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26/9/2022

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Riccardo Imperiosi

Direttore Giovane Avanti!

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​Congratulazioni e in bocca al lupo a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia per la vittoria alle elezioni. In una generale crisi dei valori democratici - e questo voto lo dimostra - è tanto giusto quanto necessario che la guida del governo spetti a loro. D’altra parte ogni coalizione di centrosinistra o simili, complice la consueta e aggiungerei inevitabile frammentazione, è stata chiaramente sconfitta alle urne e questo porta a qualche riflessione.
​La prima è sull’affluenza, la più bassa della storia repubblicana. Il 64% registrato va a confermare - direi più a peggiorare ulteriormente - il trend negativo che aveva visto solo il 75% degli italiani andare a votare nel 2013 e il 73% nel 2018. Nelle prime elezioni del 1948 si registrò il 92,2% di affluenza, nel 2006 l’83,6%: negli ultimi cinque anni l’affluenza è diminuita (del 9%) tanto quanto nei primi sessant’anni di Repubblica, dato che viene evidenziato ancor di più dal fatto che fino al 1983 almeno il 90% dei cittadini si recò regolarmente alle urne. Chiaro segno di una politica percepita come sempre più distante dai cittadini, che manifestano la loro sfiducia non solo attraverso flussi di voto verso movimenti più estremi, ma con l’astensionismo. Quando il voto di protesta si trasforma in astensionismo vuol dire che la sfiducia si trasforma in indifferenza, il che porta necessariamente a porsi una domanda: hanno ancora senso le istituzioni per come sono state concepite fino ad ora? Ha senso considerare seriamente delle riforme istituzionali che possano avvicinare la politica alle persone? Con questo governo consiglierei di no vista la piega che potrebbero prendere, ma pensare a misure di questo tipo sembra più necessario che mai.

La seconda riflessione è sui partiti che escono vincitori e sconfitti. Se FdI si è dimostrata il traino della destra, complice il crollo della Lega e un calo, seppur contenuto, di Forza Italia, il PD si è comunque attestato come secondo partito in Italia con più di cinque milioni di voti. Certo è che Letta ha pagato quella che è la peggior comunicazione politica possibile durante la campagna elettorale: finchè ti proporrai come alternativa a qualcosa, stai accettando che quel qualcosa conduca il gioco, che detti le regole della campagna elettorale. Ma se la controparte si proponeva come una - finta - destra sociale, dall’altra non sempre la priorità (non dico che non ci fossero proposte sensate, anzi i programmi premiavano ampiamente il centrosinistra) è stata essere davvero una sinistra sociale, piuttosto una semplice e un po’ generica alternativa. 
Anche il M5S fa un balzo in avanti rispetto ai sondaggi, anche se rimane incredibile come sette uninominali vinti su nove totali siano in Campania. Il Terzo Polo ai livelli di Lega e FI a parer mio è un’ottima notizia per un eventuale accordo post elezioni col centrosinistra basato sul programma Draghi. 

La terza considerazione è che a queste elezioni chi ha perso davvero sono stati i giovani. Hanno vinto quelli per cui la priorità per le nuove generazioni è combattere le devianze (e già la considerazione che hanno del termine devianza la conosciamo bene), al diavolo i temi del lavoro, della formazione e istruzione (hanno proposto l’ennesima riforma e di rivedere i programmi, immaginiamo già il perchè), dell’alternanza scuola lavoro che sta uccidendo decine di ragazzi ogni anno. Hanno vinto quelli per cui l’importo del RdC deve essere versato direttamente alle imprese e non ai giovani, il solito regalo ai soliti noti. Hanno vinto quelli per cui la flat tax è una misura a favore dei giovani: verrebbe da chiedersi come, visto che dalle ultime ricerche si evince che il 75,9% dei giovani guadagna meno di 1500 euro (lordi) mensili, di fatto l’introduzione di una flat tax per loro significherebbe sostenere i costi dei tagli agli scaglioni più elevati.
In generale ha vinto l’idea di un Paese conservatore, liberticida, in disaccordo con le attuali istituzioni europee (gli alleati di Meloni&Co. sappiamo tutti chi sono). La peggior notizia possibile per noi giovani, popolo di sognatori e inguaribili progressisti. Ascoltiamoli, analizziamo gli errori, immaginiamo un paese più equo e proviamo a dar loro un presente e un futuro migliori: seguiamo la strada delle socialdemocrazie europee, solo così è possibile risorgere dalle ceneri.
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