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La resa di un Paese e della sua classe politica di fronte all’istruzione scolastica

21/2/2023

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Giulia Cavallari

Giovane Avanti! Bologna

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Un altro rapporto, questa volta con analisi condotte da SVIMEZ, ci restituisce ancora una volta un’Italia divisa in due. Quel Nord e Sud del Paese che non sono mai riusciti a percorrere la stessa strada insieme e alla stessa velocità.
Una fotografia ancora più toccante di un Paese che non riesce a garantire a bambine e bambini, a ragazze e ragazzi la stessa offerta educativa e formativa perché al Sud mancano le scuole che garantiscono il tempo pieno, perché mancano le infrastrutture.
Secondo SVIMEZ un bambino che vive nel Sud Italia e frequenta la scuola primaria ha circa 200 ore in meno di formazione rispetto a coetanei che vivono nel Centro-Nord del Paese. 

Un divario, l’ennesimo in Italia, che mostra come almeno 650.000 alunni delle scuole primarie statali (quindi parliamo di circa il 79% del totale) non beneficia del servizio mensa. Solo in Sicilia sono almeno 184.000, in Campani almeno 200.000, in Puglia 100.000, in Calabria 60.000.
In tutto il Centro-Nord gli studenti senza mensa scolastica sono circa 700.000. Questa situazione incide negativamente anche sulla salute dei bambini e ragazzi perché spesso l’unico pasto completo che gli viene garantito è quello della mensa scolastica. 
Nel Mezzogiorno, gli alunni che frequentano scuole che garantiscono il tempo pieno sono circa il 18%, contro il 48% del Centro-Nord. 
In Molise solo l’8% degli studenti accede al tempo pieno nelle scuole e non serve trincerarsi dietro al fatto che sia una regione piccola, ma ciò dimostra l’incapacità delle istituzioni di garantire servizi ai cittadini. 
In Sicilia solo il 10% degli studenti accede al tempo pieno nelle scuole. 
I numeri parlano, anzi gridano uno squilibrio inaccettabile tra studenti, tra chi vive nel Centro-Nord e chi vive nel Sud.
Ancora una volta un Paese spaccato, diviso a metà perché chi frequenta le scuole primarie nel Sud frequenta mediamente 4 ore di scuola in meno rispetto agli studenti del Centro-Nord.
Ma un altro dato che riguarda anche il benessere psico-fisico degli studenti mostra come nelle scuole- e in particolare in quelle del Sud, ma non solo- manchino le palestre. Il 57% degli studenti di scuola secondaria di secondo grado che vivono nel Mezzogiorno non ha accesso ad una palestra durante (e la stessa percentuale vale anche per coloro che frequentano scuole secondarie di primo grado), mentre il 54% è il dato degli studenti del Nord Italia.  Questo divario si riflette negativamente sulla salute fisica degli studenti: i dati dimostrano che almeno 1 minore su 3 nel Mezzogiorno è in sovrappeso rispetto ad 1 ragazzo su 5 che vive nel Centro-Nord. 

Questi dati mostrano, ancora una volta, come le Istituzioni e lo Stato abbiano deciso di non investire sui giovani e sulle nuove generazioni. Tra il 2008 e il 2020 sono sempre meno gli investimenti che lo Stato destina per la scuola e l’istruzione della sua popolazione più giovane: -19,5% al Sud,  -8% al Centro-Nord.
Se vogliamo parlare di certezze in Italia possiamo parlare della certezza che ogni anno verranno fatti dei tagli all’istruzione. Tagliare il futuro delle nuove generazioni in un Paese che si è fermato almeno 30 anni fa. 
E’ la resa delle Istituzioni di fronte alla necessità di investire per il futuro. Questi dati fanno da cassa di risonanza anche ad un altro dato, ormai da anni contraddistinto dal segno ‘meno’: l’inversione negativa del trend demografico, quello che potremmo chiamare l’inverno demografico italiano. 
Nell’arco di 5 anni (2015-2020), non parliamo di decenni, il numero degli studenti nel Mezzogiorno è crollato: -250.000 studenti (contro un -75.000 del Centro-Nord).
Il dramma del Mezzogiorno è l’assenza di infrastrutture, di servizi pubblici, di debolezza di offerta formativa. Tutti fattori che contribuiscono a quel processo di denatalità che caratterizza certamente tutto il Paese, ma che ha nel Sud i dati più pesanti.
Un Paese e ‘due scuole’. Il Sud in affanno, carente sotto il profilo delle strutture, incapace- a livello politico e istituzionale- di far fronte all’abbandono scolastico (certo il Nord non ne è esente, ma sono dati minori rispetto al Sud).
Il Presidente di SVIMEZ ha evidenziato che l’Unione Europea, attraverso il PNRR, “ci dà 209 miliardi non per filantropia, ma perché ha paura del crollo italiano. Il problema oggi del PNRR è quello di avere un’idea di paese, come chiede l’Europa, che miri a ridurre le disuguaglianze”.
Il PNRR, nella Missione 4 “Istruzione e ricerca” prevede lo stanziamento di 30,88 miliardi di euro (16,11% dell’importo totale del PNRR) per il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università (19,44 miliardi) e lo stanziamento di 11,44 miliardi per la missione “dalla ricerca all’impresa”. Una Missione che, come evidenzia il Piano ‘Italia Domani’ “mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca”.
È evidente che vi sono carenze strutturali nel garantire i servizi di educazione e di istruzione primaria che rapportati agli standard europei mostrano il livello negativo in cui si trova il Paese. Basta prendere ad esempio il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini (fascia di età 0-2 anni) per evidenziare una differenza di almeno 9,6% al di sotto della media europea. Infatti alcuni degli obiettivi sono la creazione di almeno 264.480 nuovi posti negli asili estensione del tempo pieno puntando alla riqualificazione e costruzione di almeno 1.000 mense scolastiche, puntando al potenziamento delle infrastrutture per lo sport nelle scuole (“La misura mira a finanziare l’estensione del tempo pieno scolastico per ampliare l’offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio anche oltre l’orario scolastico e accogliere le necessità di conciliazione vita personale e lavorativa delle famiglie”).
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Carenza di servizi educativi per l’infanzia, iniqua ripartizione dei carichi di lavoro a livello familiare hanno forti e negative ripercussioni nell’offerta di lavoro femminile (riduzione della percentuale di donne che cercano un lavoro).
Abbiamo un problema di abbandono scolastico, di gap nelle competenze di base: anche qui dati che mostrano quel cronico divario Nord-Sud del Paese. Sono necessari investimenti in termini di infrastrutture digitali per consentire la creazione di spazi scolastici “connected learning environments” e consentire il cablaggio interno di circa 40.000 edifici scolastici per fornire e consentire una connessione ad alta velocità. 
La Missione “Istruzione e Ricerca” si basa su questi pilastri:
  • Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione
  • Miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti
  • Ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture scolastiche
  • Riforma e ampliamento dei dottorati
  • Riforma e ampliamento dei dottorati
  • Rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese
  • Sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico
  • Potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione 

Questi obiettivi possono essere ricompresi in due macro aree:
  • Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’Università perché si punta alla realizzazione di investimenti necessari “a colmare o a ridurre in misura significativa in tutti i gradi di istruzione le carenze strutturali sopra descritta, anche grazie all’utilizzo delle risorse già destinate al comparto istruzione […]. La componente punta al rafforzamento dell’offerta formativa, anche sulla base del miglioramento delle competenze del corpo docente, a partire dal sistema di reclutamento e dai meccanismi di formazione in servizio di tutto il personale scolastico. La componente, infine, persegue l’obiettivo di rafforzare le infrastrutture e gli strumenti tecnologici a disposizione della didattica, nonché a sostenere e ad ampliare i dottorati di ricerca.
  • Dalla ricerca all’impresa: punta a rafforzare il “potenziale di crescita del sistema economico, favorendo la transizione verso un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza”.

Le disuguaglianze che sono, purtroppo, ormai parte integrante del sistema Italia e che sono sempre più forti ed evidenti. La gravità della situazione è evidente, ma probabilmente non rientra tra le prerogative delle Istituzioni e del Governo.
Nel frattempo, ormai da anni, la scuola italiana affonda nell’incuria della classe politica. 
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