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UN ANNO DOPO

24/2/2023

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Giulia Cavallari

Giovane Avanti! Bologna

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Sono passati 365 giorni da quell’alba del 24 febbraio 2022 quando le truppe russe su ordine di Putin hanno invaso l’Ucraina. 

“Siamo tutti qui a difendere la nostra indipendenza, il nostro Paese. E sarà sempre così” (Zelensky, 25 febbraio 2022)

L’invasione decisa per cancellare uno stato sovrano, l’Ucraina, ha rappresentato un attacco all’Europa. Quel continente un anno fa ha visto cambiare il corso della storia, con una svolta epocale, ponendo fine a quel lungo periodo di pace che l’Europa stava vivendo dalla fine Seconda Guerra Mondiale. 

Quell’Europa che in questi 72 anni è stata integrazione, pace, benessere, libero scambio e libero mercato. 
​
La crisi ucraina ha “riportato” la guerra alle porte dell’Europa. 
Mai avremmo immaginato 77 anni dopo di dover ancora vedere scene di distruzione e bombardamenti di uno Stato che, dalla fine della Guerra Fredda, è sempre stato molto vicino al contesto europeo pur essendo uno Stato libero e indipendente solo dalla caduta dell’URSS. Mai avremmo immaginato di vedere, in quella mattina del 24 febbraio l’invasione di uno stato sovrano da parte di un altro Stato in violazione delle basilari norme e  regole del diritto internazionale.  
La logica imperiale che ha pervaso la Russia in questo ultimo anno è quella del totale disprezzo dei valori dell’Occidente. 
Con l’invasione hanno cercato la resa immediata degli ucraini.
La risposta dell’Ucraina e del suo popolo è stata: Resistenza. Il popolo ucraino ha scelto da che parte stare battendosi fin dal primo momento per difendere il proprio territorio dall’invasore. 
Il piano di Putin è fallito subito perché quella auspicata e sperata resa immediata degli ucraini non c’è stata e non ci sarà.
L’Europa, gli USA, le democrazie occidentali hanno scelto di essere dalla parte degli aggrediti, hanno scelto- con una unità che non si vedeva da anni- di sostenere la resistenza ucraina fornendo armi, mezzi per fronteggiare l’invasione del nemico. 
Questo Stato che doveva essere occupato dai russi è diventato un baluardo, dal sostegno e dalla difesa dell’Ucraina passa e passerà la difesa dell’Europa e dell’Occidente.

Erano le 4:30 del 24 febbraio 2022 quando iniziò, su ordine di Putin, l’invasione dell’Ucraina. 
Quella colonna di blindati, lunga oltre 60 chilometri, che abbiamo visto anche dalle immagini satellitari, quei punti di frontiera che diventano il varco per l’invasione hanno cambiato il volto di una Nazione e hanno scosso le coscienze di un continente intero.
Doveva essere una guerra lampo e nel giorno stesso dell’invasione arrivare a Kiev e destituire il governo legittimo. Conquistare rapidamente Kyiv con “l’operazione speciale militare”. Operazione non riuscita. 
Alle 6:42 del 24 febbraio 2022 Zelensky si rivolge al popolo ucraino, il parlamento ucraino vota lo stato di guerra con la Federazione Russa
L’Ucraina sta resistendo, gli ucraini stanno combattendo. 
Stanno combattendo in nome della libertà e della difesa del proprio territorio, ma stanno combattendo anche a difesa del territorio europeo.
Un’Ucraina sempre più vicina all’Europa e alla democrazia, all’occidente.

I crimini: Bucha, Mariupol, Irpin

Bucha, la città simbolo dell’orrore della guerra, del più atroce massacro di civili.
Quelle fosse comuni riprese dai satelliti, quelle immagini, e poi l’orrore delle fosse comuni. Torture, fucilazioni, spari contro la popolazione ucraina di Bucha
Il 2 aprile 2022 Bucha veniva liberata dagli ucraini. È in aprile che si hanno le prime testimonianze dell’orrore di Bucha e del massacro compiuto dai russi.
Mariupol è l’altra città martire di questa tragica guerra. Bombardamenti e distruzione di palazzi, infrastrutture, ospedali. Il reparto di maternità dell’ospedale di Mriupol veniva bombardato e distrutto il 9 marzo 2022. In quell’occasione la Russia parlò di una ‘messa in scena’ da parte degli ucraini.
La Mariupol del 2022 non c’è più. Secondo i russi doveva essere “l’esempio” per l’intera Ucraina. Il sindaco di Mariupol ha stimato tra i 20-25.000 morti per la fame, il freddo, le bombe.
Le cittadine residenziali intorno a Kyiv, a est del fiume Dnepr, occupate nei primi giorni della guerra dalle truppe cecene e dai reggimenti di buriati.
“Bucha, Borodianka, Irpin. Prima della guerra, erano i sobborghi scelti dalle giovani coppie della nascente classe media ucraina, per i nuovi appartamenti a prezzo più basso che a Kyiv e il tanto verde. Ora sono diventate per tutto il mondo sinonimi di luoghi dell’orrore.” (Quartapelle).

La crisi ucraina ha rafforzato ancora di più l’idea di unità e unitarietà dell’Europa come Unione portando le istituzioni europee, fin dal 24 febbraio scorso, a “schierarsi” a fianco dell’Ucraina invasa adottando una serie di pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia di Putin. Pesanti sanzioni sono state adottate in considerazione dell’aggressione militare contro l’Ucraina.
In un articolo del New York Times del 27 marzo 2022 “Fiery Statement After visiting refugees” è stato evidenziato come “l’unico finale di gioco è la fine del regime di Putin. Fino ad allora, per tutto il tempo in cui Putin resterà à al potere la Russia sarà uno Stato paria mai più riammesso nella comunità delle nazioni. La Cina ha commesso un enorme errore pensando che Putin se la potesse cavare. Constatare come la Russia sia tagliata fuori non sarà per Pechino uno spettacolo incoraggiante, sicché dovrà riesaminare l’asse sino-russo. Tutto sembra rivelare che la democrazia e l’occidente potranno guardare a questo momento come ad una svolta che ci rafforza enormemente”.

Cosa sarà della guerra

In questi mesi diversi leader europei sono stati in Ucraina, il Presidente Draghi- insieme a Macron e Scholz- fin dal primo momento, dal febbraio 2022, aveva mostrato la necessità e il dovere di essere al fianco dell’Ucraina e del popolo ucraino.
L’Italia, così come gli altri stati membri dell’Unione ha fornito armi, ha votato le sanzioni nei confronti della Russia.
In questi giorni anche la Presidente del Consiglio Meloni si è recata a Kyiv e ha incontrato il Presidente Zelensky.
La posta in gioco, da un anno a questa parte, è alta. 
Le due potenze USA e Cina si ‘contendono’ anche il ruolo guida di super potenza, ma non si può non vedere quella linea ‘filorussa’, ma neutrale della Cina che si propone di essere quel mediatore ‘imparziale’ 
Non è solo un conflitto tra Stati, ma è uno scontro tra potenze mondiali in cui è, nuovamente, in discussione l’ordine mondiale, la ridefinizione dei confini geopolitici del nuovo contesto internazionale. 
Non sappiamo se e quando si arriverà alla definizione di un piano di pace, non sappiamo quali saranno (e se ci saranno) le condizioni, non sappiamo quali altre strategie consentiranno all’Ucraina di vincere questa guerra. 
Sappiamo però che un anno dopo siamo nel pieno della guerra, delle esplosioni provocate dai missili russi, nella paura di scongiurare un ulteriore escalation perché sentiamo sempre più spesso parlare di nucleare. Gli scontri nelle vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia hanno fatto ripiombare il mondo nell’incubo del nucleare.
Una guerra che si combatte in territorio ucraino con le armi, i carrarmati e i missili, ma anche una cyberguerra che- in particolare negli ultimi mesi- mette a repentaglio la sicurezza dei sistemi informatici degli Stati perché sono sempre più frequenti gli attacchi hacker ai siti istituzionali degli Stati. 
 
Oggi, un anno dopo, la bandiera ucraina sventola ancora.
Slava Ukraini!

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