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UN’OCCASIONE BUTTATA VIA

13/6/2022

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riccardo imperiosi

Coordinatore Giovane Avanti!

Peccato. Al di là dell’ovvio amaro in bocca per l’ennesimo fallimento della politica. Al di là della delusione per l’incomprensione generale dell’importanza della battaglia, sia essa per malafede o meno. Al di là della rabbia nel vedere una corporazione intoccabile rimanere intoccabile. Al di là di tutto questo, rimane solo una parola: peccato.
​Non voglio soffermarmi sul quorum né sui risultati, peraltro nettamente a favore del Si. Ma cosa ci aspettavamo con una campagna elettorale dei promotori totalmente assente, una campagna avversaria coalizzata ed efficace, verso i propri fedelissimi ovviamente, e una totale assenza di informazione se non negli ultimi due giorni, mancanza peraltro collegata al fattore precedente?

Cosa ci aspettavamo da quella parte di popolo tuttologo che, guarda caso, proprio domenica si sveglia tanto ignorante e consapevole da dire che i quesiti sono troppo tecnici? Dallo stesso popolo che ogni mattina si sveglia sapendo di poter discutere con cognizione di causa di geopolitica, economia e calcio, che in passato ha votato quesiti molto più tecnici e che ad ogni elezione politica vota senza conoscere metà dei programmi elettorali? A me, personalmente, più che consapevolezza sembra un vero e proprio assoggettamento senza raziocinio a talune forze politiche. Sinceramente sembra che queste forze politiche - e annessi quotidiani - abbiano detto ai propri elettori “Ehi, state a casa che non siete in grado di capire i quesiti”, salvo poi invitarli alle urne su questioni ben più tecniche sfruttando questa presunta consapevolezza. Che poi dove fosse l’altro ieri chi lo sa. 

Certo, se lo zelo della Corte Costituzionale fosse stato minore probabilmente ci saremmo trovati ad una tornata referendaria ben più consistente, popolare e popolata. Ma ciò non è accaduto, nonostante in molti comuni si votasse per le amministrative.

Dopo tutto questo, non rimane da dire peccato. Peccato perché non era solo un’occasione per cambiare un sistema da anni incancrenito come quello giudiziario. Era un’occasione per invertire una pericolosa tendenza. Quella tendenza che da almeno quarant’anni impedisce al nostro paese ogni processo di formazioni di classi politiche adeguate. Che, primeggiando sugli altri due poteri previsti dalla Costituzione, condanna questo paese ad un’inadeguatezza e instabilità tale che il legislativo non ha più le forze né la condizione di legiferare, rimandando spesso la responsabilità al popolo o alla Corte Costituzionale, o eleggere governi stabili o PdR - vedi Mattarella bis. 

Non è l’unica causa, ma finché questo sarà un macigno gli altri due poteri ne rimarranno inevitabilmente schiacciati senza possibilità di ripresa. 

“L’effetto dello strapotere giudiziario, oltre che danneggiare e in qualche caso rovinare singole persone, è stato rilevante e probabilmente decisivo nell’impedire che si stabilizzasse un sistema politico in grado di gestire in modo fisiologico la competizione. Non è questione di toghe rosse o di toghe nere, ma di un’azione di erosione costante e tenace di ogni processo di formazione di classi dirigenti politiche autonome. Questa azione distruttiva dello scandalismo e dell’indignazione professionali, ormai elementi permanenti e portanti di quel che resta del sistema politico, non avrebbe potuto svilupparsi fino alle dimensioni attuali, se la volontà dell’ordine giudiziario di trasformarsi in potere dello stato fino a sostituirlo non si fosse incontrato con gli interessi di altri poteri non elettivi. [...]”

- Il Foglio, 9 febbraio 2017


Un’occasione buttata via, ma che non fermerà la battaglia per una giustizia giusta e una parità e indipendenza dei tre poteri. Nel rispetto della Costituzione, della Repubblica e del popolo.
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