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di Giulia Cavallari - Giovane Avanti! Bologna È stato introdotto il nuovo Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione per gli anni 2024-2026. Si tratta di uno strumento necessario per attuare quel percorso di trasformazione digitale che l’Italia attende da troppo tempo partendo dalla trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione.
Dal nuovo Piano Triennale (il primo sotto il Governo Meloni) emergono una serie di elementi fondamentali per il futuro delle nuove tecnologie e del digitale nella PA. Il Piano 2024-2026 integra i Piani degli anni precedenti (il primo è del triennio 2017-2019) con gli obiettivi della Missione Digitale del PNRR e gli sviluppi della PA. Si tratta di un documento di orientamento oltre che di supporto per le Pubbliche Amministrazioni chiamate a pianificare le loro attività nel processo di trasformazione digitale. Il Piano 2022-2024 è stato caratterizzato dal PNRR nel senso che la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) ha rappresentato l’opportunità di dare una spinta pianificando una serie di attività per la trasformazione digitale. L’informatica e le nuove tecnologie oggi hanno un ruolo fondamentale soprattutto in un’era in cui il ruolo dell’intelligenza artificiale è sempre più quello di un protagonista che è entrato a far parte delle nostre vite. Il Piano Triennale 2024-2026 presenta una serie di cambiamenti rispetto ai precedenti: è necessario procedere ad una vera e propria implementazione dei servizi digitali. Come viene riportato nell’introduzione: “Il nuovo Piano triennale si inserisce in un contesto di riferimento più ampio definito dal programma strategico “Decennio Digitale 2030” [...] i cui obiettivi sono articolati in quattro dimensioni: competenze digitali, servizi pubblici digitali, digitalizzazione delle imprese e infrastrutture digitali sicure e sostenibili”. E quindi la strategia del nuovo piano nasce proprio nell’ottica di una riorganizzazione e programmazione della digitalizzazione delle PA. Ma quali sono le finalità di questo Piano? Innanzitutto fornire alla Pubblica Amministrazione gli strumenti per erogare in tempi celeri servizi ai cittadini ed erogarli in modalità digitale, favorire lo sviluppo di una società digitale perché nel nostro Paese sono ancora tanti, troppi i cittadini che non hanno neanche le conoscenze basilari per l’utilizzo degli strumenti digitali, favorire al contempo uno sviluppo che sia sì sostenibile, ma anche inclusivo che quindi non mostri- ancora una volta- divari creando cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il modello strategico, come viene riportato nel Piano, individua una “architettura organizzativa e tecnologica che ha l’obiettivo di supportare la collaborazione tra i livelli istituzionali, nel rispetto della autonomia degli stessi enti, come previsto anche dall’art. 14 del Decreto Legislativo 7 marzo 2005 n. 82 (conosciuto anche come Codice dell’Amministrazione Digitale) sui rapporti tra Stato, Regioni, autonomie locali.” Il Piano triennale aggiorna quelli che sono considerati i principi guida per collegarli anche ad un quadro normativo in costante evoluzione. Uno dei principi cardine è il c.d. “digital & mobile first” vale a dire che le Pubbliche Amministrazioni sono chiamate ad erogare servizi pubblici che siano fruibili dai cittadini utilizzando gli strumenti digitali di cui dispongono. Altro principio sul quale si stanno compiendo dei passi in avanti è il c.d. cloud first vale a dire il cloud inteso come piattaforma abilitante. La strategia è quella di procedere alla realizzazione di un sistema operativo del Paese ricorrendo al cloud computing nel settore pubblico. Quindi, incentivare le PA a introdurre e riconoscere soluzioni basate sul cloud computing attraverso il modello cloud della PA per favorire la diffusione dei servizi digitali e la realizzazione di una rete di infrastrutture digitali di cui il nostro Paese continua ad essere carente e significa anche garantire la sicurezza degli asset strategici per il Paese. Un principio che non può non essere preso in considerazione è legato alla interoperabilità by design e by default. Altro elemento, che ha trovato sviluppo, ‘grazie’ alla pandemia, è legato all’incremento delle identità digitali: SPID, carta di identità digitale come unici strumenti di accesso ai servizi della PA. Ulteriore elemento è il c.d. openness vale a dire che le PA devono attuare tutte le misure necessarie per evitare il lock-in dei propri servizi. Oggi, un fattore chiave che le Pubbliche Amministrazioni devono considerare è la sostenibilità digitale. Il modello strategico del piano triennale 2024-2026 individua una serie di sfide “legate sia al funzionamento del sistema informativo di un singolo organismo pubblico, sia al funzionamento del sistema informatico pubblico complessivo dell’intero Paese, nell’ottica del principio cloud-first e di una architettura policentrica e federata”. Sfide sia organizzative che tecnologiche che le PA a livello centrale e locale devono affrontare necessitano di strumenti, di regole, di tecniche che consentano una pianificazione delle azioni e degli investimenti a livello istituzionale. Con il Piano 2024-2026 viene presentato anche un modello di Pubblica Amministrazione che ha come obiettivo il funzionamento di tutti gli enti nel loro insieme e non il funzionamento della singola PA puntando sul concetto di government as a platform con gli enti che diventano di fatto degli ecosistemi amministrativi digitali “alla cui base ci siano piattaforme organizzative e tecnologiche, ma in cui il valore pubblico sia generato in maniera attiva da cittadini, imprese e operatori pubblici..”. Seguendo, di fatto, quanto era stato previsto nella Comunicazione EU n. 118 del 2021 sulla Bussola Digitale 2030 secondo cui “l’ecosistema non è un elemento esterno all’ente, ma è qualcosa sostenuto dall’ente pubblico per abilitare servizi migliori”. Siamo, quindi, di fronte ad un processo di trasformazione digitale che sta coinvolgendo diversi attori a tutti i livelli: dai cittadini, alle pubbliche amministrazioni, alle imprese e per affrontare questa trasformazione è fondamentale che si delineino dei veri e propri percorsi di transizione digitale che richiede una partecipazione attiva delle istituzioni dal Governo centrale agli enti locali. Questo processo di collaborazione consiste in un vero e proprio coinvolgimento delle varie strutture operative che hanno una missione, anzi la missione: la digitalizzazione di un Paese che per troppi anni ha atteso questo percorso di trasformazione per rendere ai cittadini servizi accessibili e contribuire quindi alla crescita del Paese anche a livello economico oltre che sociale. Il piano 2024-2026 rappresenta il percorso che dovrà essere seguito da tutti gli attori in campo e l’Agenzia per il Digitale avrà il ruolo di ‘supervisionare’ la realizzazione di tutti gli obiettivi presenti nel Piano. Uno Strumento strategico che rappresenta quella rivoluzione che si sta aspettando da tempo. In un mondo sempre più interconnesso è fondamentale che il rafforzamento della cybersecurity sia il pilastro intorno al quale costruire il futuro digitale dell’Italia. Un capitolo del Piano triennale è dedicato proprio alla cybersecurity perché la priorità non più rinviabile con l’individuazione di alcune linee di azione: 1) monitoraggio proattivo delle minacce cyber nel dominio della PA mediante la diffusione di indicatori di compromissione e informazioni per l’innalzamento del livello di difesa; 2) individuazione e analisi e gestione dei rischi cyber e quindi la necessità di fornire strumenti ad hoc; 3) formazione per far conoscere e rafforzare la conoscenza della cybersecurity nelle Pubbliche Amministrazioni. Con l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per Cybersicurezza (D.L. n. 82/2021) si è voluto evidenziare l’impegno che le istituzioni del nostro Paese hanno deciso di assumersi per rafforzare le difese digitali dell’Italia soprattutto creare intorno alle infrastrutture critiche un muro di sicurezza per garantire il loro funzionamento e quindi creare un piano di difesa dei sistemi informatici della Pubblica Amministrazione e delle infrastrutture critiche. E’ necessario adottare elevati standard di sicurezza e protezione in materia di privacy a tutela e garanzia dei dati personali dei cittadini e affinché questi dati vengano gestiti in modo sicuro e responsabile. Le Pubbliche Amministrazioni, come si evince nel Piano, “garantiscono la conformità dei propri sistemi di IA con la normativa vigente in materia di protezione dei dati personali e di sicurezza cibernetica”. Nell’Italia del 2024 e del futuro “la sicurezza e la resilienza delle reti e dei sistemi, su cui tali tecnologie poggiano, sono il baluardo necessario a garantire, nell’immediato, la sicurezza del Paese e, in prospettiva, lo sviluppo e il benessere dello Stato e dei cittadini.” Per la prima volta nel Piano Triennale è stata inserita una parte dedicata esclusivamente ai dati e all’Intelligenza Artificiale (capitolo 5). Si evidenzia il potenziale che l’intelligenza artificiale ha e la si considera una tecnologia “estremamente utile, o addirittura dirompente, per la modernizzazione del settore pubblico”. L’intelligenza artificiale viene, quindi, considerata come risposta per migliorare sia l’efficacia che l’efficienza nella gestione ed erogazione dei servizi pubblici a cittadini ed imprese. La Pubblica Amministrazione italiana annovera già esperienze importanti nello sviluppo e utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale basti pensare all’Agenzia delle Entrate che utilizza algoritmi di machine learning per l’analisi di schemi e/o comportamenti sospetti e per rilevare eventuali frodi o all’INPS che adotta chatbox per una maggiore interazione sempre più personalizzata con l’utente che o all’ISTAT che utilizza foundation models (vale a dire sistemi che sono in grado di svolgere una serie di compiti anche molto specifici) per un miglioramento della qualità della modellazione dei dati. I principi di azione che dovranno essere adottati dalle PA per l’uso dell’intelligenza artificiale sono: miglioramento dei servizi e riduzione dei costi, analisi del rischio, trasparenza, responsabilità e informazione, inclusività e accessibilità, privacy e sicurezza, ma anche sostenibilità e utilizzo di foundation models (sistemi IA Ad alto impatto). Le PA che acquistano servizi di intelligenza artificiale sono tenute a valutare attentamente sia le modalità che le condizioni con le quali i fornitori gestiscono i dati che la PA fornisce tenendo in debito conto la proprietà dei dati e la compliance alla vigente normativa in tema di privacy e protezione dati personali. Sarà questa la volta buona in cui l’Italia riuscirà a cambiare e raggiungere un livello importante di digitalizzazione della PA e di erogazione di servizi a cittadini e imprese?
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