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la medicina è una cosa da uomini e la colpa è di questo governo

29/4/2024

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di Marco Cappa

Lo scorso 20 marzo si è insediato il nuovo Consiglio d’Amministrazione dell’AIFA. Perché è così importante saperlo? Direte voi. Ovviamente non è solo una questione di coscienza civica dato che l’Agenzia Italiana del Farmaco è il più importante ente pubblico a regolare tutto ciò che riguarda i medicinali nel nostro paese; ma soprattutto è importante osservare la composizione di questo nuovo CDA. Come si può apprendere dal sito web dell’AIFA il CDA è composto da quattro membri, più altri due che nonostante lo presenzino non ne fanno parte. La cosa sconvolgente è che tra questi membri nessuna è donna. Il più importante organo regolatore in materia di farmaci non ammette la presenza femminile all’interno della sua dirigenza, o meglio, lo farebbe se non fosse per questo governo.
Arrivati a questo punto potreste pensare che questo articolo sia solo una mera propaganda sinistroide contro l’esecutivo. Vorrei dimostrarvi però che non è così. Come ho già detto il CDA dell’AIFA è composto da quattro membri permanenti, i quali da adesso e per cinque anni saranno solo uomini. Il fatto è che questi membri, come dicono le regole, sono stati nominati dai diversi ministeri del governo. In realtà il governo ne nomina due: il Consigliere designato dal Ministero della Salute, cioè Francesco Fera; e il Consigliere designato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Emanuele Monti. Gli altri due ruoli vengono assegnati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, oggi ricoperti da Angelo Gratarola e Vito Montanaro. Anche nelle due ultime nomine però c’è da storcere il naso. Infatti, la Conferenza Stato-Regioni è composta da: Presidente del Consiglio (Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia), Ministro per gli Affari Regionali (Roberto Calderoli, Lega), i presidenti delle regioni e delle provincie autonome (5 di Forza Italia, 5 della Lega, 3 del PD, 2 di FDI, 3 riconducibili al centro-destra e 2 al centro-sinistra); tenete conto che in questo calcolo non è conteggiata Alessandra Todde, esponente del Movimento 5 Stelle, dato che all’epoca dei fatti non aveva ancora preso in mano le redini della Regione Sardegna. Se contiamo anche la presenza del Ministro della Salute (Orazio Schillaci, indipendente ma comunque parte di questo governo), essendo il tema di sua competenza, arriviamo a un totale di 24 membri di cui la stragrande maggioranza, ben 19, gravitano nel mondo della destra. Alla luce di ciò non è strano pensare che la decisione di assegnare quei ruoli, quelli di Consiglieri nel CDA dell’AIFA, provenga dalle proprie convinzioni ideologiche.
Purtroppo, stando ai dati del sindacato Annao-Assomed, il quale tutela i professionisti del campo medico, quello della disparità di genere è un tema molto attuale. Infatti, nel 2020 le direttrici di strutture sanitarie in tutto il paese erano solo il 17,2%. Nel campo della medicina universitaria non va meglio: le ordinarie erano solo il 19,3% mentre le ricercatrici tra il 40 e il 55%. Ma ci sono anche dati provenienti da agenzie indipendenti, come Openpolis, la quale afferma che nel 2024 sono stati rinnovati 115 incarichi nel settore medico ma solo il 29% di questi sono stati assegnati a delle donne.
Una situazione, quella della disparità di genere sui luoghi di lavoro, che non riguarda solo il settore medico. Infatti, stando a quanto dice il Global Gender Gap 2023, servono ancora 131 anni affinché in Italia questa differenza si riduca del tutto. C’è da dire però, che quei dati risalivano a diversi mesi fa, prima di diverse decisioni di questo governo. Per esempio, l’esecutivo di Giorgia Meloni ha aumentato l’IVA sui prodotti per la prima infanzia, o ancora peggio, ha aumentato le libertà dei gruppi pro-vita all’interno dei centri per l’aborto.
Tutte decisioni che non solo si ripercuoteranno su tutte quelle donne che già vivono numerose discriminazioni sul lavoro, anche socialmente accettate, ma che renderanno nei fatti più difficile l’essere donna nel nostro paese. In attesa di un ricalcolo da parte del Global Gender Gap possiamo affermare una sola cosa: questo governo sta aumentando il divario che esiste tra uomini e donne.
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