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Rosa Luxemburg: il “bocciolo” del pensiero umanista socialista

5/3/2023

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Cosimo Gagliani

Giovane Avanti! Milano

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Il 5 marzo 1871 nacque a Zamość (Polonia) Rosa Luxemburg, colei che può essere definita la prima donna al mondo ad essere leader di un movimento socialista rivoluzionario.

Rosa Luxemburg nacque a Zamość, villaggio vicino Lublino, nell’allora Polonia occupata dalle truppe zariste. Nel 1873 la famiglia Luxemburg si trasferì a Varsavia e la piccola Rosa crebbe in una famiglia economicamente agiata e ben istruita di religione ebraica, con un padre dalle idee politiche liberali e una madre devota ebraica e conservatrice. Ciò non riuscì a reprimere la sua istintiva natura che le fece sviluppare un carattere ribelle e dal forte desiderio di emancipazione.

Fu durante gli studi liceali che Rosa divenne convintamente atea e si avvicinò alla politica, aderendo a gruppi clandestini rivoluzionari socialisti che si schieravano contro la politica d’occupazione imperialista dello Zar russo. Iniziò a studiare i testi di Marx ed Engels ma quando nel 1889 i gruppi rivoluzionari iniziarono a essere repressi nel sangue dall’azione poliziesca, Rosa fu costretta a fuggire.

Con l’aiuto di un compagno, lasciò Varsavia su un carretto, nascosta sotto delle balle di fieno; passò così la frontiera austro-ungarica continuando il viaggio alla volta della Svizzera dove, a Zurigo, si stabilì e si iscrisse alla Facoltà di filosofia dell’università cittadina. Seguì parallelamente corsi presso la Facoltà di scienze naturali, da amante delle piante e degli animali quale essa era. Testimonianza di ciò, sono i numerosi articoli e lettere private che Rosa scambiò con amici dove si evince in lei una particolare sensibilità verso temi che oggi definiamo ecologisti e animalisti e che l’hanno costantemente accompagnata nella sua azione politica per tutta la vita.
Nel 1892 cambiò indirizzo di studi e s’iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza dove, cinque anni più tardi, si laureò con una tesi dal titolo “Sviluppo industriale della Polonia” nella quale sosteneva che lo sviluppo economico della Polonia dipendeva strettamente dall’economia russa e che la crescita del movimento socialista polacco in unione con la classe operaia russa, attraverso la lotta contro il capitalismo e l'abbattimento dell'autocrazia zarista, avrebbe portato al benessere del proletariato, andando così a scontrarsi con le tesi nazionaliste e indipendentiste del Partito Socialista Polacco.

Ai tempi, la Germania era considerata il cuore pulsante dei neonati movimenti socialisti e Rosa era lì che voleva andare. Caparbia com’era, terminati gli studi, si trasferì a Berlino ottenendo la cittadinanza e il visto tramite un matrimonio di comodo con un conoscente tedesco.
Nei due decenni successivi entrò prepotentemente nella scena politica partecipando all'attività di militanza del Partito Socialista Tedesco e partecipando a numerosi congressi dell’Internazionale Socialista.
Scrisse molti saggi pubblicati sulle maggiori riviste politiche del tempo, alcuni trovarono spazio anche su “Critica Sociale” di Turati.

L’idea politica di Rosa Luxemburg si può riassumere in tre temi principali: la definizione del rapporto tra riformismo e rivoluzione; la definizione del rapporto tra masse e partito; la definizione del rapporto tra capitalismo e imperialismo.

Nel 1899 entrò ideologicamente in conflitto con il filosofo e politico tedesco, teorico del revisionismo marxista, Eduard Bernstein.
Nel saggio “I presupposti del socialismo”, Bernstein sosteneva che non essendosi verificate le crisi economiche del capitalismo previste da Marx, molte delle teorie di quest’ultimo potevano essere riviste poiché ormai disattese, teorizzando l’idea che attraverso la via delle riforme parlamentari e della collaborazione tra la classe borghese liberale e la classe proletaria operaia, sarebbe arrivato il socialismo senza la rivoluzione.
Rosa rispose con il suo saggio “Riforme sociali o Rivoluzione” spiccando per la fermezza con la quale criticò la socialdemocrazia tedesca rea, a suo dire, d’immobilismo politico derivato da un’ingessatura ideologica dovuta alla tattica della via parlamentare e all’opportunismo delle alleanze politiche.
La Luxemburg non sminuì la necessità delle riforme sociali(ste) e democratiche ma ne coglieva l’utilità solo se esse avessero portato alla presa di potere delle classi proletarie, sostenendo che la rivoluzione non era estranea alla democrazia, anzi il processo rivoluzionario aveva bisogno di un assetto democratico per essere espressione dei diritti del proletariato.
Non c’era, quindi, correlazione nel binomio capitalismo e democrazia sostenuto da Bernstein in quanto la stessa borghesia, spaventata dalle rivendicazioni proletarie, poteva voler addirittura rinunciare alla democrazia per preservare i propri interessi.

Nel 1904 e nel 1906, anni a cavallo con il fallimento della prima rivoluzione russa del 1905, pubblicò due saggi che addirittura la fecero scontrare ideologicamente con il bolscevico Lenin. Nei due saggi, intitolati rispettivamente “Problemi di organizzazione della socialdemocrazia” e “Sciopero di massa, Partito e Sindacato”, la Luxemburg auspicava ad una rivoluzione che fosse passata attraverso forme di spontaneismo dove sarebbero state le masse a guidare l’azione del partito e fare di quest’ultimo una loro espressione, criticando la rivoluzione d’ispirazione leniniana che invece prevedeva il contrario, cioè che fossero le masse espressione del partito che agisce con centralistico autoritarismo tipico della regia. Affermò che l’elemento rivoluzionario non poteva essere il partito ma dovevano essere le masse stesse, altrimenti se ciò non fosse stato rispettato, sarebbe venuto meno il principio di spontaneità e democrazia. 

Fu però nel 1912 che realizzò quella che tutt’ora è considerata la sua opera principale, vale a dire “L’accumulazione del Capitale”.
In questo saggio la Rosa sostenne che il militarismo e l’imperialismo altro non sono che espressioni del capitalismo decadente che cerca di rimediare ai propri limiti. Per rendere possibile l’accumulo di capitale, il capitalismo è alla costante ricerca di sempre nuovi mercati che consentano da un lato di vendere prodotti finiti a nuove platee di consumatori e dall’altro assicurino materie prime e manodopera costante e a buon mercato. Da tale tesi, Rosa evidenzia il carattere per natura guerrafondaio e antidemocratico del capitalismo, che con le guerre si autoalimenta e cresce sempre più.

Fu espressione del fronte pacifista tedesco all'inizio della prima guerra mondiale, contrastando con la linea interventista del Partito Socialdemocratico che nel 1915 lascio assieme al compagno di partito Karl Liebknecht per fondare un movimento indipendente dai socialdemocratici che chiamò “Lega Spartachista” in onore di Spartaco, lo schivo che si ribellò all’Impero Romano, proprio per sottolineare lo spontaneismo rivoluzionario in cui lei credeva.

Divenne attenta osservatrice dei moti rivoluzionari bolscevichi dell’autunno 1917, ai quali però non mancò di far critica: a essi criticava la scelta della limitazione delle libertà democratiche, l’autoritarismo, l’esasperata burocratizzazione e lo stato di terrore, prevedendone la deriva autoritaria.

Il 16 gennaio del 1919, gli Spartachisti, organizzarono uno sciopero contro il governo di Berlino. Lo sciopero fu brutalmente represso dell’esercito e dai Freikorps ("Corpi franchi", organizzazioni paramilitari anticomuniste assunte dallo stesso governo socialdemocratico al potere). Rosa e Karl furono arrestati e una volta in prigione, furono torturati e poi barbaramente uccisi e i loro corpi buttati in un canale di convogliamento acque al bordo di una strada.

Finisce così, senza gloria, la storia di Rosa. Finisce così la storia di colei che fu ispirazione di un umanesimo socialista.
Ma Rosa Luxemburg non fu solo una martire del socialismo.
Rosa fu tante cose: fu ecologista, animalista e femminista ante litteram; fu raffinata, carismatica e autorevole pensatrice politica oltre che una romantica rivoluzionaria. Qualità che non le furono adeguatamente riconosciute poiché osò mettere in discussione sia il socialismo dei socialdemocratici tedeschi che in comunismo bolscevico di Lenin.
Ciò spiega perché, a seguito della sua morte, fu attuato un processo di cancellazione della memoria storica e politica della Luxemburg. La figura di Rosa divenne scomoda per i socialdemocratici che la definirono espressione del radicalismo e del fanatismo rivoluzionario, e fu scomoda anche per i comunisti per i quali divenne sinonimo di deviazionismo. 
Per questo motivo, la politologa Hannah Arendt la definì “una rivoluzionaria senza partito”.

Morì la Rosa ma non il bocciolo, che spera ancora di potersi schiudere in primavera alle prime luci del caldo Sole dell’Avvenire.
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