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L’EUROPA E LA DIFESA DEI SUOI VALORI 72 ANNI DOPO LA DICHIARAZIONE SCHUMAN

9/5/2022

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giulia cavallari

Giovane Avanti! Bologna

La data del 9 maggio 1950 è considerata una “pietra miliare” per l’Europa, poi divenuta Unione Europea. 
72 anni fa, proprio il 9 maggio Robert Schuman, allora ministro degli Esteri francese, presentava il piano di cooperazione economica che era stato ideato da Monnet ed esposto nella Dichiarazione che tutti conosciamo come “Dichiarazione Schuman” che ha segnato l’inizio del processo di costituzione dell’Unione e di integrazione europea.
​Il 9 maggio, poi, è stato adottato dalla Comunità Economica Europea come “giorno dell’Europa” in ricordo della Dichiarazione Schuman che in realtà è un discorso che l’allora ministro degli esteri francese tenne a Parigi il 9 maggio 1950 e possiamo consideralo come il primo discorso politico in cui viene espresso il concetto di Europa, ponendo così le basi e le fondamenta di quello che sarebbe stato il lungo processo di integrazione europea. Un discorso che avrebbe dovuto ‘scuotere’ le coscienze e i governi degli Stati per iniziare a percorrere la strada che avrebbe portato alla nascita dell’Europa come Comunità e poi come Unione.

La Dichiarazione, in sostanza il discorso di Schuman, aveva come fine innanzitutto quello di cercare di ‘archiviare’ le rivalità-sul fronte economico e industriale- che avevano caratterizzato i rapporti tra la Germania e la Francia che erano legate alla produzione del carbone e dell’acciaio.
Si arrivò alla creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) con la firma del Trattato di Parigi del 1951 su iniziativa proprio di Monnet, Schuman, Adenauer, De Gasperi (che era all’epoca Presidente del Consiglio in Italia).
Di fatto, l’istituzione della CECA aprì la strada alla successiva firma dei Trattati di Roma del 1957 con il quale si costituì la Comunità Economica Europea che avrebbe dovuto portare ad una crescita continua, ma soprattutto garantire la stabilità, a livello economico, dell’intero territorio europeo fino ad arrivare al 1992 con la firma del Trattato di Maastricht con cui si arrivò alla Comunità Europea.

Erano trascorsi solo 5 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale quando Schuman pronunciò questo discorso in una Europa devastata dalla guerra, con milioni di morti e nazioni, come l’Italia e la Germania, che uscivano da anni di dittature, e in un passo- che risuona più che mai attuale- egli diceva che “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Un passo di questo discorso storico che ci deve far riflettere, anche alla luce delle vicende di politica estera e internazionale, che stiamo vivendo da due mesi a questa parte. 
L’Europa è stata in questi 72 anni integrazione, pace, benessere, libero scambio e libero mercato. In questo lungo arco temporale l’Europa è cambiata diventando ‘politica’. 
L’Europa ha vissuto il più lungo periodo di pace consentendo ai suoi cittadini di vivere in armonia, di poter studiare e circolare liberamente nel territorio comunitario. 
Oltre mezzo secolo di pace e stabilità con una politica estera improntata ad una idea di sicurezza comune, promuovendo il rispetto delle norme di diritto internazionale. Elie Wiesel, sopravvissuto all’Olocausto e premio Nobel per la pace nel 1986, disse “L’umanità deve ricordare che la pace non è un dono di Dio alle sue creature, è un dono che ci facciamo gli uni con gli altri”.
In questo lungo periodo di pace l’Europa ha rappresentato il vero ‘motore’ economico grazie al mercato unico che consente lo scambio libero di merci e di capitali in tutto il continente.
L’Europa è diventata casa dei diritti e della loro tutela. Diritti che con l’introduzione della Carta dei diritti fondamentali sono stati ancora una volta ribaditi e riaffermati: diritti personali, civili, politici, economici e sociali. Diritti riconosciuti a tutti i cittadini europei.

La crisi ucraina ha “riportato” la guerra alle porte dell’Europa. Mai avremmo immaginato 77 anni dopo di dover vedere ancora scene di distruzione e bombardamenti di uno Stato che è sempre stato molto vicino al contesto europeo pur essendo uno Stato libero e indipendente solo dalla caduta dell’URSS. Mai avremmo immaginato di vedere, ai confini europei, un’invasione di uno stato sovrano da parte di un altro Stato. 
Un’invasione alle porte dell’Europa, quell’Europa nata dalle idee di Altiero Spinelli a Ventotene e dal Manifesto “Per una Europa libera e unita. Progetto di un manifesto” del 1941 mentre era confinato su questa piccola isola durante il periodo fascista. Spinelli, insieme ad altri antifascisti (tra cui anche Sandro Pertini) contribuirono a porre le basi di una futura Europa, pensata e intesa come Unione. Pensavano ad un Movimento Federalista Europeo, pensavano ad una federazione per poter parlare di unione e unità.

La crisi ucraina ha rafforzato ancora di più l’idea di unità e unitarietà dell’Europa come Unione portando le istituzioni europee, fin dal 24 febbraio scorso, a “schierarsi” a fianco dell’Ucraina invasa adottando una serie di pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia di Putin. Sanzioni adottate in considerazione dell’aggressione militare contro l’Ucraina.
Fin dal 24 febbraio le azioni della Russia e l’invasione militare sono state condannate fermamente. Forse per la prima volta nella sua storia l’Europa si è mostrata più che mai unita nel dover fronteggiare una drammatica situazione internazionale alle sue porte con milioni di profughi ucraini che hanno lasciato il Paese che, giorno dopo giorno, subiva e subisce gli attacchi militari della Russia. 
L’Europa ha fatto ricorso allo Strumento Europeo per la Pace: strumento fuori bilancio per consolidare la capacità dell’UE di prevenire i conflitti, di costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale consentendo quindi di finanziare azioni operative in ambito di politica estera e sicurezza comune che hanno implicazione nell’ambito della difesa e del settore militare. 
Sono state adottate misure di assistenza che consentiranno di sostenere la capacità di difesa e resilienza delle forze armate dell’Ucraina impegnate a difendere il loro Stato, la sua sovranità e indipendenza. 
Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha affermato che l’Unione Europea continuerà a sostenere l’Ucraina “a fronte dell’aggressione russa e delle sofferenze indicibili che essa sta causando alla popolazione ucraina. I 500 milioni di euro supplementari a titolo dello strumento europeo per la pace sono un’ulteriore dimostrazione del sostegno offerto dall’UE alle forze armate ucraine per difendere il loro territorio e la loro popolazione”.

Schuman, nel 1950, disse “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi proporzionali ai pericoli che la minacciano”. 
72 anni dopo ci troviamo come Europa a difendere l’idea di libertà e sovranità degli Stati perché nel XXI secolo non è pensabile che si ricorra alla forza e alle azioni militari per cambiare i confini.
Quei confini che si sono delineati dopo la caduta dell’URSS a partire dal 1989-1990. Si deve cercare il dialogo, una soluzione diplomatica, ma nel frattempo non si può pensare di ‘abbandonare’ l’Ucraina e il suo popolo che sta difendendo, con strenue coraggio, la propria terra, le proprie case. 
L’Unione Europea ha dichiarato il proprio impegno a fornire assistenza politica, umanitaria, materiale all’Ucraina e ha mostrato una unità che, negli ultimi anni, non si era mai vista perché, come dichiarato il 10 marzo 2022 dai leader europei, “l’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea”.
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