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Nuove professioni e nuove marginalità

11/8/2022

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Opportunità, lavori e diritti per i giovani del terzo millennio

La ricerca EURES in collaborazione col Consiglio Nazionale giovani

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Durante l’ultima assemblea generale del Consiglio Nazionale Giovani (4-7 agosto 2022) il Consigliere di Presidenza Alessandro Fortuna ha presentato l’ultima ricerca effettuata in collaborazione con EURES sull’interazione tra giovani e mondo del lavoro. La ricerca si divide in tre parti: annunci di lavoro, colloqui e indagine pilota tra i giovani occupati. Scopriamo insieme i risultati, che - almeno per noi giovani - proprio così sorprendenti non sono.
Gli annunci di lavoro 

La prima parte dell’indagine si concentra - come detto - sugli annunci di lavoro, prendendo in esame fattori come retribuzione, periodicità e forme di erogazione di questa, tipologia di contratto offerto, orari, formazione ed eventuali - e assurdi - benefit.

Per quanto riguarda la parte retributiva, più di due annunci su tre non riportano alcuna informazione sulla retribuzione prevista per il lavoro offerto e in più della metà non si trovano informazioni relative alla periodicità di questa. Ma non è tutto, perchè nel 15% dei casi in cui essa viene indicata si tratta di pagamenti orari, giornalieri o settimanali e nel 12% di sole provvigioni, chiaramente andando a impattare sulla sicurezza economica del lavoratore.
Quella che nel rapporto viene definita “comunicazione omissiva” prosegue quando si parla di contratti: infatti in più di un annuncio su tre viene omesso il tipo di contratto offerto e, quando viene definito, solo nel 18% dei casi si tratta di un lavoro stabile. Se per gli orari la percentuale di annunci omissivi è relativamente bassa (15,2%) non lo è per quanto riguarda i giorni, il 62,8%. Addirittura nel 14% dei casi laddove questi siano espressi si richiede solo “massima flessibilità”, di fatto non specificandoli.

La situazione non migliora quando si parla di formazione sul posto di lavoro: solo poco più di un terzo degli annunci fa riferimento a una formazione erogata al lavoratore e in quasi la metà di questi (14,4%) essa è gratuita per l’azienda, quindi totalmente a carico del lavoratore. 

Quasi comico poi parlare di benefit sul posto di lavoro, perchè nel 16,1% degli annunci, ovvero in quelli dove sono specificati, si trovano cose come il parcheggio, il regalo di compleanno, gli snack a fine  turno e persino l’acqua gratuita.

Interessante è il focus sulle soft skills presente in questa sezione, che conferma quel che diciamo da tempo, ovvero che le competenze trasversali e relazionali vanno assumendo sempre più importanza nella fase di selezione dei candidati. Se la qualità più ricercata nei curricula è il problem solving, anche le doti comunicative, il team building, il multitasking, la  flessibilità e la capacità organizzativa sono fondamentali per i recruiters.

I colloqui di lavoro 

In questa seconda fase, attraverso la pratica del mistery client, si analizzano i colloqui di lavoro e i risultati non sono esenti da criticità importanti. In particolare si riscontrano quattro “condizioni distorsive ricorrenti”, che costituiscono la base del disallineamento tra i contenuti degli annunci e le condizioni effettivamente proposte. Queste sono riferite alla scarsità od omissione di informazioni essenziali, all’ambiguità e genericità della comunicazione, alla contraddittorietà delle informazioni fornite e infine ai livelli retributivi incerti e sotto la soglia di povertà.

L’indagine pilota tra i giovani occupati

Nella terza ed ultima fase della ricerca ci si concentra sui giovani occupati, sui loro contratti, esperienza e formazione, retribuzione ed eventuali scorrettezze e vessazioni (anche per motivi di genere) sul posto di lavoro.

Parlando di contratti, appena un giovane intervistato su tre possiede un contratto di apprendistato o a tempo indeterminato (quindi stabile), mentre addirittura il 49,6% lavora a termine o in altre forme, quali il lavoro nero, praticantato o servizio civile universale. La percentuale sale vertiginosamente per le professioni non qualificate, in cui si arriva all’80,4%. Che il lavoro stabile non sia affar per giovani lo dimostrano anche i dati relativi alle fasce d’età con un contratto a tempo indeterminato, secondo i quali nella fascia degli under 25 solo il 12% del totale ha un contratto di questo tipo e appena il 25,9% in quella 25-29 anni.

Per quanto riguarda la retribuzione, questa è fissa - quindi certa - solo nel 48% dei casi e comunque spesso costituita da parti variabili più o meno importanti. Infatti i casi in cui la quota variabile è prevalente rappresentano il 28,5% della suddetta percentuale. Oltretutto stiamo parlando di stipendi bassissimi: nel 75,9% dei casi siamo sotto i 1500 euro (lordi) mensili, nel 43,2% addirittura sotto a mille euro. Ovviamente anche i e le più giovani non sono esenti dal fenomeno del gender salary gap e la discrepanza tra le retribuzioni medie dei lavoratori e quelle delle lavoratrici non è lieve, si parla di più di 150 euro (1.160 euro contro 996). Non c’è da stupirsi che praticamente un giovane su due si senta sottopagato. Altro che “colpa del Reddito di Cittadinanza”.

La situazione peggiora, soprattutto tra le donne, quando parliamo di scorrettezze e vessazioni. Secondo la ricerca quasi la metà dei giovani lavoratori intervistati denuncia di trovarsi ad affrontare criticità o situazioni problematiche nell’attuale contesto di lavoro, tra cui richieste di orari di lavoro più sacrificanti rispetto a quelli pattuiti, una retribuzione inferiore a quella pattuita, il mancato pagamento per il lavoro svolto, un rapporto contrattuale non corrispondente a quello stabilito e infine la presenza di molestie e/o vessazioni. Sono le donne a soffrire di più tali criticità, che denunciano più frequentemente retribuzioni inferiori (9,1% contro 6,7%), contratti non corrispondenti (7,4% contro il 3,8%), mancati pagamenti (9,1% contro il 5,7%) e molestie e vessazioni (6,6% contro l’1,9%). 

Tutele e sindacati

Meno di un intervistato su cinque (il 18,6%) si ritiene soddisfatto delle tutele lavorative di cui dispone. Tra le tutele più richieste troviamo quelle retributive, indicate da oltre un terzo dei lavoratori (35%), quelle relative ai giorni e periodi di riposo retribuiti (24,3%), quelle relative al rispetto delle festività e degli orari (21,2%), quelle contrattuali - soprattutto sulla stabilità e il rispetto della persona - e infine una maggiore sicurezza sul lavoro (10,2%). 
Per questo possiamo spiegare il dato probabilmente più sorprendente dell’intera ricerca, ovvero che il 68,7% degli intervistati ritiene utile (somma delle risposte “molto utile” e “abbastanza utile”) la possibilità di essere tutelati da un Sindacato e solo per il 10% questa è da ritenersi del tutto inutile. La richiesta di tutela sindacale arriva soprattutto dai settori delle nuove professioni digitali e delle vendite.

Questa importante ricerca ci restituisce una fotografia ben diversa dall’ormai classica narrazione per cui sono i giovani ad essere pigri, svogliati e poco professionali, per cui il Reddito di Cittadinanza è il male assoluto di questo paese - anche se continuiamo ad essere convinti che una sua riforma, soprattutto della fase di reinserimento nel mondo del lavoro, sia essenziale. Ciò che la ricerca spiega bene è che la situazione nel mercato del lavoro in Italia presenta molte criticità importanti: troppo spesso mancano tutele e diritti fondamentali, la retribuzione non è equa né garantita, gli orari non sono chiari o eccedono quelli pattuiti, neanche più gli annunci sono a norma. E allora prima di lanciarsi in stereotipate invettive contro le nuove generazioni sarebbe il caso di conoscere a pieno la situazione drammatica in cui versa il mondo del lavoro e le conseguenze che ha sui giovani italiani. Ci lamentiamo del fatto che la natalità sia ai minimi storici, che l’indipendenza abitativa sia in crisi come quella economica, ma tutto ha una sua causa, ed è l’ostilità che il mercato del lavoro ha verso i giovani. Ma tanto, con l’alternanza scuola-lavoro, li stiamo educando fin da subito a queste criticità.
Paghiamoli (regolarmente) e diamogli tutele. I giovani ci sono, smettiamo di farli scappare!

Riccardo Imperiosi
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