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La strada verso gli Stati Uniti d’Europa passa per l’alleanza tra socialisti e liberali, forse10/4/2024 Marco Cappa- Giovane Avanti! Roma Ci sono un socialista, un liberale e un conservatore. Il primo spinge da anni per l’integrazione europea del proprio paese e del suo popolo. Il secondo tiene così tanto all’idea di Unione che organizza una convention per andare verso una federazione continentale. Il terzo invece, a causa del suo irrefrenabile nazionalismo, è ostico all’idea di “UE” e sabota gli altri due. Quanto detto non è una barzelletta ma la realtà dei fatti, la situazione osservabile alla convention del 24 febbraio denominata: “Verso gli Stati Uniti d’Europa, con Emma Bonino”. L’iniziativa, organizzata e promossa da +Europa, ha raccolto il mondo liberale italiano e più in generale i principali attori del centro-sinistra, con la voluta assenza del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra, ritenuti troppo distanti dalle istanze europeiste dell’evento. Dicevamo, il dichiarato scopo della convention è stato quello di stilare un programma comune alle forze liberali, con lo scopo di volgere l’opinione pubblica verso il tema del federalismo europeo, caro al partito di Emma Bonino e Riccardo Magi tanto da farne esplicito richiamo nel nome.
La convention, condotta da Alessandro Cecchi Paone, che da decenni bazzica il mondo liberal-radicale, si è aperta con un intervento del segretario di +Europa, Riccardo Magi: "Il salto di qualità deve diventare un obiettivo politico e non tecnico". Chiaro il discorso di Magi: il federalismo europeo non riguarda solo le alte sfere di Bruxelles e Strasburgo, richiamate da numerosi riferimenti all’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, ma deve comparire sulla bocca di tutti. Un discorso sensato e condivisibile, rimarcato anche dalla presenza, mediante collegamento online, di Beppe Sala. Il sindaco di Milano, più attinente alla sfera d’influenza PD che di +Eu, ha voluto sottolineare come: "In questo momento a Milano si parla d’inquinamento. Ma questo è un tema milanese? È un tema profondamente europeo", e ancora, "siccome nel 2050 l’80% della popolazione vivrà in aree urbane [...] non è giusto che i sindaci siano esclusi dal dibattito". Come intuibile da questo preambolo, sono tanti i temi trattati il 24 febbraio: dall’ambiente alla legalizzazione della cannabis, dagli alleati europei della destra di governo ai temi attinenti alla comunità LGBTQIA+. Tutto per arrivare a una generica ma fondamentale conclusione: "Qual è il nostro modello europeo di riferimento?", come dichiarato dalla coordinatrice di meglio legale, la piattaforma liberale il cui obiettivo è la sensibilizzazione al tema della liberalizzazione della cannabis. All’interno dell’Unione Europea convivono, più o meno pacificamente, 27 nazioni. Il che vuol dire 27 legislazioni diverse, 27 strutture socioeconomiche diverse, 27 percezioni sociali diverse ma soprattutto 27 insiemi di interessi diversi. "L’esigenza di sostenere i bisogni nazionali ha impedito l’adozione di misure lungimiranti" secondo Chiara Favilli, docente di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università di Firenze. Secondo Federico Pizzarotti, ex sindaco di Parma e presidente di +Europa, ciò è causato dalla "mancanza di una dimensione federale" che "impedisce all’Europa di influire sul piano globale". Piano su cui si sofferma anche il co-presidente di Volt Italia: "In America domani potrebbe esserci Trump, non possiamo guardare a Oriente dove c’è la Cina. L’Europa è l’unica cosa che abbiamo". Insomma, gli Stati Uniti d’Europa, così chiamata l’eventuale federazione continentale voluta dal partito di Bonino, sono un fatto di necessità. L’articolo che state leggendo è iniziato con una simil-barzelletta, voluta dal sottoscritto non solo per facilitare e invogliare la lettura di un tema oggettivamente complesso come quello del federalismo europeo. Il suo scopo era anche quello di rendere chiara la natura sì di convenienza dell’evento, per cercare di dare il via al processo fondativo di una macro lista liberale dato che difficilmente +Europa avrà la possibilità di correre alle europee di giugno in solitaria, ma anche l’interesse di numerose forze politiche. I big presenti, oltre alla leader di +Eu Emma Bonino, trattata dai suoi iscritti in un modo che potrebbe ricordare la visione forzista del defunto Silvio Berlusconi, erano: Carlo Calenda, Matteo Renzi ed Elly Schlein. I tre, che condividono un passato travagliato con il Partito Democratico, nonostante la Schlein sia tornata sui suoi passi addirittura vincendo l’ultimo congresso, si sono lanciati in lunghi interventi che, quasi come dei comizi politici, hanno animato la folla presente in sala spostando l’attenzione sulla dichiarata bontà dei loro partiti. Per il mondo socialista, gli Stati Uniti d’Europa "sono un fatto di coerenza", come affermato dal segretario del PSI, Enzo Maraio, anch’egli presente all’evento. Una posizione rimarcata dalla ben più importante presenza della segretaria del PD, e legittimata dal governo come leader de facto dell’opposizione, Elly Schlein. Il suo lungo intervento ha inizio con una citazione di Jean Monnet, considerato uno dei padri dell’Europa unita: "L’Europa si sarebbe forgiata nelle sue crisi e sarebbe stata la somma delle risposte messe in campo". Una dichiarazione che a posteriori potremmo ritenere lungimirante, data la spinta europeista, materiale e valoriale, che è avvenuta nell’immediato post pandemia. "Sono stati stanziati 100 miliardi dopo la pandemia in ambito sociale", situazione che secondo la segretaria Dem sarebbe messa in pericolo nell’ipotesi di una ribalta destroide alle elezioni di giugno. Non mancano gli attacchi al governo: "Sono passati due anni dall’invasione criminale di Putin [...] non ci può essere nessun dubbio [del governo N.D.R.] sull’assoluta responsabilità di Putin". Anche lei, come le numerose formazioni liberali presenti in sala, rimarca la sua posizione sulla guerra in Ucraina e il modo in cui essa è legata al tema del federalismo: "Con nettezza l’Europa deve continuare a sostenere il popolo ucraino con ogni forma di assistenza necessaria. Con la consapevolezza, però, che in questi due anni abbiamo visto troppa poca politica estera e di sicurezza comune" e ancora "bisogna che noi investiamo sul ruolo diplomatico e politico della UE". L’idea di Europa unita, secondo la Schlein, si articola anche con una politica economica più statalista, forse rendendo più difficile la compatibilità con la galassia liberale. Secondo la segretaria c’è bisogno di "una lotta seria contro i paradisi fiscali" e "le tasse si pagano dove si fa profitto e non dove conviene", ribadendo la posizione contraria del PD alla sempre più frequente delocalizzazione degli impianti produttivi. L’ex Terzo Polo invece, sembra meno convinto. Infatti Calenda, segretario di Azione e al momento della convention presente sul suolo ucraino per il secondo anniversario dello scoppio della guerra, sembra sviare il discorso. L’ex ministro nel Governo Renzi ha condito il suo discorso, durato a malapena dieci minuti, di riferimenti alla situazione orientale e all’importanza di sostenere Kiev. "Prima della battaglia per gli Stati Uniti d’Europa dovremmo riscoprire l’orgoglio di essere occidentali", e ancora, "possiamo fare tanti richiami ai padri fondatori, ma oggi è una questione di armi". Di certo Matteo Renzi, ex segretario Dem e ora leader della formazione liberale Italia Viva, non è stato più esaustivo riguardo l’argomento cardine. Sembra che per l’ex Presidente del Consiglio la questione degli Stati Uniti d’Europa sia solo un fatto di strategia politica: "Io sono il primo a parlare di geopolitica, di diplomazia, di munizioni, di globalizzazione. Però c’è una domanda secca: siete disponibili a fare una lista? Si o no?". Molto più frequenti gli attacchi al governo, in particolare al duo Meloni-Salvini (ribattezzato Melonez per l’occasione), che secondo Renzi "dopo Chiara e Francesco" sarà "la prossima coppia che scoppia". Non meno indulgente è stato nei confronti della Schlein con cui ha, a sua detta, "un’affettuosa incompatibilità". Infatti, Renzi mette in dubbio la possibile alleanza PD-M5S, denominata “Campo largo” e iniziata dall’ex segretario Nicola Zingaretti, chiedendosi "come questo suo ideale europeista [di Elly Schlein N.D.R.] possa accompagnarsi con chi alle Nazioni Unite si definisce “sovranista”, come ha fatto Giuseppe Conte". Insomma, gli Stati Uniti d’Europa per alcuni sono un sogno, per altri una necessità e per altri ancora mera strategia politica. Quel che è certo è che se si vuole andare veramente nella direzione tracciata da Emma Bonino e Riccardo Magi, cioè l’alleanza tra liberali e socialdemocratici, non è detto che tutti possano rimanere sulla stessa barca. Forse la simil-barzelletta con cui si è aperto questo articolo (quella del socialista, del liberale e del conservatore) non è del tutto esatta: non è detto che gli avversari del federalismo siano solo conservatori.
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