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Legislatura al capolinea. Un finale di partita sulle spalle dell’Italia

24/7/2022

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Giulia Cavallari

Giovane Avanti! Bologna

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Le giornate di mercoledì e giovedì hanno segnato, ancora una volta, la manifesta incapacità di una parte della classe politica che da più di vent’anni occupa –immeritatamente- la scena politica del Paese.
Ancora una volta il Presidente Mattarella è chiamato a svolgere un ruolo di arbitro, ma soprattutto di guida per una nazione che non riesce più ad avere una classe politica degna di essere chiamata tale e che si “affida” a quella personalità che rappresenta l’unità nazionale.
​Le immagini, le agenzie di stampa e le dichiarazioni che si sono susseguite in questi giorni certificano la fine di un Parlamento cieco innanzi alla drammaticità degli eventi che il Paese come singolo e come membro di una comunità, quella europea, sta vivendo. 
Draghi, uno degli italiani più autorevoli, era stato chiamato dal Presidente della Repubblica per formare un governo di unità nazionale, un governo chiamato a compiere le agognate riforme che il Paese attendeva e attende da tanto troppo tempo e a ridare una immagine all’Italia. 
Un Parlamento che dovrebbe rappresentare i cittadini, ma che si è trasformato in una “arena” abdicando definitivamente al ruolo istituzionale che la Costituzione, i regolamenti e anche quelle consuetudini ‘non scritte’ gli riconoscono e attribuiscono, diventando il prolungamento dei capricci insulsi di una parte della classe politica che vive sulle spalle della popolazione ignorando la richiesta di riforme e cambiamento.

Già la scorsa settimana Draghi si era recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni, poi respinte dal Presidente della Repubblica, fissando la giornata di mercoledì come “banco di prova”.
Si è, così, consumato l’atto finale di un indecoroso spettacolo di cabaret architettato da alcune forze politiche (Movimento 5 Stelle e la Destra) che hanno anteposto i loro interessi di partito agli interessi reali e urgenti e necessari della Nazione.

Doveva essere un governo di unità nazionale che avrebbe dovuto traghettare il Paese fuori dalla pandemia, e avviarlo lungo la strada di una ripresa economica con l’approvazione delle decine di progetti legati al PNRR. Ma il “conducente”, il Presidente Draghi, è sceso (parafrasando Claudio Martelli, quando nel maggio 1989 cadde il governo con De Mita presidente, disse “quando il tram arriva al capolinea scendono tutti, anche il conducente”). Il “conducente” è stato fatto scendere da quelle forze populiste che in questi cinque anni hanno mostrato il loro volto peggiore, che hanno continuato a fare la più bieca campagna elettorale sulle spalle del Paese anche durante una drammatica pandemia.

Ieri, il Presidente Mattarella con Decreto ha sciolto le Camere. Si andrà al voto il 25 settembre 2022, ma andremo al voto con la consapevolezza che alcune forze politiche presenti in Parlamento hanno deciso di porre fine a questa esperienza di governo danneggiando irrimediabilmente l’immagine del Paese nei consessi internazionali e danneggiando anche i cittadini e le istituzioni tutte.

Una Nazione che assiste sgomenta a quello che è stato fatto in Parlamento.
L’immagine di una classe politica irresponsabile che ha anteposto gli interessi di partito e i propri calcoli politici ed elettorali al bene del Paese. 
Quando Sergio Mattarella ha chiamato Mario Draghi a formare questo governo, in uno dei suoi discorsi, evidenziò la necessità di avere un governo che fosse senza colori politici. Senza quelle bandierine di partito che invece, negli ultimi giorni, sono diventati “stendardi” da mostrare e brandire.

Una legislatura che muore a pochi mesi dalla sua scadenza naturale lasciando, di fatto, incompiute una serie di riforme fondamentali per la nazione.
Il PNRR e i progetti ad esso legati e correlati richiedevano e, in un certo senso, impongono unità e unitarietà tra le forze politiche. Il Paese è in attesa di una nuova tranche di denaro proveniente dall’Europa e legata ai progetti PNRR, cosa ne sarà?
Essendo venuto meno questo patto tra le forze politiche ed essendosi rotto il rapporto tra potere esecutivo e legislativo come andranno avanti i progetti legati al PNRR? Questa è una domanda chiave alla quale si dovrà dare una risposta. 
Il governo, come vuole la Costituzione, resterà in carica per gli affari correnti fino alle nuove elezioni e successivo insediamento delle nuove Camere, ma per tutto il resto (visti i tanti punti elencati ieri dal Presidente Draghi) dalla riforma del fisco fino alla decretazione d’urgenza sarà tutto in stand-by? 
Ceccanti (costituzionalista) ha detto: “Il problema degli affari correnti non è il concetto in se per sé, ma il contesto parlamentare in cui si trova ad operare il governo”.

Andremo al voto il 25 settembre, ma cosa ne sarà della legge di bilancio? Andremo in esercizio provvisorio? Sono domande lecite, sono domande alle quali i cittadini hanno diritto ad avere una risposta perché ne va della vita economica dell’intera Nazione e quindi della tenuta di un tessuto sociale già profondamente lacerato a causa delle politiche e delle continue e bieche campagne elettorali di questi partiti, responsabili della caduta del Governo Draghi, che si rincorrono a colpi di sondaggi.

Come cittadini restiamo ancora una volta scioccati da questo disgustoso teatrino di una parte della classe politica italiana. 
Una classe politica- ad eccezione di rari casi- incapace di dare risposte ai cittadini e a pagare, ancora una volta, queste scelte scellerate sono i giovani, le donne, i lavoratori precari, insomma le fasce più deboli della popolazione. 
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