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Giulia CavallariGiovane Avanti! Bologna Nel marzo 2022 veniva firmato l’accordo sul grano tra Mosca e Kyiv per sbloccare più di 20 milioni di tonnellate di grano che, a causa della guerra, erano ferme nei porti del Mar Nero. Vi era stata una proroga di questo accordo fino al 18 luglio 2023. Sappiamo bene che l’Ucraina è conosciuta anche come il “granaio d’Europa” proprio per le grandi quantità di grano e cereali prodotte nel suo territorio e destinate in gran parte all’esportazione (12% e 16% delle esportazioni mondiali di grano e mais) e prima dello scoppio della guerra, nel 2022, Kyiv contribuiva da sola alla metà della produzione mondiale di olio di semi di girasole. La condanna unanime sulla decisione della Russia di non rinnovare l’accordo sul grano è arrivata dalla NATO, dall’ONU e dall’Unione Europea. Si è trattato di una decisione unilaterale che ha portato al ritiro di Mosca dalla Black Sea Grain Initiative nonostante gli sforzi a livello diplomatico della Turchia e delle Nazioni Unite. Proprio Erdogan ha ribadito che parlerà con Putin dato che la Turchia ha avuto, fin da subito, un ruolo fondamentale da negoziatore.
La Presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato che il mancato rinnovo dell’accordo sul grano è “un’altra offesa contro l’umanità” e che “la decisione della Russia di interrompere l'accordo del grano è l'ulteriore prova su chi è amico e chi è nemico dei paesi più poveri.[…]”. La Presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha dichiarato di condannare “fermamente la mossa cinica della Russia di porre fine all'iniziativa per i cereali del Mar Nero, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia”. L’ambasciatore USA presso l’ONU ha definito questa decisione “un atto di crudeltà”. Questo accordo firmato nel 2022 era il risultato di uno sforzo diplomatico di Ankara che ha avuto come obiettivo lo sblocco dell’export del grano e dei cereali ucraini che aveva subito il blocco quando i russi avevano preso il controllo dei porti di Odessa e delle rotte nel Mar Nero. Zelensky ha dichiarato che l’intesa sul grano deve proseguire anche senza la Russia e ha aggiunto che “nessuno ha il diritto distruggere la sicurezza alimentare di nessuna nazione.[…]”. La questione è molto delicata perché a rischio vi è la sicurezza alimentare che rischia di far esplodere l’insicurezza e la crisi alimentare in Africa. Ma non solo. Anche la zona dell’Asia è a rischio. I Paesi dell’Africa e in particolar modo i Paesi dell’Africa subsahariana sono le prime vittime di questa interruzione dell’accordo sul grano. L’ONU ha evidenziato che potrebbero essere almeno 60 milioni di persone ad essere vittime e quindi di essere ridotte alla fame. Parliamo di Paesi, quelli subsahariani, che si trovano già in precarie condizioni a livello politico oltre che economico, ma una crisi legata anche ai cambiamenti climatici. Anche i prezzi dei cereali risentiranno dello stop all’accordo sul grano. La sospensione di questo accordo potrebbe avere effetti devastanti su queste popolazioni, ma potrebbe comportare anche un rialzo dei prezzi e una instabilità sociale e politica che potrebbe ulteriormente aggravarsi. I dati dimostrano che in questo anno in cui l’accordo è rimasto in vigore sono stati esportati in 45 Paesi più di 33 milioni di tonnellate di prodotti agricoli. Questo accordo aveva allontanato lo spettro della di una crisi alimentare in molti Paesi soprattutto quelli più poveri, come ad esempio la Somalia dove- stando a quanto affermato da Save the Children, “circa 1,4 milioni di bambini sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta nel Paese colpito dalla siccità”. Non si può dimenticare il Libano che importa oltre la metà del grano dall’Ucraina e una interruzione dell’accordo del grano insieme alla gravissima crisi economica contribuirà ad un severo aggravamento della “insicurezza alimentare in un Paese in cui il 46% delle famiglie libanesi si preoccupa di non aver abbastanza da mangiare”, ma è anche uno Stato con l’inflazione dei prezzi alimentari più alta al mondo (+352%) e dove milioni di persone sono state “classificate” in crisi o a livelli di emergenza visto il forte divario nel consumo di beni alimentari. Anche la Tunisia non sta affrontando un periodo tranquillo sul fronte interno e su quello dell’immigrazione e quindi potrebbe risentire le conseguenze negative dello stop all’accordo del grano visto circa la metà del grano viene importato proprio dall’Ucraina. Questa decisione da parte della Russia porterà ad un peggioramento delle condizioni alimentari delle popolazioni più fragili e in particolar modo dei bambini.
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