Giovane Avanti!
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI
Picture
LEGGI ALTRI ARTICOLI SUL SITO GIOVANIREPORTER.ORG
GIOVANI REPORTER
LEGGI OUTLOOK GIOVANI SU TERZO MILLENNIO
OUTLOOK GIOVANI
LEGGI LA RUBRICA LAVORIAMOCI IN COLLABORAZIONE CON UIL E TERZO MILLENNIO
LAVORIAMOCI

L'Universal design: per realizzare un’Italia di e per tutte e tutti, nessuno escluso

12/10/2023

0 Commenti

 

Elisa Bortolazzi

Giovane Avanti! Bologna


Il nostro Paese ha bisogno di dotarsi di Politiche che siano in grado di coniugare il progresso civile, sociale ed economico con l’accettazione, l’inclusione ed il rispetto delle “diversità”, in ogni ambito della società, attraverso l’abbattimento di ogni barriera, sia essa architettonica, sensoriale, cognitiva, culturale e/o sociale.
Il primo passo da compiere, per andare nella direzione del pieno riconoscimento dei diritti della persona, è quello di abbandonare la visione medico-assistenzialistica ed il relativo pietismo, retaggi di un tempo ormai passato, in favore del modello bio-psico-sociale. 

La persona con disabilità non è un malato. Al contrario, la persona con abilità differente è colei che si trova in condizione di dover superare un maggior numero di ostacoli, rispetto ai cosiddetti “normodotati”, per ottenere il medesimo risultato, sia esso un diritto, pensiamo ad esempio al lavoro, od un sogno, come ad esempio diventare genitore. Non è necessario raffigurarsi chissà quali impedimenti. Si possono considerare diversi ostacoli, quelli che limitano la libertà di movimento e l’autonomia nella quotidianità del disabile, ma tali ‘limiti’ non possono e non devono indurre nell’errore di obnubilare le potenzialità e le capacità dell’individuo. 
​Una piccola, ma significativa avvisaglia del tanto auspicato cambiamento culturale si può scorgere nella proposta di legge di iniziativa popolare sull’Universal, che sta redigendo il Forum “Nazionale delle Disabilità, delle Diversità e delle Fragilità”. 

L’obiettivo di questo atto politico è quello di garantire a tutte e tutti, nessuno escluso, il diritto all’autodeterminazione, in ogni fase della propria vita ed indipendentemente dalle relative condizioni psico-fisiche, sociali e culturali. Quest’ultimo può essere definito come quell’atto mediante il quale ciascuna persona, pur nel rispetto delle leggi e degli altri consociati, può decidere di vivere secondo i propri dettami, ovviamente assumendosi le responsabilità derivanti dalle proprie azioni, senza che qualcuno decida per essa.

Qualcuno potrebbe domandarsi come una persona con disabilità e, quindi bisognosa di assistenza, “diversa” e/o fragile possa autodeterminarsi.
La risposta al quesito non è univoca. Infatti, essa varia secondo la visione che ognuno di noi ha della disabilità. Sicuramente, se cominciassimo a porre al centro la persona, senza dare risalto alla condizione psico-fisica, sociale e reddituale, all’orientamento sessuale, al credo religioso o all’orientamento politico, sicuramente comprenderemo che le peculiarità che ci caratterizzano sono non un qualcosa da stigmatizzare, enfatizzare, o, al contrario, minimizzare, bensì delle opportunità per l’intera società, se debitamente valorizzate. La “diversità” viene valorizzata ed integrata quando è il contesto che diventa inclusivo, dotandosi di tutti gli accomodamenti ragionevoli necessari. Ciò spiega il perché l’Universal Design sia stato scelto quale strumento per realizzare una società inclusiva e aperta. Infatti, esso consente di realizzare ambienti, spazi, oggetti e servizi naturalmente inclusivi, in grado cioè di accogliere e soddisfare le esigenze del maggior numero di persone possibili, perché privi di ogni tipo di barriera. A tal proposito, è bene precisare come l’Universal Design consenta di realizzare una progettazione per tutti, e non “su misura”. Quest’ultima rischierebbe di essere escludente e/o ghettizzante. 

Ovviamente, la sola metodologia menzionata non è sufficiente per raggiungere la piena e concreta inclusione .  Infatti, se vogliamo una società che sia al passo con i tempi, nella quale poter radicare una nuova cultura dell’inclusione che sappia valorizzare ogni forma di “diversità”, con un disegno unitario, e non più per compartimenti stagni, occorre che venga cercata, costruita e mantenuta una cooperazione vigile, proficua, coraggiosa ed empatica tra le Istituzioni, le rappresentanze sindacali, le associazioni del terzo settore e la collettività. 
Il bisogno di sinergia è stato, indirettamente, racchiuso anche all’interno della proposta di legge sull’Universal Design. I punti più salienti di quest’ultima possono essere così sintetizzati:

- Gli ospedali pubblici e privati, le Case della Salute, gli Studi Medici ed ogni altra struttura sanitaria, devono dotarsi di tutti gli accomodamenti ragionevoli necessari (percorsi tattili a terra, interprete LIS, mediatori culturali, attrezzature mediche e sanitarie in grado di adeguarsi alle esigenze del paziente, accorgimenti “salvacoda” per persone con disturbi dello spettro autistico e/o persone con disabilità invisibili croniche, servizi igienici specifici per pazienti stomizzati, eliminazione dei rumori e segnali luminosi per le persone non udenti), affinché i servizi che vengono erogati siano fruibili da tutti. Su quest’ultimi ricade l’obbligo di prevedere al proprio interno uno sportello “help woman” che fornisca un supporto sia alle donne con disabilità vittime di violenza, sia a coloro che desiderano diventare madri, o lo siano diventate da poco, sia, al contrario, a coloro che desiderano interrompere la gravidanza.

- Gli istituti scolastici pubblici e privati, di ogni ordine e grado, e le Università devono dotarsi di tutti gli accomodamenti ragionevoli necessari (es. software informatici per studenti non vedenti e/o non udenti), affinché gli studenti, i docenti ed il personale scolastico, possano esprimere il loro potenziale, indipendentemente dalla loro condizione psico-fisica e/o culturale-sociale; 

- Tutto il corpo docente, non solamente coloro che si occupano di studenti con disabilità, ed il personale scolastico devono ricevere la formazione adeguata affinché sappiano approcciarsi in maniera professionale, competente ed empatica con gli alunni, i colleghi ed i collaboratori con disabilità;

- L’inserimento all’interno dei programmi didattici di un modulo inerente alle disabilità, alle fragilità ed alle diversità, mediante un approccio teorico-seminariale e laboratoriale, anche con l’ausilio delle associazioni territorialmente competenti;
- I datori di lavoro privati e pubblici, i Centri per l’Impiego e le Agenzie per il lavoro e le Associazioni di categoria devono dotarsi di tutti gli accomodamenti ragionevoli necessari (es. annunci di lavoro redatti in maniera facilmente comprensibile e con un linguaggio inclusivo), affinché i lavoratori possano esprimere il loro potenziale, in relazione alle loro competenze, conoscenze ed aspirazioni, indipendentemente dalla loro condizione psico-fisica e/o culturale-sociale. Le informazioni inerenti all’accessibilità devono essere reperibili sui rispettivi siti internet;

- L’estensione della legge n. 104/92 anche alle cosiddette disabilità invisibili;

- Il riconoscimento della figura del caregiver con i relativi diritti e le conseguenti tutele;

- L’introduzione di un bollino disability-friendly per gli esercizi commerciali, coloro che erogano un pubblico servizio e le attività ricettive e ricreative che decidono di abbattere ogni barriera nello svolgimento del proprio lavoro e/o della propria professione. Ovviamente dal possesso del riconoscimento deriveranno alcune premialità;

- La totale accessibilità di ogni mezzo di trasporto;

- La creazione di piazze, strade e parchi, privi di barriere e facilmente percorribili da tutte e tutti;

- Il riconoscimento del diritto all’abitare accessibile;

- Incentivare gli investimenti nella ricerca, affinché vengano individuate, per ogni esigenza, soluzioni fruibili da tutti ed ecofriendly;

- L’utilizzo di un linguaggio inclusivo e privo di stereotipi in ogni ambito della comunicazione;

- La presenza di un Disability e Diversity Manager sia per ciascun’azienda, sia per ogni Ministero e/o Pubblica Amministrazione, anziché il Ministero della Disabilità.

Sono consapevole di come la strada tracciata dalla proposta non sia assolutamente semplice. Tuttavia, ritengo che sia una doverosa battaglia di civiltà da fare tutte e tutti insieme, nessuno escluso. 
0 Commenti



Lascia una Risposta.

    Categorie

    Tutti
    2021
    2022
    2023
    2024

    Foto
    PRIMO NUMERO DI GIOVANE AVANTI!
Foto
  • HOME
  • CHI SIAMO
    • GIOVANE AVANTI!
    • AVANTI!
    • MONDO BRERA
    • LA NOSTRA CASA
    • COLLABORAZIONI
  • GIOVANE AVANTI!
    • ARTICOLI
    • RUBRICHE >
      • LAVORIAMOCI
      • L'APPROFONDIMENTO DI GIORGIO PROVINCIALI
      • PARITÀ DI GENERE
      • IL MONDO DELL'ISTRUZIONE
      • PILLOLE D'AMBIENTE
      • COSA SUCCEDE NEL MONDO
      • SETTIMANA ITALIANA
      • 10 FILM DA GUARDARE QUESTO MESE
      • ACCADDE OGGI
    • ARCHIVIO
  • VIDEO
  • CONTATTACI
  • EVENTI