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Il Digital Service Act

1/10/2022

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Giulia Cavallari

Giovane Avanti! Bologna

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L’accordo raggiunto sul Digital Service Act (DSA) e la sua approvazione da parte del Parlamento europeo rappresenta sicuramente una importante svolta dal punto di vista normativo della disciplina del web. 
La data del 5 luglio 2022 la ricordiamo come tappa fondamentale del percorso di adeguamento della normativa comunitaria e in questo modo l’Europa andrà ad occupare uno ruolo di primaria importanza nell’ambito di regolamentazione della rete. Un accordo, che la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha definito storico proprio per la portata dell’intero progetto normativo e legislativo (“ciò che è illegale offline sarà effettivamente illegale online nell’UE”).
Il Digital Service Act andrà ad affiancare un altro accordo di storica importanza denominato Digital Market Act che ha come obiettivo principale quello di contrastare le posizioni dominanti e le pratiche sleali che le c.d. Big Tech possono mettere in atto.
Il Digital Service Act non è altro che un pacchetto di norme che si pone come obiettivo quello di contribuire e garantire il corretto funzionamento del mercato dei servizi intermediari individuando norme unitarie per il “mondo” dell’ online che sia sicuro oltre che affidabile, ma che garantisca il concetto di innovazione e di rispetto dei diritti riconosciuti dalla carta europea dei diritti fondamentali (tutela e protezione dei consumatori).
Si tratta di due importanti passi a livello comunitario che consentiranno di lanciare un segnale forte sia ai cittadini comunitari che alle imprese (anche quelle con sedi in stati extra UE). 
L’importanza di questo ulteriore passo riguarda la tutela dei dati degli utenti poiché si tratterà di un passo per una maggiore sovranità digitale dell’intera Unione Europea.
La proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 2020 è relativa ad un mercato unico dei servizi digitali (approvata il 5 luglio 2022 Digital Service Act) con l’obiettivo di apportare modifiche alla precedente direttiva n. 31 del 2000 (direttiva sul commercio elettronico). Una direttiva divenuta ormai “obsoleta” visto il lungo arco temporale trascorso in cui è cambiato radicalmente il modo di concepire la rete e il suo funzionamento, il modo di comunicare, di connettersi, di relazionarsi e di svolgere attività economica online (e-commerce), ma che continua e continuerà a rappresentare un vero pilastro normativo.
Tuttavia, l’uso di questi servizi ha portato anche al sorgere di nuovi livelli di rischio che riguardano sia la società che il singolo utente. Per questo motivo e per rispondere a questa ‘esigenza’ il nobile intento è quello di arrivare ad una regolamentazione unitaria a livello europeo: una protezione che non sia solo a livello di tutela dei dati e della privacy, ma che comprenda anche la tutela dei consumatori e dei loro diritti fondamentali garantendo trasparenza e forme di responsabilità in capo alle piattaforme online di grandi dimensioni (quelle piattaforme che comunemente chiamiamo i “giganti del web”) che quindi possono comportare rischi causati dalla diffusione di contenuti i illegali tali da arrecare danno. Cosa significa? Che tutti gli intermediari online che offrono i servizi su un mercato unico, a prescindere dalla sede, che può essere o meno nel territorio comunitario, saranno chiamati al rispetto di queste nuove norme.
Il cittadino europeo, attraverso il Digital Service Act, troverà una forma di tutela anche dei propri diritti fondamentali e, di conseguenza, una minore esposizione ai contenuti illeciti. 
Il Digital Service Act fissa degli obblighi per le piattaforme; obblighi che ovviamente saranno legati alle dimensioni, all’impatto, ma anche al rischio che quella piattaforma e il suo utilizzo da parte dell’utente può comportare.
Con il DSA, per la prima volta, si fissano delle regole per i giganti del web che gestiscono le piattaforme e saranno tenuti a tutelare gli utenti. Gli utenti (i cittadini comunitari) saranno “al comando”.
Le Big Tech non potranno più influenzare- come avviene oggi- le scelte degli utenti, ma dovranno obbligatoriamente rimuovere tutti i contenuti illegali e illeciti. Le grandi piattaforme saranno chiamate a valutare i rischi che i loro sistemi comportano per quanto riguarda i contenuti, prodotti illegali e i rischi per la tutela degli interessi pubblici. Inoltre, con queste nuove regole i gestori delle piattaforme dovranno indicare agli utenti chi paga per la diffusione di quel contenuto e perché l’utente lo riceve (trasparenza effettiva in materia pubblicitaria).
Diverrà obbligatorio lo sviluppo- da parte delle Big Tech- di strumenti per la gestione del rischio atti a tutelare l’integrità dei loro servizi.
In ambito e-commerce le piattaforme saranno obbligatoriamente tenute alla verifica dell’identità dei fornitori prima di consentire la vendita sulla piattaforma di beni e prodotti proprio per evitare e/o ridurre al minimo le truffe online, a tracciare i propri fornitori, a rimuovere tempestivamente contenuti e/o merci illegali.

L’obiettivo del Digital Service Act è tracciare la strada dove trasparenza e corretta informazione vengano garantite e lasciare la scelta agli utenti se essere profilati dalle grandi piattaforme. 
Inoltre, come già avvenuto con il GDPR, vengono previste apposite misure per i minori vietando la pubblicità mirata basata sull’uso dei dati dei giovani utenti. 
L’ex Ministro Colao ha dichiarato “Con l'accordo politico sulla legge sui servizi digitali (Dsa) l'Europa inaugura una nuova stagione: quella della piena correttezza e democrazia digitale, per cui ciò che è illecito offline lo è anche online. L’Italia ha partecipato attivamente al negoziato, contribuendo a raggiungere risultati importanti che ristabiliscono fondamentali principi a tutela di cittadini e imprese europee”
Oggi quell’accordo politico che è stato approvato dal Parlamento UE porta anche il “segno” della competenza e capacità dell’Italia che ha saputo essere protagonista di questa profonda innovazione legislativa comunitaria. 
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