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Il burnout tra i giovani

3/4/2023

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Fabiola Frassia

Giovane Avanti! Cosenza


​Il burnout viene definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale. Tale sindrome è caratterizzata da un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il burnout come sindrome occupazionale, ovvero un fenomeno legato alla condizione lavorativa e dunque al contesto sociale all’interno del quale l’individuo opera. 

Un chiaro esempio è rappresentato dal Covid-19: gli operatori sanitari si sono trovati dinanzi ad una situazione emergenziale senza precedenti, in condizioni di estremo stress, disponendo di scarse risorse e sottoponendosi a turni intensivi; tutto ciò ha favorito la comparsa dei sintomi tipici del burnout.
Al giorno d’oggi sei giovani lavoratori su dieci soffrono di disagi emotivi per esaurimenti da burnout e pressioni. Un giovane su due lascia il lavoro per malessere psicologico, caratterizzato da ansia, insonnia, irritabilità e scarsa capacità di concentrazione.
L’80% delle persone ha sperimentato almeno un sintomo correlato al burnout; tutto ciò è dovuto ad un sovraccarico di lavoro e alla carenza di appropriate ricompense, non tanto dal punto di vista economico quanto a livello di promozione delle capacità del singolo e supporto morale. Gli insegnanti, il datore di lavoro e la famiglia devono supportare gli individui, mediante l’adozione di un agire educativo incoraggiante. 
Bisogna fornire degli incentivi ai lavoratori, aiutarli ad esternare i propri pensieri e le proprie difficoltà, ascoltarli e supportarli emotivamente.

Naturalmente, questa sindrome non colpisce soltanto i lavoratori, ma anche, e soprattutto, i giovani.
Sappiamo bene quanto la società di oggi faccia pressione su ogni individuo: si tratta di una società che vive a mille all’ora, caratterizzata dalla competizione tra individui che porta questi ultimi ad avere come unico obiettivo quello di essere “migliore” dell’altro, anziché perseguire i propri obiettivi al fine di raggiungere una crescita personale. Alla base di ciò vi è la necessità di appartenenza, di sentirsi parte di un gruppo, che influisce sullo sviluppo della personalità di ogni individuo.

La maggior parte dei giovani è caratterizzata da insicurezza personale, bassa autostima, sensazione di inferiorità e fallimento, difficoltà a relazionarsi, mancanza di personalità e motivazioni. Tutto questo compromette il benessere psico-sociale della persona, e porta quest’ultima a mettere in atto una sorta di fuga dalla relazione, a chiudersi in se stessa e ad avere un atteggiamento cinico nei confronti di tutto ciò che accade intorno ad essa. Inoltre si ha un atteggiamento negativo nei confronti della propria attività e un sentimento di inadeguatezza, di non essere all’altezza del compito o di non essere in grado di svolgerlo; questo influisce sulla perseveranza scolastica dello studente, poiché vi è il rischio di abbandono, ma anche sulla sua salute mentale.

Gli studenti con un livello di burnout più elevato hanno meno ambizioni, sono maggiormente a rischio di abbandono scolastico e hanno un peggioramento della qualità della vita.
Il Consiglio Nazionale Giovani ha lanciato, a riguardo, l’osservatorio #Wellfare e una piattaforma di ascolto diretto per ascoltare i giovani circa le loro difficoltà. 

Il burnout è un indicatore di lacune organizzative: è dunque dovere delle organizzazioni sanitarie conoscere e trovare il rimedio più adatto per combattere la sindrome dello “stress da lavoro”, partendo dall’istituzione di un clima di collaborazione e fiducia all’interno delle strutture e delle relazioni.
Bisogna, però, che noi giovani teniamo sempre a mente una cosa: non importa ciò che gli altri pensano o dicono, ognuno deve perseguire i propri obiettivi con determinazione fino a raggiungerli. Nessuno può giudicare il nostro modo di pensare o agire, nessuno può permettersi di tarpare le nostre ali e calpestare la nostra autostima. Ognuno ha i propri modi, strategie e tempi per svolgere un’attività, non esiste il “è meglio di me” o “io non so fare nulla”, perché ogni individuo è unico e irripetibile.
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