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elezioni europee: incognita calenda. alleanze si, alleanze no?

27/3/2024

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di Fiammetta Freggiaro

Con le elezioni europee alle porte, si fanno sempre più densi i tentativi di accordo da parte dei piccoli partiti: tra questi, protagonista tanto interessante quanto discusso è Azione di Carlo Calenda. Dopo il fallimento del Terzo Polo, la sfida appare importante: superare la soglia dello sbarramento fissata al 4%. E allora, quando il gioco si fa duro, occorre capire come muoversi al meglio.
L’inizio, in questo senso, è stato promettente: “Le elezioni europee saranno fondamentali per il nostro Paese e per l’Europa, perché tutto l’Occidente è sotto attacco dall’esterno e dall’interno. Populisti e sovranisti vogliono l’Unione debole e divisa. Noi la vogliamo forte e coesa. Vogliamo finalmente gli Stati Uniti d’Europa”. Queste le parole pronunciate, a gennaio, da Calenda per il lancio del progetto “Siamo Europei”.
L’obiettivo? Dialogare e confrontarsi, “costruire un’area che raduni le componenti liberal – democratiche, repubblicane, popolari, liberal – socialiste, riformiste” per “superare l’attuale schema bipolare”. Ultimo, ma non per importanza, intercettare il voto delle nuove generazioni.
Si tratta di un passaggio degno di nota, benché sottile: stando a quanto dichiarato, Azione intende dettare l’agenda politica spiegando agli elettori l’importanza del voto e della rappresentanza delle istanze collettive nell’emiciclo parlamentare di Bruxelles. Nonché elaborare delle strategie di comune risoluzione. Fatto, questo, non di poco conto, considerando l’operato di altre forze politiche, vale a dire l’accalcarsi nel toto nomi prima delle presentazione delle liste.
Cercando, quindi, di replicare la performance ottenuta in occasione delle ultime elezioni politiche – quelle che, secondo SWG, hanno visto un buon 10% degli elettori di età compresa tra i 18 e i 34 anni sposare l’anticonformismo di Calenda e Renzi – nel mese di febbraio è arrivato l’accordo con Nos, il media – partito fondato da Alessandro Tommasi. Nella stessa direzione, menzioniamo anche la federazione con i Repubblicani europei, il Partito Repubblicano Italiano e l’associazione Popolari Europeisti Riformatori. Così come l’impegno, di lungo corso, volto all’ottenimento del diritto di voto per studenti e lavoratori fuorisede.
Oggi, però, la posta in gioco appare decisamente più elevata: occorre valutare la convenienza politica – o meno – di un eventuale accordo con Italia Viva e +Europa. Ma, soprattutto, quanto il nome del leader di Azione possa incidere sulle prossime espressioni di voto. Il rischio, in ogni caso, è ampio: rimanere isolati oppure trovare un accordo e allearsi, ma perdere di credibilità nei confronti degli elettori.
Indubbiamente, l’eventuale intesa con Renzi non desterebbe affatto scalpore: entrambi per tempo si sono posti sulla scena politica in un’area – quella del centro – decisamente affollata, quanto contesa. D’altro canto, proprio Italia Viva è stata fonte di non poche diatribe, implose con il fallimento del progetto comune.
Stando ai molti che intendono il leader di Italia Viva “bruciato”, rispetto a valore e pregnanza, l’intesa con Renzi  non sarebbe vantaggiosa per Azione. E questo nonostante l’intento sia ben definito: aprire le porte indistintamente a destra e a sinistra, con l’unica clausola di mantenere saldi alcuni punti fermi.
Sotto questo punto di vista, dunque, appare molto più favorevole, almeno sulla carta, l’intesa con Emma Bonino. Il cui partito ha fatto degli “Stati Uniti d’Europa” una vera e propria bandiera.
Sviscerato questo primo aspetto, occorre dedicare qualche parola alla questione della candidatura del leader: il fatto che quest’ultima possa fungere come catalizzatore semplice e immediato – in quella nota come era della personalizzazione della politica – ci sono pochi dubbi. Il problema subentra con la consapevolezza che, nel nostro Paese, la carica di europarlamentare è incompatibile con quella di parlamentare e di capo del Governo. Difatti, nel pieno rispetto della suddetta normativa, Calenda ha finora optato per la rinuncia alla candidatura. Anche in questo caso, assumendosi una chiara responsabilità: la piena trasparenza nei confronti degli elettori.
Argomento, questo, usato come arma contro le rivali Meloni e Schlein, rispetto a cui vige invece una zona d’ombra circa l’eventuale corsa alle europee.
Impossibile, ad ora, dire se le scelte e le strade intraprese da Azione siano effettivamente quelle vincenti. Soltanto lo scorrere del tempo, unito al presunto dialogo con Renzi e Bonino, potrà svelare l’esito di questo complesso intrigo politico.
Nel frattempo, consapevole del rischio oblio e dell’importanza dei voti, Renzi corre ai ripari: recentissima è l’intesa con la Nuova Democrazia Cristiana e la lista unica – “di scopo”, così ribattezzata da Riccardo Magi – tra Italia Viva e +Europa. La leader Emma Bonino dovrebbe candidarsi come capolista nel Nord Ovest, mentre l’ex premier fiorentino si dice pronto a fare spazio ad alcuni valorosi cadetti.
Azione, nel bel mezzo di questo calderone infuocato, ribatte mantenendo il veto, “no ad accozzaglia che include Renzi, Cuffaro e Cesaro”. Piena disponibilità, quindi, soltanto nei confronti di Bonino.
Una cosa è certa: la linea inaugurata da Calenda può dirsi abbastanza insolita nel panorama italiano, finora conosciuto. Quello in cui le elezioni europee sono ripetutamente svilite ad elezioni di secondo ordine, peraltro contraddistinte da contenuti indici di affluenza alle urne.
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