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Emergenza abitativa: chi vuole intendere, in tenda

8/5/2023

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Cosimo Gagliani

Giovane Avanti Milano


Nei primi giorni di maggio, ha fatto notizia l’azione dimostrativa compiuta da llaria Lamera, studentessa di Ingegneria ambientale del Politecnico di Milano, che proprio di fronte alla sede dell’ateneo meneghino ha piantato la sua tenda da campeggio in segno di protesta contro il caro affitti.

Per una settimana – fino a domenica 7 maggio – Ilaria ha vissuto nella sua canadese mettendo in atto un’iniziativa partita in solitaria e del tutto spontanea, intrapresa con lo spirito di chi inizia una protesta con l’obiettivo di smuovere gli animi senza voler essere strumentalizzata dai mass media e dalla politica, ritrovandosi invece a interpretare il ruolo di nave rompighiaccio nel mare dei diritti negati e speranze congelate per un’intera schiera di persone che vivono un disagio comune.

Ilaria protesta perché l’alternativa al suo quotidiano ed estenuante viaggio da pendolare della durata di quattro ore che, dal paesino in cui risiede nella provincia bergamasca, le fa raggiungere Milano - sede dell’università che frequenta – è un economicamente insostenibile affitto di 700 euro per un posto letto in appartamento condiviso.
Come per lei e per altri studenti fuorisede, il problema sorge anche per chi “semplicemente” lavora o risiede all’ombra della Madonnina.
​Non è stata esente di critiche la protesta di Ilaria, soprattutto da parte di chi con saccenteria e paternalismo l’accusa con dispregiativa retorica di essere espressione di quel mondo giovanile che vuole ottenere risultati senza essere disposto a fare sacrifici.
Fortunatamente, però, la protesta ha raccolto molti più consensi che malelingue tanto da essere emulata nei giorni seguenti da altra gente che accanto alla tenda di Ilaria ha piantato la propria.
L’ultimo giorno di picchetto, “l’accampamento” di piazza Leonardo da Vinci ha contato ben dodici tende!

In un periodo di crisi economica e impoverimento sociale, come quello che la nostra società sta vivendo in questo memento, se accedere al mutuo per acquistare una casa per molti è un miraggio non lo è meno affittare un appartamento.
Oltre ai prezzi folli, l’impossibilità per molti di avere un tetto sulla testa è data anche dalla precarietà lavorativa e dalle diseguaglianze sociali.
La mancanza di politiche abitative, che si sommano al latitare di politiche attive del lavoro e di piani di inclusività sociale, palesano quanto limitato è l’orizzonte d’azione sia dei governi locali sia nazionali.

Ad avere invece una chiara visone della drammaticità del problema e a farne denuncia, è sempre stata la UIL Milano e Lombardia che, in un servizio il cui intervistatore è il Segretario generale Enrico Vizza (link al servizio: http://www.sindacato.tv/uncategorized/milano-la-citta-che-ha-perso-casa/), è andata ad intervistare nelle periferie del capoluogo lombardo le famiglie che vivono una situazione di grave emergenza abitativa, spesso causata dall’inadeguata risposta del Comune di Miano nell’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare che spesso risultano sfitti o inagibili.
Tale mancanza va a fomentare un altro fenomeno: quello delle occupazioni abusive per necessità. Attualmente, questo fenomeno si fronteggia con sgomberi sommari senza un’adeguata azione atta a risolvere i problemi alle ormai marce radici.

A pagarne lo scotto sociale è la classe subalterna, identificata storicamente con il proletariato e sottoproletariato urbano; quindi principalmente, operai, studenti e disoccupati.
La stessa classe subalterna che, a partire dagli anni del boom economico, con il sudore versato nelle fabbriche, sui cantieri e nelle botteghe, ha fatto sì che Milano potesse vanitosamente vantarsi di essere “semper on gran Milan” che consideriamo nell’immaginario collettivo.

Eppure, la metropoli che di fatto è la capitale economica del Paese, sembra aver dimenticato questa componente fondamentale della sua stessa identità.
Sembra quasi voglia rinnegare e nascondere questa sua intrinseca natura.
Fu proprio la classe subalterna, il 19 novembre 1969, a scendere in piazza a Milano durante lo sciopero generale unitario di CGIL, CISL e UIL, in quella stagione di scioperi e mobilitazioni che la Storia ricorda come “l’autunno caldo” grazie al quale, un anno dopo, lo Statuto dei Lavoratori diventò legge (Legge 300/1970).
In quell’occasione, tra le varie istanze rivendicate da milioni di lavoratori italiani, anche quella del diritto alla casa.

Purtroppo, a distanza di oltre cinquant’anni, il problema abitativo è ancora irrisolto.

Per questo motivo, oggi come allora, durante tutto il mese di maggio i tre sindacati confederali stanno scendendo unitariamente nelle piazze con tre diverse mobilitazioni rispettivamente a Bologna, Milano e Napoli chiedendo al governo, oltre alla lotta al precariato e alle disparità sociali, anche politiche risolutive per l’annosa questione dell’emergenza abitativa.

Bisogna ripensare al diritto alla casa come un servizio sociale, sottraendolo a logiche di profitto e speculazione.
Il diritto alla casa è sinonimo di stabilità economica, dignità e vivere civile.

E’ per rivendicare questo diritto fondamentale che Ilaria ha piantato la sua tenda. Sta a noi tutti sostenerla e unirci a gran voce alla sua protesta. Solo gridando la nostra rabbia e palesando le nostre preoccupazioni possiamo fare in modo che l’iniziativa spontanea del singolo diventi terreno per un’azione collettiva in grado di arrivare alle orecchie e alle coscienze delle istituzioni.
Solo così noi potremo dire di aver cercato concretamente di dare il nostro contributo per migliorare la situazione; poi chi vuole intendere intenda, tutti gli altri IN TENDA.
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