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La caduta di Antonio Costa

18/12/2023

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Chiara Formenti

Consulente comunicazione, Expat in Portogallo dal 2017


Sono giorni concitati in Portogallo, è accaduto l’impensabile ovvero la caduta di un Governo di maggioranza assoluta, quella maggioranza assoluta che il PS del premier Antonio Costa si era assicurato nelle elezioni anticipate del gennaio 2022.  
Definirlo un terremoto politico è corretto, un sisma della stessa magnitudo di quello del 1755 che si portò via tutta la città di Lisbona. 

Cosa ha causato tutto questo? 
Una indagine di corruzione su quattro progetti, tutti legati al PNRR e alla transizione ecologica, che vede protagonisti dei nomi molto vicini ad Antonio Costa in particolare il suo (ex) migliore amico e consulente Diogo Lacherda Machado e Vitor Escària, suo Capo di Gabinetto. 
​
La cronaca di questa vicenda è molto complessa, nell’arco di pochi giorni da quel Martedì Nero delle dimissioni di Antonio Costa in diretta TV– il 7 Novembre- si è scoperto che le intercettazioni che sembravano coinvolgerlo si riferivano in realtà al ministro dell’Economia Antonio Costa Silva e, nei giorni successivi, tutti gli indagati detenuti in carcere preventivo sono stati rilasciati, le accuse di corruzione decadute e trasformate in traffico di influenza e offerta indebita di vantaggi. Nella sostanza il giudice che ha esaminato le prove del PM le ha ritenute insufficienti per avvalorare le accuse proposte.
Non è mia intenzione derubricare la questione giudiziale, il processo ci sarà, le prove verranno riesaminate e solo in quella sede sarà possibile comprendere la portata dell’indagine e le responsabilità di tutti i coinvolti: la realtà di oggi è che Antonio Costa si è dimesso e il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo De Sousa ha indetto elezioni anticipate per il 10 Marzo 2024. 
L’Assembleia Da Republica verrà sciolta solo dopo che la Legge Di Bilancio sarà messa in sicurezza al fine di garantire la piena funzionalità dello Stato almeno in questo importante ruolo, una decisione che alle opposizioni non è piaciuta perché ovviamente l’Orçamento do Estado a firma PS passerà senza problemi ed è una legge di bilancio piuttosto redistributiva, che vede un taglio delle tasse pari circa al 3% soprattutto per le fasce di reddito più basse; un aumento nelle pensioni e la fine di alcuni vantaggi fiscali iniqui come lo status di residente não habitual, ovvero una flat tax concessa fin dal 2009 agli expat e molto invisa ai portoghesi. 

Il punto politico è enorme
Il Governo di Antonio Costa era previsto rimanesse saldamente al potere fino al 2026, un traguardo che avrebbe festeggiato: un decennio di premierato, il completamento del PNRR e soprattutto l’onore di essere il Governo e il Primo Ministro in carica nel 2024, l’anno dei festeggiamenti per i 50 anni della Rivoluzione dei Garofani. Ma non solo, Antonio Costa si preparava al traguardo del debito pubblico portoghese al 98,9% rispetto il PIL e ad affrontare una riforma profonda della Sanità Pubblica.

Tutto questo poteva essere evitato? 
Poteva Antonio Costa continuare il suo mandato? No. Un comico portoghese molto acuto Ricardo de Araújo Pereira nella sua striscia satirica “Isto é Gozar com Quem Tem Trabalha” ha commentato il “fracasso” governativo con una osservazione molto divertente, ma veritiera: per salvarsi da questo terremoto Antonio Costa avrebbe dovuto dare un ministero a una nonna così che fosse sempre pronta a dare sagge raccomandazioni sulle persone con le quali interlacciare relazioni e il punto sta proprio qui, nella congerie di nomi, relazioni e accumuli di potere che nel tempo si sono legati a lui e alla sua cerchia più ristretta.
Nel suo secondo discorso ai portoghesi di sabato 11 Novembre ha affermato che “il Primo Ministro non ha amici” scaricando brutalmente Lacerda Machado in una manciata di secondi; tuttavia, è indubbio che la sua caratura personale e politica, ma soprattutto il suo Partito Socialista non avrebbe retto al colpo se fosse rimasto in carica. 
Inoltre il quadro che si sta dipingendo intorno a tutti i personaggi in cerca di autore di questa vicenda non è particolarmente lusinghiero, il fatto che il suo Capo di Gabinetto abbia nascosto 75,8 mila euro tra libri e casse di vino nel suo ufficio all’interno del palazzo di São Bento, la dimora del Primo Ministro, ha dei contorni tragicomici e ripercussioni politiche enormi, nonostante sia stato appurato che quei soldi non arrivassero da illeciti sui progetti sotto la lente del pubblico ministero: Vitor Escària non li voleva dichiarare e li ha nascosti in ufficio. I commenti su questa vicenda sono superflui. 
Sulla caratura etica e politica di Antonio Costa non ci sono dubbi, è un uomo politico solido e lucido, che non teme le sfide e lo ha ampiamente dimostrato in questi anni. 
Ha traghettato il Portogallo fuori dai pantani della Troika con un governo di minoranza che ha retto con onore, ha saputo gestire gli anni della pandemia con coraggio e con un senso di unità nazionale che in fin dei conti lo ha premiato alle urne, non si è tirato indietro nei confronti dell’accoglienza verso il popolo ucraino, ha affrontato con tutti gli strumenti possibili l’aumento dell’inflazione. 
E ancora: il suo governo ha decretato l’aumento del salario minimo a tappe al fine di arrivare al 2026 a 900 euro al mese, ha reso i manuali scolastici gratuiti fino al liceo nelle scuole pubbliche, ha votato la legge sull’eutanasia, ha ampliato la possibilità di accedere gratuitamente agli asili nido, ha aperto le porte del Portogallo agli investimenti nell’area digitale preparando il terreno con HUB, incubatori e un legislatore adatto a questo tipo di business, una strategia che ha portato il Paese ad avere sette “unicorn”, dunque realtà che han raggiunto un valore superiore al miliardo di euro, l’Italia ha prodotto uno solo di unicorno negli ultimi anni. 
Nel complesso il Portogallo di Antonio Costa è un Paese che può respirare a pieni polmoni, che non ha paura di accogliere e di essere un nuovo paese di espatrio: il 20% della popolazione lisboeta non è portoghese di nascita e gli italiani sono la seconda comunità in città; hanno superato i francesi che possiedono un legame storico con Lisbona. Certo, i problemi esistono e sono gli stessi problemi che si incontrano in giro per l’Europa come il diritto alla casa e il problema della gentrificazione, il costo della vita crescente, le disuguaglianze in aumento, la sanità pubblica traballante, la scuola pubblica e il giusto compenso agli insegnanti, ma Antonio Costa non ha mai nascosto il fatto che questi problemi esistessero, né che alcune misure prese negli ultimi tempi fossero insufficienti ed è la schiettezza di quest’uomo che lo ha reso e rende un personaggio storico nella storia della Repubblica Portoghese.
Il Portogallo è un Paese nel quale il senso delle istituzioni esiste ancora, la politica e i partiti hanno un peso specifico chiaro, nonostante la destra populista abbia trovato il suo spazio ed ora con questa rocambolesca caduta del Governo, fa ancora più paura.  

Chi potrà mai sostituire Costa?
La prima risposta è: nessuno, si è chiusa una fase e se ne apre un’altra. Al prossimo congresso del Partito Socialista ci si aspetta la vincita di Pedro Nuno Santos, classe 1977, maderense, nonno ciabattino e fiero che lo fosse. Pedro Nuno Santos è stato Ministro delle Infrastrutture dimessosi per un pasticciaccio relativo al possibile nuovo sito dell’Aeroporto di Lisbona e la compagnia di bandiera TAP, ma quello è il passato e in fondo il pasticciaccio non fu così grave, solo che in Portogallo se un politico sbaglia…si dimette, anche se ha preso la frutta gratis in un mercato. 

Cosa accadrà? 
Questo articolo è un piccolo excursus di quello che è accaduto dal 7 Novembre 2023 alla data di scrittura odierna, non è abbastanza esaustivo, ma vuole mettere in chiaro una solida certezza, sentiremo la mancanza di Antonio Costa e allo stesso tempo chiunque in Portogallo, me compresa, sa bene che non rimarrà ai margini e il Partito Socialista Portoghese è pronto alla transizione: nelle retrovie esistono carature politiche importanti e strutturate e questo è un bene. 
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