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La regressione della civiltà

25/6/2022

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giulia cavallari

Giovane Avanti! Bologna

​Ieri è stata una giornata molto negativa in tema di tutela dei diritti, in particolar modo del diritto all’aborto negli Stati Uniti. 
La Corte Suprema degli Stati Uniti si è pronunciata stroncando un diritto che era stato riconosciuto ormai cinquant’anni fa con un’altra sentenza relativa al caso Roe v. Wade. Si è pronunciata abolendo, a livello federale, il diritto di aborto. Un pesante passo indietro nella garanzia e riconoscimento dei diritti.
​Con la votazione di 6 giudici contro 3 la Corte Suprema ha, di fatto, revocato il diritto all’aborto trascinando gli USA in un buio spaventoso. Un colpo di mano che infonde una profonda ferita lacerante nel tessuto sociale americano. Una società già fortemente carica di disuguaglianze proprio nel garantire e tutelare proprio il diritto alla salute. Significa che anche una donna che ha subito violenza o stupro non potrà esercitare il diritto all’aborto.
Sono 78 pagine di sentenza firmate da uno dei giudici più ultraconservatori, Alito, e poi approvate anche dagli altri cinque (per un totale di 6 voti).
Nella sentenza di ieri si legge, in un passaggio che “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”. Poche e algide parole che distruggono anni di storia di un diritto che aveva dato la possibilità alle donne di poter scegliere se abortire, di poter scegliere di ricorrere ad un diritto come questo a volte perché non hanno altra scelta se non compiere un passo così estremamente difficile anche dal punto di vista psicologico. Poche parole che aprono una voragine nella società, addirittura già parlano di “spazi per revocare altri diritti” tra cui la contraccezione o i matrimoni gay.

Il Presidente USA, Joe Biden, ha pronunciato un discorso in cui ha affermato “oggi è un giorno triste per la Corte Suprema e il Paese. La Corte Suprema ha portato via un diritto costituzionale […] La salute e la vita delle donne in questa nazione è a rischio” e ha lanciato anche un appello al Parlamento americano per ripristinare questo diritto cancellato dalla Corte Suprema.
Anche l’ex Presidente Obama ha parlato di attacco ai diritti fondamentali.
Hillary Clinton ha affermato che “il parere della Corte vivrà nell’infamia, un passo indietro per i diritti umani”. 
Mentre, invece, Trump esulta perché quei giudici ultraconservatori li aveva nominati proprio lui durante il suo mandato. Esulta perché è stato tolto un diritto alle donne americane, alle cittadine degli Stati Uniti d’America. 
Esulta perché quei giudici hanno portato indietro l’America di 50 anni. 

Gli Stati ultraconservatori degli USA che hanno già introdotto delle leggi che vietano l’aborto o rendono l’esercizio di questo diritto estremamente difficile, se non impossibile, esultano. Esultano perché così impediranno alle donne di scegliere se abortire o meno. 
Cosa accadrà adesso? Cosa accadrà dopo questo colpo di mano? 
Che negli USA esistono già Stati in cui è vietato esercitare questo diritto. In altri 26 Stati l’esercizio di questo diritto è a rischio, potrebbe essere vietato per sempre esercitare questo diritto per le donne. 
In Kentucky, Louisiana, South Dakota è entrato immediatamente in vigore questo divieto. 
In Arkansas, Oklahoma, Missouri è stata attesa la certificazione da parte dei procuratori.
In Alabama è stato dichiarato valido un divieto che, in precedenza, era stato bloccato.
In Texas è stato dichiarato che le strutture che effettuano interruzioni di gravidanza possono essere perseguite penalmente ed essere considerate responsabili.
Invece, il Governatore della California ha firmato una legge con cui introduce una tutela per quelle donne che decidono di interrompere la gravidanza e questa legge riguarda anche donne che provengono da altri Stati americani.
Gli alti stati guidati dai Repubblicani, entro 30 giorni, potranno procedere ad “eseguire” questa terribile sentenza.
A questo punto ogni singolo Stato americano sarà libero di applicare le loro leggi in materia. Quelle leggi che erano già in vigore prima del 1973.
Diversi giudici americani si sono già espressi affermando di non perseguire chi cerca di abortire o pratica l’aborto perché sono decisioni personali. Sono decisioni che riguardano le donne.

Anche in Italia le reazioni sono state forti.
Emma Bonino, che è stata negli anni ’70, una delle maggiori protagoniste per la battaglia dei diritti delle donne tra cui il riconoscimento del diritto all’aborto ha dichiarato “i diritti non sono scritti nelle tavole della legge, se non li curi e non li difendi ogni giorno ti svegli una bella mattina e non li hai più”.
Ma c’è anche chi, nelle file della destra italiana, ha esultato, e non stiamo parlando solo della Chiesa e del Vaticano che addirittura ha affermato che quella di ieri è stata una “giornata storica”.
C’è chi siede in Senato come Pillon e ha pronunciato queste aberranti parole: “L’aborto volontario non è un diritto. Ora portiamo anche in Europa e in Italia la brezza leggera del diritto alla vita di ogni bambino che deve poter vedere questo bel cielo azzurro”. Corrono i brividi lungo la schiena nell’ascoltare e leggere queste parole, ma soprattutto sapere che c’è gente in Parlamento pronta a cancellare diritti che sono stati conquistati dalle donne, dall’intera società di questo Paese.
Diritti che anche in Italia abbiamo faticato a conquistare vista la forte opposizione della Chiesa e degli schieramenti cattolici che sedevano (e siedono) in Parlamento. 

Siamo chiamati ad essere attori principali nel tutelare e preservare questi diritti, come quello all’aborto che spesso, anche in Italia, è bistrattato e non adeguatamente riconosciuto e garantito nonostante la L. 194/1978.
Questa sentenza della Corte Suprema è la dimostrazione di come sia facile tornare indietro anche di decine di anni.
E noi in Italia non possiamo permetterci questi passi indietro, non possiamo permettere che pochi soggetti che godono ed esultano se vengono negati dei diritti mettano le mani su diritti che sono stati conquistati con le grandi manifestazioni e partecipazione sociale degli anni ’70.
Questa è la dimostrazione di come i diritti, in particolar modo questi diritti, siano così delicati da richiedere una particolare attenzione perché sono diritti che vengono riconosciuti alle donne. È la dimostrazione di come i diritti non siano mai al sicuro, ma necessitano di essere sempre protetti, tutelati e garantiti, ma soprattutto difesi. Difesi da chi è pronto con un colpo di penna o con le parole a distruggere un diritto fondamentale.
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