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REFERENDUM CANNABIS: PERCHe' FIRMARLO

1/11/2021

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RICCARDO IMPERIOSI

Direttore Giovane Avanti!

Le firme al referendum sulla cannabis hanno raggiunto, grazie anche alla possibilità rivoluzionaria di firmare online, risultati straordinari in pochi giorni, ovviamente raggiungendo il numero minimo per poter essere presentato.

Non è possibile fermarsi ora, le firme devono continuare. Se non per motivi algebrici, per attirare l’attenzione - ancor di più - dell’opinione pubblica. Soprattutto dopo i vergognosi veti antidemocratici di quelle stesse istituzioni - i comuni che non hanno fornito i certificati elettorali necessari a validare le firme - che la democrazia dovrebbero difenderla. 

Noi, nella speranza che la democrazia vinca davvero, abbiamo provato a darvi sei buoni motivi - con annessi dati - per firmarlo.
Spreco di risorse 
L’80% delle segnalazioni per l’articolo 75 del Testo unico stupefacenti - quello che disciplina gli illeciti amministrativi riguardanti le droghe leggere - riguarda la cannabis.
Il 96% - sul serio - dei quantitativi totali di stupefacenti sequestrati nelle operazioni di contrasto riguardano la cannabis e suoi derivati.
I dati mostrano chiaramente la rilevanza che assume la cannabis nelle azioni di contrasto degli enti preposti. Ovviamente, ad oggi nessuna risorsa viene sprecata, visto che la cannabis è illegale. Ma se non lo fosse più? Come cambierebbe l’organizzazione e in generale tutta l’azione di contrasto alla diffusione di sostanze stupefacenti? Con questi dati possiamo solamente immaginare una grande redistribuzione dell’attenzione verso certe sostanze.

Mancati guadagni
Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti, dove la cannabis è legale per uso medico in 33 stati, di cui 11 nei quali è legale anche per uso ricreativo: le vendite complessive annuali sono a ottimi livelli e non promettono certo di diminuire, anzi. La previsione è che si triplichino in breve tempo, passando dai circa 10,3 miliardi del 2018 agli stimati 30 del 2025. 
Ipotizzando la legalizzazione in Italia - e incrociando i dati tra i metodi di stima dei consumi e le varie aliquote possibili - si arriva a previsioni di un gettito fiscale intorno ai cinque miliardi di euro all’anno, che possono aumentare se si sceglie aliquote alte (ad esempio al 75% come nelle sigarette) o diminuire se si sceglie aliquote basse (32% come l’alcol ad esempio), che però sottrarrebbero una quantità maggiore di consumatori al mercato nero. Anche sottostimando il gettito fiscale ci aggireremmo sempre intorno ai tre miliardi di euro annui.

Crea lavoro
Negli USA l’occupazione nel settore della cannabis legale cresce a ritmi vertiginosi: quasi 80mila nuovi assunti all’anno, per un totale - momentaneo - di circa 320mila occupati totali - e 12 miliardi e mezzo di salari annui complessivi -. In Italia attualmente sono impiegati circa 10mila persone in 3mila aziende che si occupano di cannabis light o dei suoi usi in cosmetica e farmaceutica. Le previsioni stimano intorno ai 30mila il numero dei nuovi posti di lavoro dati da un’eventuale legalizzazione.

Migliore qualità del prodotto
Nel 2016 l’Università di Berna ha analizzato 191 campioni da quantitativi sequestrati: il 91% presentava tracce di contaminazioni. Si sa, le organizzazioni criminali non hanno alcun interesse a fornire un prodotto di qualità. Anzi, è esattamente il contrario, visto che i loro introiti aumentano dopo il taglio delle sostanze per aumentarne il peso. I dati riportati spiegano chiaramente perchè legalizzare - e quindi porre sotto il controllo statale la qualità del prodotto - salvaguarderebbe la salute di milioni di consumatori, regolari o occasionali che siano. 

Contrasto alle mafie
Qua rasentiamo l’ovvio. Al momento la vendita delle sostanze stupefacenti, tra cui ovviamente la cannabis, è un monopolio delle organizzazioni criminali. Porre sotto il controllo statale la diffusione di quest’ultima ridurrebbe notevolmente sia le loro liquidità che il loro consenso sociale nelle periferie, legato ai “posti di lavoro” offerti dalle mafie nel mercato nero, visti come più allettanti di quelli offerti dallo stato normalmente. La somma annua tolta alle mafie, comunque, si aggira intorno ai 170 milioni di euro, non spiccioli. 

Segmentazione dei mercati
Le droghe leggere, come la cannabis, creano pochissima dipendenza. Al contrario di quelle pesanti, come eroina, cocaina ecc.. Diffonderle nello stesso mercato - magari anche nello stesso giro di spaccio - è un ovvio incentivo allo spacciatore nel far passare un consumatore dalle droghe leggere a quelle pesanti. Legalizzando la cannabis, questa uscirebbe dal mercato nero, dividendosi dal mercato comune delle droghe leggere e pesanti e quindi limitando i contatti tra consumatore e spacciatore. Non stiamo dicendo che è impossibile che un consumatore di cannabis con la legalizzazione provi e inizi a far uso di droghe pesanti. Stiamo dicendo che segmentando i mercati questo è più difficile che accada.

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