politica: quelle di Jacinda Ardern, ormai ex Primo Ministro neozelandese che il 19 gennaio scorso motivò la sua abdicazione perché “stanca e umanamente fragile”, seguite alcuni giorni addietro da quelle di Nicola Sturgeon, Primo Ministro scozzese, leader dello Scottish National Party e volto del movimento indipendentista.

Le motivazioni delle dimissioni delle due donne premier sembrano abbastanza simili: stress, logorio psicofisico, limitazioni della vita privata e della socialità. Anche se dietro a queste dimissioni qualcuno riesce comunque a coglierne delle ragioni politiche di fondo, resta il fatto che la predominanza delle motivazioni è di natura sociologica più che politica.
Il congedamento della Arden riflette una stanchezza psicofisica dovuta all’eccessivo carico di lavoro e alla costante denigrazione della sua persona, condite da un livello di odio al vetriolo che l’ha portata a ricevere insulti estremamente volgari, sessisti e violenti ed anche minacce attentatrici alla sua vita e a quella dei suoi familiari. Ha dichiarato che ora si dedicherà di più al marito e alla figlia e che da quando si è liberata dal peso di essere premier è riuscita a «dormire profondamente per la prima volta dopo molto tempo».

La Sturgeon invece ha evidenziato la “brutalità” della politica e del peso delle aspettative e delle responsabilità coadiuvata dal senso di solitudine che provoca la posizione di potere ricoperta. Ora vorrebbe dedicare più tempo “alla Nicola essere umano, per troppo tempo sacrificato in favore della Sturgeon personaggio politico e istituzionale”. Durante il suo discorso di rassegnazione delle dimissioni ha affermato che: «Nella mia testa e nel mio cuore, so che è giunto il momento giusto per me di lasciare […] per amore di me stessa, del mio partito, del Paese e della causa indipendentista.». Ha affermato che questa decisone da parte sua è stata sofferta e che aleggiava nella sua coscienza già da un bel po’ di tempo, ma che la scelta le è stata chiara solo alcuni giorni prima quando, dopo aver partecipato al funerale di un suo carissimo amico e mentore politico, ha riflettuto sulle priorità della vita.

Entrambe accomunate da un’idea di società socialdemocratica, progressista e femminista, lasciano il loro incarico istituzionale perché “esauste” due donne che nei rispettivi Paesi sono riuscite a portare avanti delle riforme sociali (e socialiste) che hanno contribuito a rendere entrambe i Paesi più equi dal punto di vista del riconoscimento dei diritti civili, della libertà religiosa, dell’inclusione delle minoranze etniche, della lotta alla povertà e al perseguimento dell’ecosostenibilità. Solo citando alcune di queste battaglie politiche, ricordiamo quelle per la facilitazione della genitorialità così come quelle per l’inclusione della comunità māori in Nuova Zelanda, mentre per la Scozia non si possono dimenticare le battaglie per il diritto alla prima casa con mutui facilitati a carico dello Stato fino a quelle per riconoscimento dei diritti LGBTQ+ passando per le politiche a favore dell’energia rinnovabile (con la Sturgeon alla guida del governo, la Scozia ha raggiunto il 200% di autonomia energetica da fonti rinnovabili). 

Allora, cosa porta due leaders politici che hanno risposto così bene del loro operato e che godono di un ampio consenso, a decidere di lasciare? 

La risposta è sotto gli occhi di tutti eppure molti non riescono a vederla: la società di oggi è logorante ed il malessere per questo status quo è generale, tanto per i personaggi pubblici quanto per le persone comuni.

Figlia del Futurismo che ha caratterizzato l’appena trascorso XX secolo, la società di oggi ci vuole veloci e dinamici in nome di quell’idea sbagliata di progresso che per l’essere umano ha assunto ritmi insostenibili. Andare sempre con il contagiri delle nostre vite al limite, alla lunga è deleterio.

Come sostiene Domenico Barrilà (analista “adleriano” e scrittore, considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani) andare sempre con il piede sull’acceleratore della vita, scordandosi del giusto scandire del tempo, porta ha un “consumo” di energie insostenibili che nel lungo periodo e ci fa vivere “a debito” fino a non vivere affatto e ad annullarsi per poi morire socialmente. Così non si può durare in eterno.

L’essere umano oggi è esposto a una pressione inaudita che ne mette in discussione identità, equilibrio e salute mentale, come mai è accaduto prima. Ciò porta a un malessere sempre più ricorrentemente curato con l’apporto di psicofarmaci, il cui uso ed abuso è impennato drasticamente.

Molti ipotizzano che la sofferenza di vivere le dinamiche della società odierna sia dovuta alle conseguenze della pandemia da covid, ma la pandemia ha solo contribuito a strappare un velo di Maya sotto il quale si nascondeva l’insensatezza dello stile di vita che abbiamo assunto. È bastato rallentare, sia pure forzosamente, perché nella coscienza collettiva riaffiorassero importanti domande esistenziali fino a quel momento latenti.

E’ in questo contesto sociale che bisogna analizzare le dimissioni della Arden e della Sturgeon che appaiono come atti rivoluzionari e ribellioni salvifiche.

Il loro passo indietro ha introdotto, anche in politica, il riconoscimento del limite. Ma loro due non sono le prime e non saranno neanche le ultime donne ad affrontare questo coraggioso trapasso. Un esempio è Susan Wojcicki dimessasi, per coincidenza lo stesso giorno della Sturgeon, da CEO YouTube, come anche Sheryl Sandberg che nel giugno scorso ha rinunciato al ruolo di COO di Facebook. Anche quest’ultime, hanno lasciato perché stanche e prive di stimoli per continuare a ricoprire la loro carica.

Questo insano sistema le ha portate a soccombere sotto il peso della stanchezza, della solitudine, del senso di responsabilità e dello spirito di servizio.

Ma se anche l’essere umano di sesso maschile non è immune a questo senso di vuoto e smarrimento, perché il sistema logora tanto di più le donne?
Perché il sistema funziona con una concezione estremamente maschilista e machista.

Dietro questa differenza ci sono la disuguaglianza e l’ingiustizia di una società patriarcale che, a dispetto dell’infinito monologo sulla parità di genere, nella realtà mantiene una disparità nel concepire le componenti intrinseche a se stessa, assegnando un peso differente tra la visione maschile e quella femminile del mondo.

Il malessere femminile è conseguenza di un impegno fuori dall’ordinario troppo spesso senza sostegno e in solitudine che può andare dalla nascita all’allevamento della prole passando per essere anche di questa la principale fonte educativa, dalla conduzione di tutte le attività primarie per l’esistenza, fino all’attività relazionale e di aggregazione del nucleo familiare.

La diversa socializzazione e le diverse aspettative che caratterizzano i due generi, tendono a far sì che quasi sempre le donne abbiano un’attitudine minore nel rimanere affascinate dal proprio ego e da quell’idea di incarnare l’inossidabile e inscalfibile perfezione frutto della mascolinità tossica.

Questa condizione può avere anche risvolti positivi poiché l’essere più consapevoli dei propri limiti e delle proprie fragilità, non in quanto donne ma in quanto esseri umani, permette alle donne di esprimere quella capacità innata che le rende più coraggiose e responsabili nel fermarsi un attimo prima di sperimentare l’esperienza mortifera di cadere nel baratro dei problemi.

Il rischio però è che lungo la via dell’emancipazione femminile, ciò sia visto come un limite e, come già succede, sia pubblicizzato come modello di femminilità un modello “maschlizzato” per il quale la donna per emergere nella società deve abbandonare la sua distintiva sensibilità e far propri degli atteggiamenti tipicamente maschili.

L’appiattimento del modello femminile su quello maschile ci sta portando a creare una società caratterizzata dalla conformità disumanizzante, insensibile alle diverse attitudini di genere, nella quale sarà difficile trovare una propria identità e dimensione, quindi sopravvivere.

Per evitare che ciò avvenga, il primo passo è parlarne per valorizzare l’importanza dei due diversi generi facendo capire quanto loro siano parimenti funzionali alla costituzione di una società più equa e umanamente più sostenibile. 

Non sarà un caso che al momento dei saluti sia Jacinda sia Nicola abbiano pronunciato le stesse parole che suonano come un monito: «Sono un essere umano».
0 Commenti



Lascia una Risposta.

    Categorie

    Tutti
    2021
    2022
    2023
    2024

    Foto
    PRIMO NUMERO DI GIOVANE AVANTI!
Foto
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI