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La condizione delle donne negli autoritarismi moderni

29/4/2022

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Giulia Cavallari

Giovane Avanti! Bologna

Quando pensiamo alle donne, non possiamo non ricordare e avere un pensiero per tutte quelle donne che vivono sotto autoritarismi che impongono loro di stare in casa, di indossare veli che gli coprono tutto il volto, di non accedere all’istruzione anche quella più elementare.
​
Pensiamo all’Afghanistan, alle bambine e ragazze afghane, alle donne afghane. Pensiamo alla loro paura e al loro terrore di vivere sotto le violenze perpetrate dai talebani che da quando sono tornati al potere hanno avviato una nuova e drammatica fase di violenze e violazioni dei diritti umani.

La caduta della capitale Kabul nelle mani dei talebani ha rappresentato la fase finale di una presa di potere iniziata nel maggio dello scorso anno. La caduta di Kabul ha portato alla fine della Repubblica Islamica dell’Afghanistan che era governava il Paese dal 2004. I talebani hanno poi proclamato la restaurazione dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
​Abbiamo visto immagini e scene di caos all’aeroporto dove avvenivano le esfiltrazioni, abbiamo visto le immagini delle migliaia di cittadini afghani ammassarsi nei pressi dell’aeroporto nella speranza di prendere un volo per lasciare il paese.  A metà agosto i talebani controllavano più del 60% del territorio afghano. Una conquista rapida e un esercito-quello afghano- praticamente dissolto.

Un territorio nel quale il concetto di democrazia o di stato democratico resta ancora una lontana chimera. 
I talebani sono noti per non rispettare i diritti, in particolar modo delle donne. I diritti delle donne sono cambiati in maniera significativa, soprattutto negli ultimi 20 anni, con la caduta del regime talebano che aveva imposto drammatiche restrizioni. In questi ultimi mesi è stato compiuto un “salto indietro nel tempo”. Si è tornati indietro di 20 anni.
I diritti delle donne ostacolati e ad oggi, nel 2022, alle donne non sono riconosciuti e i talebani stanno ostacolando-fortemente- l’emancipazione delle donne afghane.

Tornando indietro di 30 anni, ad inizio degli anni ’90, quando i talebani erano saliti al potere, i diritti che le donne avevano avuto fino ad allora sono stati “cancellati”.
I talebani sono, potremmo dire, ossessionati dalla figura femminile. Per loro deve essere come “censurata” imponendo anche degli obblighi che sfioravano l’assurdo.
Quando i talebani salirono al ‘potere’ tra il 1996 e il 2001 imposero degli obblighi come il non poter uscire di casa da sole. Divieto che i talebani hanno reintrodotto anche di recente: l’obbligo per le donne di essere accompagnate da un parente di sesso maschile anche per percorrere distanze superiori ai 72 km.
Sono divieti, che a noi ‘abitanti del mondo occidentale’ suonano come stonati, ma in quel territorio più volte nel corso degli anni le donne si sono trovate ad essere vittime di questi divieti imposti da uomini e dal Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (che con il ritorno dei talebani ha ‘sostituito’ il ministero per gli affari femminili).
 
In tale contesto, la maggior parte di donne e ragazze afghane è costretta tra le mura di casa. Il 27 settembre, il quotidiano Tolo News ha riportato le parole di Binazir Haqjo, una studentessa di terza media, che spera che il governo permetterà alle ragazze di continuare gli studi. “Non sono mai uscita di casa da quando è cambiato il governo”, ha raccontato, facendo riferimento ai 43 giorni al potere dei talebani. “Penso che tutti i nostri sforzi per andare a scuola siano stati sprecati. Eravamo andati in classe nonostante le difficoltà economiche e di sicurezza. Ora stiamo sprecando tutto questo”, ha aggiunto la ragazza. Anche rimanendo in casa, molte donne hanno raccontato di aver subito abusi e violenze. Il 12 settembre, Fahima Rahmati, attivista della società civile e presidentessa di un ente di beneficenza della provincia meridionale di Kandahar, aveva denunciato un aggressione. Secondo la donna, un “gruppo armato legato ai talebani” era entrato in casa sua e aveva picchiato alcuni dei suoi familiari. Tale episodio arrivava a seguito di minacce di morte verso di lei e la sua famiglia. Un uomo, invece, ha raccontato di aver perso la moglie, uccisa in una sparatoria talebana a Kabul. Non sono chiari i dettagli della vicenda, ma Human Rights Watch ha invitato i talebani e la comunità internazionale a indagare seriamente su questi due episodi e su molti altri che continuano a verificarsi nel Paese.

Fino al 2021 le donne, pur vivendo in una società patriarcale, hanno ottenuto dei diritti che gli hanno consentito di vivere “più alla luce del sole”.
Nel 1978 con l’arrivo dei Mujaheddin, la situazione era cambiata in negativo peggiorando poi nel 1996 con l’arrivo dei talebani al potere. Dopo il 2001 si è tornato a parlare di diritti delle donne
Con il ritorno dei talebani nel 2021 si è tornati a temere per le donne e per quei diritti (ancora relativamente pochi) faticosamente riconosciuti. Perché nonostante l’intervento militare, la condizione delle donne era (ed è) nettamente lontana dall’insieme dei diritti che alle donne sono riconosciuti nel mondo occidentale.
Più del 60% delle bambine non riceve istruzione (anche se dal 2001 qualche piccolo miglioramento si è avuto). Purtroppo il ritorno dei talebani ha portato con sé l’impossibilità per le bambine e le ragazze di frequentare scuole o università, mentre le scuole maschili già ad ottobre dello scorso anno erano state riaperte. 
La drammatica situazione economica in versa l’Afganistan ha costretto molte famiglie a non mandare più i figli a scuole, ma a mandarli a lavorare per ‘racimolare’ quale soldo per tentare di sopravvivere. 
Le donne sono ancora costrette a sposarsi in giovane età, subiscono violenze, non hanno accesso ad informazioni come quelle sulla vita sessuale e riproduttiva (a differenza delle donne occidentali). Per questo il ritorno dei talebani è un colpo pesante per una già precaria condizione della donna in Afghanistan.
La situazione in Afghanistan è sempre più grave e critica soprattutto nel periodo invernale. Pangea Onlus, nonostante le enormi difficoltà ci mostra la drammatica situazione in verte il Paese e in cui si trovano donne e bambine afghane. 
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