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Giulia CavallariGiovane Avanti! Bologna È notizia recente che l’Agenzia per l’Italia Digitale ha adottato il Piano per la parità di genere con la determinazione n. 13 del 18 gennaio 2023. Un piano che ha come obiettivo l’effettiva applicazione del principio della parità di genere. Uno strumento che serve a dimostrare l’impegno dell’AgID a favore di una parità di genere che spesso manca in Italia o non viene rispettata. La parità di genere è un valore fondamentale per l’Unione Europea, ma è anche un obiettivo che l’ONU si è prefissato per uno sviluppo sostenibile e la considera non solo come “diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace”. L’UE da sempre si è mostrata incline nel supportare e favorire iniziative volte a riconoscere, garantire e tutelare la parità di genere, ma soprattutto si pone l’obiettivo di garantire il perseguimento di un “percorso scelto nella vita” da ragazze e ragazzi e quindi deve essere loro garantita pari opportunità con una partecipazione ai processi evolutivi della società europea. Il Gender Equality Plan mostra come l’obiettivo della Commissione Europea sia quello di “migliorare il sistema europeo di ricerca e innovazione, creare ambienti di lavoro paritari di genere in cui tutti i talenti possano prosperare e integrare meglio la dimensione di genere in progetti volti a migliorare la qualità della ricerca e la rilevanza per la società della conoscenza, delle tecnologie e delle innovazioni prodotte”.
Il Gender Equality Index 2022 mostra che l’Italia con il punteggio di 65.0 su 100 si colloca al 14° posto, con un punteggio 3,6 inferiore alla media europea (68.6su 100). I dati del Gender Equality Index Italy poi dimostrano che le donne- nelle varie fasce di età- siano più povere degli uomini con una differenza maggiore nella fascia di età over 65 (19% donne contro il 13% degli uomini). Sul fronte nazionale, la strategia UE si inserisce lungo il percorso tracciato dal PNRR orientato all’inclusione di genere in cui l’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono obiettivi previsti da tutte le Missioni del PNRR. Infatti negli ultimi anni, come riporta anche il Servizio Studi della Camera dei Deputati, “particolare attenzione è stata posta negli ultimi anni agli interventi a sostegno del principio della parità di genere in tutte le sue forme e attività”, ma per ora nessuno degli Stati membri UE è riuscito a raggiungere questo obiettivo perché “i progressi sono lenti e i divari di genere persistono nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale”. All’interno del PNRR la parità di genere è una delle priorità trasversali prevedendo interventi diretti di sostegno dell’occupazione e dell’imprenditorialità femminile e interventi indiretti volti a rafforzare i servizi educativi. Il programma Next Generation EU è l’occasione per provare a recuperare i cronici ritardi che hanno ‘bloccato’ questo Paese e che riguardano anche le donne, i giovani. Le disuguaglianze di genere che caratterizzano l’Italia riguardano il contesto familiare, ma anche quello della formazione e quello lavorativo perché proprio “con l’ingresso nel mondo del lavoro le disuguaglianze di genere, anziché diminuire, si consolidano”. La percentuale di donne che lavora è pari al 53,1% nettamente inferiore alla media europea del 67,4%. Le donne sono le più penalizzate rispetto agli uomini a partire dal salario e dalla precarietà lavorativa. In particolar modo la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 ha individuato alcune priorità quali lavoro, reddito, competenze, tempo, potere. Quando è stata pubblicata la Strategia nazionale per la parità di genere l’Italia occupa il 14° posto in Europa per parità di genere con un punteggio nettamente inferiore rispetto a quello degli Stati capofila. Fanalino di coda nonostante progressi avvenuti negli ultimi 7 anni. L’Italia è quello Stato membro dell’Unione Europea che spesso si trova ad essere in fondo alle classifiche e in questo caso la gravità di questi ritardi non trova alcuna scusa perché l’occupazione femminile è inferiore di almeno 20 punti percentuali rispetto a quella maschile con almeno il 33% delle donne occupate che svolgono mansioni in regime part-time (mentre solo l’8% degli uomini occupati svolge lavori part-time). “[…] nel 2020, le donne hanno, infatti, sperimentato una diminuzione nella partecipazione al mercato del lavoro più accentuata rispetto alla componente maschile”. Nel 2021 l’Istat aveva rilevato che “tra febbraio 2020 e aprile 2021, infatti, le occupate sono diminuite del 3,3% e gli occupati del 3,6%, mentre gli andamenti del tasso di disoccupazione e di quello di inattività hanno mostrato un passaggio più frequente degli uomini verso l’inattività. In quattordici mesi il tasso di disoccupazione maschile è salito al 9,8% con un aumento di 0,9 punti, e la quota di inattivi di 15-64 anni è cresciuta di 1,8 punti (al 27,1%); per le donne, invece, il tasso di disoccupazione è aumentato di un punto e quello di inattività di 0,9 giungendo, rispettivamente all’11,9% e al 45,2%”. Nel PNRR è prevista l’introduzione di un sistema di certificazione della parità di genere di cui è titolare il Dipartimento per le pari opportunità e “che intende accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le areee più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale” oltre a favorire la creazione di imprese femminili nell’ambito della Missione 5 (Inclusione e coesione). AgID già nel 2020 aveva attivato “il Comitato Unico di Garanzia (CUG) per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, riconoscendo l’importanza del principio di pari opportunità per la costruzione di una società democratica e multiculturale e per la valorizzazione dell’ambiente di lavoro”. L’obiettivo di AgID è rimuovere tutti i possibili ostacoli e impedimenti che possono in qualche modo limitare la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Soprattutto, come previsto al punto 2 della Parte I “la promozione del benessere aiuta a ridurre lo stress e a creare ambienti di lavoro gradevoli in cui gli individui possano operare al meglio. Una buona salute e il benessere possono essere un fattore fondamentale per un alto livello di coinvolgimento dei dipendenti e delle prestazioni dell’organizzazione”. Il contenuto del Piano della parità di genere varato da AgID prevede una serie di azioni per il conseguimento degli obiettivi come il miglioramento della qualità e dell’impatto dell’innovazione, ma anche il miglioramento degli ambienti di lavoro o l’attrazione dei talenti facendo in modo che questi restino in modo da assicurare una corretta e adeguata valutazione delle competenze del personale. Ciò è possibile attraverso “una struttura che rileva gli indicatori chiave di prestazione e si basa sulle seguenti aree tematiche: - equilibrio tra vita-lavoro e cultura organizzativa; - equilibrio di genere nella leadership e nel processo decisionale; - parità di genere nel reclutamento e nell’avanzamento di carriera”. Anche a livello comunitario la normativa europea sugli standard di qualità della vita lavorativa è quella che favorisce tra gli Stati membri un “bilanciamento tra i tempi della vita lavorativa e quelli dedicati alla vita familiare. Una conciliazione che deve riguardare tutti i lavoratori uomini e donne, anche in una prospettiva di equa condivisione delle responsabilità”. Per questo motivo sono state introdotte forme di lavoro agile proprio per favorire ‘la combinazione’ tra la vita professionale e quella di cura della famiglia e quindi garantire maggiore flessibilità. Al punto 5 della Parte II AgID intende promuovere analisi di genere che tengano conto delle esigenze delle donne e degli uomini introducendo alcune iniziative sul rapporto di genere, sul bilancio di genere. AgID è tra le prime amministrazioni pubbliche centrali ad adottare il Piano per la parità di genere. L’obiettivo che ci si è prefissati con la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 è quello di ‘risalire’ la classifica del Gender Equality Index dell’EIGE nel prossimo quinquennio e quindi raggiungere posizioni migliori rispetto alla media europea che consentano all’Italia di rientrare tra i primi 10 Stati membri. Certo la strada è ancora lunga, ma soprattutto servono investimenti, serve avere una visione di Stato moderno che non sia ancora a vecchi retaggi che hanno bloccato il Paese in una bolla opaca rendendolo fanalino di coda tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Certo l’ambizione c’è, ma dovrà esserci anche la volontà del Governo e delle Istituzioni nel perseguire questo obiettivo che non è nulla di ‘alieno’, ma che serve a rendere il nostro Paese più civile e più giusto nei confronti della metà della sua popolazione: quella femminile. Perché - storicamente parlando - la popolazione femminile è sempre stata svantaggiata rispetto a quella maschile. Lavoro, Reddito, Competenze, Tempo, Potere dovranno essere le stelle polari per la corretta e piena attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026.
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