LEGGI ALTRI ARTICOLI SUL SITO GIOVANIREPORTER.ORG
|
LEGGI OUTLOOK GIOVANI SU TERZO MILLENNIO
|
LEGGI LA RUBRICA LAVORIAMOCI IN COLLABORAZIONE CON UIL E TERZO MILLENNIO
|
Giulia CavallariGiovane Avanti! Bologna Come ogni anno dobbiamo fare i conti con dati e numeri sempre più sconfortanti per un Paese che non cresce, anzi diventa sempre più povero. Un Paese in cui l’esclusione sociale è sempre più evidente e presente. La Caritas ha pubblicato la XXVII edizione del Rapporto annuale su povertà ed esclusione sociale scattando una fotografia che mostra il fenomeno della povertà sempre più ‘forte’. Sono oltre 5,6 milioni i poveri assoluti in Italia. Rappresentano il 9,7% della popolazione (+0,6%). Significa che 1 residente su 10 non può condurre un livello di vita dignitoso. Da diversi anni siamo di fronte ad un fenomeno strutturale in cui le situazioni di chi già viveva in condizioni di povertà si è trovato ad essere un ‘povero assoluto’. Il peggioramento di tante situazioni nelle città, ma anche nei centri più piccoli rappresenta la sconfitta per il Paese, ma lo è anche per chi non riesce a migliorare la propria condizione economica e di vita. Sono 2,1 milioni le famiglie povere. È la sconfitta di una intera società “che si trova a dover far i conti con la perdita di capitale umano, sociale, relazionale che produce gravi e visibili impatti anche sul piano economico”. Cittadini costretti a vivere “in condizione di indigenza, costretti a rinunciare a tante opportunità di crescita, di salute, di integrazione sociale, e il cui futuro sarà indubbiamente compromesso”.
I dati Caritas del primo semestre 2023 (se confrontati allo stesso periodo del 2022) evidenziano un calo del 2,3% nel numero degli assistiti, ma mostrano una crescita delle povertà croniche. Inoltre, “sul fronte delle tipologie familiari, tende ad abbassarsi la quota dei nuclei familiari (-5,4%) e favore di un maggior numero di persone sole (+5,4) e di divorziati (+3,2%)”. L’Italia, rispetto agli Stati europei, è il Paese in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni di vita sfavorevoli è più intensa. Significa che chi nasce in famiglie che già vivono condizioni di povertà e di indigenza, rimarrà tale anche da adulto anche nella ricerca di un lavoro che sia dignitosamente retribuito (ma anche qui sappiamo qual è la condizione del lavoro in Italia: sottopagato e molte volte è vero e proprio sfruttamento. Purtroppo questa situazione si “scontra” con quelli che sono alcuni dei principi fondamentali della nostra Costituzione vale a dire il diritto di uguaglianza (art. 3), il diritto al lavoro e “condizioni che rendano effettivo questo diritto” (art. 4), il diritto alla salute (art.32). I dati Eurostat mostrano che l’Italia presenta una percentuale (24,4%) ben al di sopra della media europea (21,8%). I poveri assoluti nell’arco di un anno sono aumentati passando da 5 milioni 317 mila e 5 milioni 674 mila, vale a dire + 357mila unità e +165mila sono i nuclei familiari in povertà assoluta. Ancora una volta il Mezzogiorno mostra il suo volto più debole perché, nell’arco di un anno, è aumentato lo svantaggio rispetto al Nord. Non si possono non menzionare le disuguaglianze tra italiani e stranieri residenti, che nell’ultimo anno, sono aumentate (con gli stranieri che rappresentano l’8,7% della popolazione totale) con soglie del 33,2% tra nuclei con soli componenti stranieri. Tra gli stranieri con figli minori il dato è ancora più alto perché arriva a toccare il 36,1%. Un elemento fondamentale è l’istruzione perché questa continua ad essere un ‘argine’ alla condizione di indigenza che può colpire i cittadini. È una sorta di ‘tutela’ da questo rischio. I dati mostrano come dal 2021 al 2022 si siano aggravate le condizioni di quelle famiglie in cui il livello di istruzione è inferiore (ad esempio cittadini che hanno studiato solo alle elementari): dall’11,9% al 13%. E soprattutto sono peggiorate le condizioni di coloro che hanno conseguito la licenza media come titolo di studio passando dall’11,1% al 12,5%. Invece nei nuclei familiari composti da persone che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria superiore si è avuta una incidenza inferiore con dati sostanzialmente invariati rispetto allo scorso anno. I dati che restituiscono una fotografia più tendente al nero che ai colori mostrano come le famiglie italiane in povertà assoluta con la persona di riferimento non occupata raggiungano il 66,8% e quelle povere straniere il 18,9%, mentre le famiglie povere italiane raggiungono il 33,2% con una persona di riferimento occupata, mentre le famiglie straniere con una persona di riferimento occupata raggiungono l’81,1%. Ciò che però rappresenta la sconfitta più grave è la povertà che colpisce i minori che porta ad un incremento del disagio sociale. L’ISTAT ha rilevato, nel 2022, che i bambini che vivono in povertà assoluta sono 1 milione 270mila con un divario, come ormai ben sappiamo, tra Nord e Sud (13,4% è la percentuale dei minori poveri su scala nazionale, mentre 15,9% è la percentuale di minori in povertà assoluta nel Sud Italia). Ancora una volta, a distanza di un anno, siamo costretti a leggere dati che riportano segni negativi perché negativa è la speranza. Purtroppo nel nostro Paese non sono mai state messe in campo delle vere e reali azioni di contrasto alla povertà. Se questi cittadini possono continuare a vivere è grazie al sostegno di organizzazioni come la Caritas o delle centinaia di volontari che quotidianamente, in strada, distribuiscono pasti (soprattutto nel periodo più freddo dell’anno). Questa fotografia, che ogni anno vediamo, continua ad essere in bianco e nero e continua a rappresentare un Paese sconfitto perché laddove più di 5 milioni di cittadini non possono vivere in condizioni dignitose o di avere un alloggio dignitoso è una sconfitta per l’intera società e l’intera Nazione, sono coloro che non possono permettersi cure mediche e di effettuare esami clinici. Quante volte abbiamo sentito parlare di azioni per ridurre la povertà, o di politici che la povertà “l’avevano abolita” eppure ogni anno siamo qui a fare i conti, a leggere dati, numeri e grafici che restituiscono- anche in riferimento alle situazioni geopolitiche che ci circondano- di una situazione sempre più difficile e grave. Poi questo Governo ha deciso di eliminare il reddito di cittadinanza (che precisiamo era una misura con tante problematiche), ma rappresentava per i più poveri una “boccata d’ossigeno” e come evidenzia la Caritas, con questo Report annuale, si mostra ancora prudenza perché lo “scenario è confuso” e con “le stime disponibili che indicano in circa il 33% i nuclei già beneficiari del reddito di cittadinanza che non avranno diritto all’assegno di inclusione, per un numero di almeno 400mila nuclei familiari”. Questa è una sconfitta di tutti, ma innanzitutto è una sconfitta dell’intera classe politica e delle istituzioni della Repubblica che, in questo modo, dimostrano di non saper trovare una strada che possa portare ad una riduzione della povertà nel nostro Paese, anche ad una riduzione di quel divario cronico tra Nord e Sud Italia. Ma la sconfitta più grande di tutti è data dal numero di bambini che vivono in povertà assoluta perché anche questi bambini sono l’Italia del domani.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |